Zampini (Coldiretti): “Vi spiego i danni, anche economici, dell’alluvione in Emilia-Romagna”

L'intervista di Interris.it al direttore di Coldiretti Ravenna, il dottore Assuero Zampini, sui danni immediati e futuri del maltempo che ha flagellato l'Emilia-Romagna

Campi allagati raccolto distrutto
Campo allagato - Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Nelle campagne dell’Emilia-Romagna colpite dalla furia dell’alluvione e delle piogge si contano i danni per centinaia di milioni di euro, secondo quanto emerge da un primo monitoraggio della Coldiretti sugli effetti dell’ondata di maltempo che ha interessato l’intera provincia di Ravenna.

Danni che non solo hanno spazzato via la produzione ortofrutticola di quest’anno, ma che hanno messo una seria ipoteca anche su quella delle prossime stagioni. Con probabili ricadute (al rialzo) sui prezzi finali al consumatore, che potrebbero schizzare alle stelle.

Interris.it ha intervistato il direttore di Coldiretti Ravenna, il dottore Assuero Zampini, sui danni immediati e futuri causati dal maltempo che ha flagellato (e che continua a colpire) il Ravennate.

Il direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini. Foto: Coldiretti

L’intervista ad Assuero Zampini di Coldiretti Ravenna

Quante sono le imprese associate a Coldiretti Ravenna?

“Oltre 3mila”.

Quante di queste sono state danneggiate dal maltempo dei giorni scorsi?

“Bisogna fare una precisazione: nella parte montana i danni sono stati provocati principalmente dalle frane, in pianura dalle alluvioni. Complessivamente sono state danneggiate dal maltempo il 60% delle aziende. Tantissime dunque”.

Quali colture sono state danneggiate dall’alluvione?

“Tutte. Ma quelle che ci preoccupano maggiormente sono gli impianti frutticoli: kiwi, albicocco, pesco, prugno, ciliegio. Perché l’acqua ha infradiciato le radici. Le drupacee hanno una scarsa sopportazione dell’eccesso d’acqua. Perciò ci aspettiamo una grave situazione di asfissia radicale. E’ ancora presto per vedere i risultati: stiamo monitorando. Ma è probabile che ci saranno ettari di impianti che moriranno e andranno sradicati. Ci vorranno anni prima che si recuperi la produzione post alluvione”.

Le altre colture come hanno reagito?

“La vite dovrebbe resistere, laddove non è stata ricoperta da mezzo metro di fango. L’acqua infatti è defluita, ma in alcune zone abbiamo dai 50 a 70 centimetri di fango che per ora non riusciamo a togliere perché sta continuando a piovere. Il fango, una volta indurito, crea una sorta di suola che rende impermeabile il terreno all’acqua e all’aria. Stiamo facendo il possibile per liberare le vigne che, rispetto ai frutteti, dovrebbero avere danni inferiori”.

Altri danni?

“Sì. Siamo comunque molti preoccupati, perché l’alluvione e l’eccessiva umidità hanno innescato nella piante tutta una serie di malattie che non riusciamo a curare. Sono danni che andranno avanti negli anni, non sono danni limitati a questa stagione ormai andata persa”.

In che misura è andata persa la stagione?

“La perdita del prodotto sui frutteti quest’anno è pressoché totale. Anche il prossimo anno sarà di molto inferiore perché le piante alluvionate che sopravviveranno faranno comunque fatica a differenziare le gemme, dunque a fare fiori e frutti. Inoltre, il maltempo continua a flagellare la zona. Domenica scorsa la zona di Lugo è stata colpita da una forte grandinata: dove non c’è stata l’alluvione sono arrivati altri fenomeni meteo eccezionali che hanno portato danni consistenti. La produzione di quest’anno sarà dunque ai minimi storici. Sarà fortemente ridotta anche quella del prossimo anno, limitata alle piante che sopravviveranno quest’anno”.

Come sta andando con i seminativi?

“Malissimo. Ravenna è la provincia più cerealicola dell’Emilia Romagna. Dove il grano è stato alluvionato, il prodotto è stato tranciato perché completamente ricoperto di fango e dunque inutilizzabile. Nelle zone dove non c’è stata l’alluvione, ha comunque piovuto troppo proprio nel momento della fioritura e ora le spighe sono quasi totalmente vuote. Un disastro totale anche sotto questo aspetto”.

Ma i danni non sono limitati al grano…

“No, purtroppo. Le barbabietole sono marcite sotto l’acqua e il fango. Così le colture sementiere. Pochi sanno che a Ravenna ci sono circa 6mila ettari dove si producono sementi, anche di coltivazioni di alto pregio come la barbabietola, la carota, la cicoria etc. E’ uno dei comparti più importanti d’Europa. Anche qui ci sono stati dei danni enormi. Molte sono andate distrutte e le poche rimaste – essendo particolarmente delicate – dubitiamo che abbiano un livello di germinabilità elevato. Dunque, un raccolto perso anche questo, che in maggior parte – tra l’altro – era destinato al mercato estero”.

La stima dei danni?

“Una perdita complessiva per oltre un miliardo di euro. Una cifra enorme. E le perdite si protrarranno negli anni, non finiranno con questa stagione”.

I danni alle colture incideranno sui prezzi alla vendita? 

“Sì. Ci sarà un probabile aumento dei prezzi perché quest’anno la produzione ortofrutticola ha preso una batosta davvero pesante. Le perdite come spiegato sono ingentissime. Le fagole nella nostra provincia sono state disintegrate. Le ciliegie non sono state alluvionate ma ha piovuto troppo e si sono crepate. Abbiamo poche produzioni e se ne son salvate pochissime: è una situazione apocalittica. Indubbiamente ci saranno delle tensioni sui mercati in quanto manca praticamente tutta la produzione del Ravennate”.

Cosa chiede Coldiretti Ravenna al Governo per la ripartenza?

“Chiediamo una legge speciale per la ricostruzione: non abbiamo più una rete di canali aziendali e di bonifica perché sono completamente piedi di terra, fango e immondizia urbana: lavatrici, plastica etc. Chiediamo inoltre una figura unica che superi tutti gli aspetti dovuti alle lungaggini burocratiche, altrimenti per iniziare a ripulire e ricostruire dobbiamo aspettare sei mesi. Con la possibilità di un’altro evento meteo estremo. Così ne risentianno drammaticamente anche i raccolti del prossimo anno. E i prezzi al consumo”.