Abbassate la cresta

Spesse volte, i rappresentanti dei partiti odierni rischiano di apparire goffi quando non un po’ comici. Ad esempio in questi giorni, commentando i risultati elettorali, vediamo chi ha esultato, chi si è accontentato, chi ha pianto con un occhio, e chi con tutti e due. Ma aldilà delle percentuali di consensi che ognuno ha ottenuto in più ed in meno, nessuno si è soffermato sulla enorme anomalia della percentuale di coloro che non hanno voluto votare, che come è noto, ammonta a circa il 50%. Un dato preoccupante, che segnala il rifiuto netto di riconoscere il modo di fare politica, da parte di cittadini  di mezza Italia. Ma ancora più inquietante è la condizione di una rappresentanza paurosamente mutilata, che rende instabile il potere politico, in quanto basta che nella successiva elezione si realizzi, per varie motivazioni, un turnover tra coloro che nella precedente competizione elettorale avevano votato o si erano astenuti, per far diventare la rappresentanza politica un campo  continuamente e repentinamente in cambiamento, come accade da un po’ di tempo a questa parte. Di qui la esigenza di riflettere sul fenomeno, ma anche di forze politiche che farebbero bene adabbassare la ‘cresta’. In definitiva la precarietà del consenso dovrebbe suggerire loro più cautela, per una rappresentatività che è solo nominale. Infatti il dato vero, è una percentuale di consensi pari alla metà, come metà sono i cittadini che hanno votato. Dunque: chi annuncia il 30%, rappresenta realmente 15%, chi il 15% rappresenta 7,5%, chi 6%, il 3%. Sono convinto che se le valutazioni venissero fatte in questo modo realistico, i leader politici eviterebbero di essere trionfalistici, acquisirebbero più coscienza della condizione disastrata della rappresentanza politica.