Il turismo diventa “industrial”

Una guida per un viaggio nell'Italia trasformata dall'industria: quando la fabbrica diventa monumento

Luoghi che raccontano la trasformazione industriale, il cambiamento socio-culturale di un Paese attraverso le loro trasformazioni. Aree industriali simbolo di progresso che oggi esprimono arte, modernità e sostenibilità. Sono queste le nuove mete del turismo “industrial” che oggi richiama l’attenzione dei curiosi.

Quando la fabbrica diventa monumento

Dal distretto dell’automobile torinese, con la rampa del Lingotto opera di Giacomo Mattè-Trucco diventata subito un’icona almeno quanto le Balilla e Topolino che sfornava, alle Saline di Marsala e Trapani, dove il sale siciliano viene “rubato” al mare. E poi il Birrificio Peroni, nel cuore della Capitale, che oggi ospita il Museo d’arte contemporanea del Comune di Roma, nel nuovo restyling firmato dall’archistar come Odile Decq. E ancora le cave di marmo di Carrara (MS) o la Laveria Lamarmora a Iglesias (SU), nella Sardegna mineraria.

Le nuove mete raccontate in una guida

Guida al turismo industriale“, uscita per Morellini editore, firmata da Jacopo Ibello, cofondatore e presidente dell’associazione Save Industrial Heritage e membro del direttivo dell’AIPAI, l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale fornisce idee per nuove gite da organizzare quando si potrà nuovamente circolare liberamente, il volume è un viaggio in Italia alla scoperta di città, siti, musei e fondazioni riconducibili alla civiltà industriale, per sperimentare un Paese diverso dall’immagine che comunemente ne abbiamo.

La storia dietro un luogo

Questi nuovi siti turistici raccontano anche lo stretto legame tra le produzioni di ogni tipo e i territori e le culture di appartenenza, come nel caso dal distretto dell’automobile che ha regalato una nuova fisionomia all’aristocratica Torino barocca, le officine marittime o le grandi dighe che hanno portato nuova vita a valli e pianure, ma anche disseminato morte come la Diga del Gleno, nella bergamasca, spesso nota come “l’altro Vajont”.

E poi gli esempi industriali “illuminati” come il caso Olivetti o le produzioni autoctone, dai confetti di Sulmona, al marmo toscano, la liquirizia calabrese o lo zolfo siciliano. Tanti gli impianti oggi riconvertiti a luoghi della cultura, dove sono ospitate mostre d’arte, eventi, spettacoli.