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Ue: “La violenza di genere va combattuta come la mafia”. Una donna su tre è vittima di violenza

La violenza di genere è un’emergenza europea. La commissione Ue è stata incaricata dall’Europarlamento di tutelare con una nuova legge le donne e le ragazze. Il femminicidio è “un crimine che va combattuto come le mafie“. Attraverso scuola, competenze e welfare. Sono necessari, inoltre, strumenti legislativi per prevenire morti, violenze e stalking. “Una donna europea su tre ha subito violenza fisica o sessuale. Tre donne su quattro sono state molestate sessualmente sul luogo di lavoro”, sottolinea l’europarlamentare Laura Ferrara. Ad allarmare è anche la vittimizzazione secondaria. Questo fenomeno consiste nel rivivere le condizioni di sofferenza a cui è stata sottoposta la vittima di un reato. Ed è spesso riconducibile alle procedure delle istituzioni successive ad una denuncia.

Stop alla violenza

Due anni fa in Italia la legge sul Codice Rosso ha introdotto nel codice penale quattro nuovi reati. Ed è stata istituita una corsia preferenziale. Riservata alle denunce per violenza di genere. Non in tutta Europa, però, c’è stato un cambiamento di approccio culturale. Sei Paesi membri non hanno ancora aderito alla Convenzione di Istanbul contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. E cioè Bulgaria. Repubblica Ceca. Ungheria. Lituania. Lettonia. Slovacchia. Spiega l’eurodeputata Pina Picierno: “E’ fondamentale inserire la violenza di genere in una competenza giuridica europea. Per molti motivi. Si riconosce il carattere sovranazionale di questo crimine. Si danno maggiori strumenti per combatterlo. Si creano maggiori vincoli agli stati rimasti indietro nella tutela delle donne. E nella lotta alle violenze. Spesso a causa di classi dirigenti e governi reazionari”.

Quadro in evoluzione

In Europa, dunque, il quadro legislativo è in evoluzione. In Spagna è stato riformato il codice penale nella parte che riguarda i reati contro la libertà sessuale. Per la prima volta è stata introdotta la definizione di “consenso espresso” nei rapporti sessuali. Quindi ogni rapporto in cui manchi questo consenso dovrà essere considerato “violenza sessuale“. Eliminato, invece, il concetto di “abuso“. In base alla nuova norma l’espressione del consenso sarà considerata solo nei casi in cui verrà manifestata. Attraverso atti che, a seconda delle circostanze, palesino in modo chiaro la volontà della persona. In base a questi criteri si amplia lo spettro di situazioni che si configurano come reati di stupro. E’ abolita la necessità che venga provato l’uso della violenza o dell’intimidazione ai danni della vittima. “Dobbiamo trasformare la cultura sessuale. Mettendo al centro il consenso delle donne“, puntualizza la portavoce del governo iberico, María Jesús Montero. E aggiunge: “L’aspetto che vogliamo trasmettere è che se non vuoi, non devi partecipare a nessun atto sessuale”, ha aggiunto. Le violenze sessuali commesse sulle donne sono considerate come casi di violenza di genere. Ad essere sanzionato, inoltre, è il reato di stalking. E quello di intimidazioni commesse in spazi pubblici.

Piattaforma e-learning

La parola-chiave è prevenzione. Per questo in Italia nasce la piattaforma di e-learning rivolta a magistrati. Avvocati. Operatori di polizia. Giornalisti. Al via la formazione online per prevenire la vittimizzazione secondaria. Da domani è attiva la piattaforma di e-learning. Si tratta di un nuovo strumento di formazione per insegnare cos’è la vittimizzazione secondaria. Come, dove e perché colpisce le donne che hanno subito violenza e i loro figli? Quali sono le sue conseguenze. Cosa si può fare per evitarla? Risponde a queste domande il corso online rivolto a operatori della giustizia e dell’informazione. Ossia magistrati. Avvocati. Forze dell’ordine. Mass media. Una nuova opportunità offerta dal progetto Never Again. Coordinato dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli. E co-finanziato dal Programma Diritti-uguaglianza-cittadinanza dell’Unione europea.

Violenza contro le donne

Centri antiviolenza

Sono nove i moduli previsti dal corso. Ciascun partecipante può seguirli autonomamente. Esplorano il fenomeno della vittimizzazione secondaria. Partendo dall’analisi delle dinamiche e dei meccanismi di perpetrazione della violenza maschile sulle donne. Una disamina basata su oltre trent’anni di esperienze e competenze dei centri antiviolenza della rete D.i.Re. Illustrano l’impatto di stereotipi e pregiudizi sulla presa in carico delle vittime. Approfondiscono il quadro normativo nazionale e internazionale. Analizzano in profondità pratiche e procedure che portano alla vittimizzazione secondaria. Nei casi di violenza sessuale. Violenza domestica. Maltrattamento. Stalking.

Processo penale

Nei nove moduli un’attenzione specifica è dedicata proprio alla vittimizzazione secondaria. Nel processo penale. Nei procedimenti giudiziari di separazione e divorzio. E nei procedimenti di custodia e visita. Con un impatto spesso drammatico anche sui minori coinvolti. Come pure nella trattazione mediatica. Nell’uso delle parole. E nella scelta delle immagini che spesso finiscono per attribuire alle donne la responsabilità per la violenza che hanno subito. E ciò lede la loro dignità. Il corso si chiude con uno sguardo ad alcuni elementi. Utili per prevenire la vittimizzazione secondaria. Guardando a un cambiamento culturale che investa attivamente anche gli uomini.

Giacomo Galeazzi

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