Ieri, domenica, al centro della parola del Signore nella celebrazione Eucaristica, si è avuto uno dei temi più rivoluzionari del Cristianesimo: l’amore da opporre a chi ci fa del male. A chi ti calunnia, ti ferisce materialmente o psicologicamente, ti ruba, fa male a un tuo congiunto; gli riservi amore. Certamente, a chi ci fa del male, l’istinto ci spinge almeno a restituirli la pariglia, ed è davvero arduo fare il contrario: a chi si comporta da nemico gli sorridi, gli dai una carezza, gli restituisci una opera di bene. Ogni volta che mi confronto con questa ‘Parola’ mi sento un po’ in difficoltà. Ho sempre cercato di opporre alle situazioni di inimicizia, indifferenza, e ‘self control’ : è sembrato il modo migliore di essere Cristiano; ma non è così. Chi mi assiste, mi ha indotto a riflettere, che questo comportamento è certamente meglio di niente, ma ha il segno della superbia. In un mondo come quello odierno, per i tumulti a cui ci sottopone, per i disorientamenti che ci procura, in effetti, sparigliare ogni cosa con comportamenti inversi a ciò che fan tutti, è il modo migliore di cambiare il mondo. Speriamo che ce la faccio.
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