I punti cruciali del fare politica

Vogliamo sperare che il voto per il rinnovo della delegazione italiana presso il parlamento europeo, potrà avere delle conseguenze importanti per la struttura del potere politico e per la forza necessaria utile per riordinare strutture normative e strumenti di gestione delle politiche economiche, ultimamente condotte verso esiti assai più disordinati del passato. Nell’ultimo biennio il consenso galoppante dei 5 stelle aveva alimentato suggestioni e tentazioni per una economia fondata sull’assistenzialismo, come chiave per sorreggere il pil. Infatti, l’idea di poter fare pil attraverso politiche distributive, peraltro con denari in prestito, ed annunciandola come politica economica anticiclica, ci ha condotto in una situazione di grave esposizione rispetto ai mercati, che si spera possa ancora essere riassorbita. Ora che la Lega si è affermata grandemente come la più importante forza popolare del paese, ha indotto Matteo Salvini ad annunciare che le prossime mosse governative dovranno riguardare esclusivamente scelte orientate alla ripresa, e indica la flat tax come suo caposaldo, e noi ce lo auguriamo. In verità lo si  era annunciato già l’anno scorso, e non si è capito perché poi è stato abbandonato come proposito.

Indubbiamente la riduzione delle tasse è oramai l’unica speranza per movimentare i consumi interni ed investimenti di imprese italiane e straniere. Dovrà però essere una vera misura choc, non la solita soluzione rimandata nel tempo e magari striminzita; deve essere davvero una scelta clamorosa, indicando in questo modo un vero cambiamento di paradigma. Si dice che non ci sono i soldi, indebitati come siamo, ma i soldi si possono trovare rimuovendo la selva di deduzioni, sconti e agevolazioni fiscali, e rimuovendo reddito di cittadinanza di Di Maio e gli 80 euro di Renzi: soluzioni elettoralistiche che nel recente passato hanno appesantito il debito e creato anche malumore tra gli italiani. Altra scelta decisiva, è la separazione della funzione di banca di prestito a quella di banca di speculazione finanziaria, per interrompere la rovinosa attività bancaria, che rastrella i risparmi dei clienti, per poi impiegarli nel mercato finanziario. Questo modo di fare banking provoca effetti nefasti per l’interesse generale: dirotta il denaro risparmiato nel territorio nei grandi mercati finanziari, interrompendo il normale processo di riutilizzo  per famiglie ed imprese nel territorio che lo produce.

Cosicché, può accadere, come accade, che la Banca non gioca più il suo ruolo storico di raccolta per il successivo reimpiego per il prestito a famiglie ed imprese, ma di rastrellamento di risorse spedendoli nei mercati lontani, per guadagnare di più nella speculazione, ma impoverendo la comunità di riferimento dei risparmiatori. Come si sa, è diventato difficilissimo ottenere prestiti per mutui a favore delle famiglie per la casa, così come per le piccole e medie imprese. Peraltro, le stesse decisioni dei governi di questi ultimi anni, di danneggiare le uniche banche di territorio come il credito cooperative, le banche rurali, le casse di risparmio e le banche popolari, sono state a ben vedere un modo per agevolare le grandi banche per l’investimento speculativo. Allora, se Salvini dovesse dunque occuparsi di questi nodi decisivi per il nostro futuro, come ha annunciato di voler fare, sicuramente ritorneremo ad aver fiducia del ruolo primario ed autonomo del potere politico, sotterrando una stagione di confusione che ha visto molta parte della politica impegnata a promettere provvedimenti regalo ai cittadini con soldi presi a debito, abbandonando la vera sua funzione: quella di regolare i punti vitali economici da cui dipendono le sorti dei cittadini. La fiducia crescerà perché toccheremo, come San Tommaso, la svolta su uno dei punti cruciali del modo di far politica: quello di sostituire i polveroni permanenti sulla fuffa, con quelli sì che ridarebbero al popolo la piena sovranità sugli interessi forti, ipotecati sinora da poteri forti.