Valori familiari per reggere all’urto della pandemia. Intervista al vescovo di Brescia, Tremolada

Intervista a Interris.it sulla pandemia e le sue conseguenze sociali al vescovo di Brescia monsignor Pierantonio Tremolada, già ausiliare di Milano

Pandemia
Foto © Marco Ortogni per Neg

Effetto pandemia. “La situazione di emergenza ha reso ancora più evidenti alcune storture di una certa impostazione del vivere”, afferma a Interris.it il vescovo di Brescia monsignor Pierantonio Tremolada, già ausiliare di Milano. E’ il Pastore di una delle diocesi più duramente colpite dal Covid e non ha mai fatto mancare il suo sostegno alla popolazione.PandemiaSoprattutto in pandemia, la famiglia è più che mai la spina dorsale della società. Il Servo di Dio don Oreste Benzi diceva che ognuno ha diritto a una famiglia. Dal punto di vista ecclesiale, su cosa si basa maggiormente il valore della famiglia come “Chiesa domestica?”

“L’espressione ‘famiglia Chiesa domestica’ lascia intendere che nella visione cristiana c’è una sorta di somiglianza tra la Chiesa e la famiglia. La famiglia è la forma domestica della Chiesa. Cioè è la Chiesa che vive dentro le mura domestiche di una casa. L’esperienza dell’amore caratterizza la realtà della Chiesa e della famiglia. La famiglia è una forma singolare, ma per questo fondamentale, dell’esperienza dell’amore”.pandemiaPuò farci un esempio?

“In famiglia si impara a vivere perché si impara ad amare. Ad amarsi nella differenza. Nel rispetto. E nel sostegno reciproco. Con quell’affetto intenso che permette alla vita di trovare la sua piena espressione. Là dove c’è l’amore si fiorisce. Là dove non c’è l’amore, si rimane bloccati. Oltre ad essere la cellula della società, la famiglia è davvero la forma domestica della Chiesa. La cui caratteristica essenziale è la carità. Cioè la perfezione dell’amore”.Francesco ha evidenziato che la pandemia ha fatto emergere le contraddizioni di un’economia malata. Da Pastore quali priorità lei riscontra oggi nel popolo di Dio?

“La nostra società sta dando troppa importanza alle cose che si possiedono. E’ troppo dipendente da una visione della realtà in cui ciò che si produce è prioritario. Alla produzione si collegano tutta una serie di comportamenti e convincimenti problematici. Quando la produzione viene esasperata, abbiamo lo scarto. E soprattutto un ridimensionamento del valore della persona. Diventa, quindi, più importante produrre, non rispettare le persone”.pandemiaA cosa si riferisce?

“Il primato del profitto e la tendenza a produrre di più per guadagnare di più sono evidenti storture che avvelenano il vissuto sociale. Aumentano la povertà. E aumentano l’aggressività delle persone. Nella Laudato Si’ papa Francesco mette in evidenza tutto questo in maniera molto chiara. Il paradigma che sta guidando in questo momento la società non è adeguato”.Sui mass media. anche durante la pandemia, si descrivono spesso le nuove generazioni come disinteressate ai grandi temi. E’ davvero così o sale una forte domanda di senso dal mondo giovanile?

“C’è assolutamente una domanda di senso. Sarebbe molto ingiusto definire i giovani come insensibili rispetto ai valori e più superficiali. Forse è una generazione più fragile perché il contesto non aiuta. La crisi più vera, oggi, interessa la società adulta. La società adulta non sta offrendo quel contributo che consente ai più giovani di essere più sicuri. Là dove l’opera educativa non è all’altezza della sua missione, gli effetti su quella più giovane sono inevitabili. Forse non stiamo aiutando i nostri giovani a esprimere il meglio di se stessi”.Cioè?

“Non stiamo creando un contesto che permetta loro di vivere la giovinezza. Per definizione i giovani non possono avere la stabilità degli adulti, perché devono crescere nell’esperienza della vita. Nei giovani di oggi non mancano lo slancio, la passione e il desiderio di cose vere. E di relazioni autentiche”.pandemiaPer rappresentare ai ragazzi il valore della famiglia, quale ritiene essere la pagina più significativa del Vangelo?

Mi piace molto la pagina delle nozze di Cana. Manca il vino che rappresenta il simbolo per eccellenza della festa. Con il vino si brinda e ci si scambiano gli auguri. Quando si fa un banchetto, il vino non può mancare. Gesù interviene perché la gioia di questi due sposi, la gioia di questa famiglia che inizia, non venga meno. La famiglia è una realtà che permette a noi di vivere insieme con l’amore l’esperienza di una profonda gioia. Quando si cresce in una bella famiglia, si è felici. Il Signore ancora oggi è costantemente al lavoro per custodire e proteggere la gioia delle famiglie”.