Valentini (Casa Madonna del Lavoro): “Vogliamo essere un segno di carità e servizio per i fragili”

L'intervista a Interris.it al dottor Antonio Valentini, coordinatore del settore disabili della Casa "Madonna del Lavoro" di Nuova Olonio

La Casa 'Madonna del Lavoro' di Nuova Olonio (© Provincia Sacro Cuore)

San Luigi Guanella è nato a Fraciscio di Campodolcino in Val San Giacomo, in provincia di Sondrio, il 19 dicembre 1842. È morto a Como il 24 ottobre 1915. È stato ordinato sacerdote il 26 maggio 1866 iniziando con entusiasmo la vita pastorale in Valchiavenna e, dopo un triennio salesiano, di nuovo in parrocchia in Valtellina (Traona, 1878-1881), per pochi mesi a Olmo e infine a Pianello Lario (Como, 1881-1890). A Pianello ha potuto dedicarsi all’attività di assistenza ai poveri, rilevando l’Ospizio fondato dal predecessore don Carlo Coppini, con alcune Orsoline che organizzò in congregazione religiosa (Figlie di S. Maria della Provvidenza) e con queste ha avviato la Casa della Divina Provvidenza in Como (1886). È stato proclamato santo da papa Benedetto XVI nel 2011.

La “Casa Madonna del Lavoro”

L’opera di assistenza cominciata da San Luigi Guanella procede tutt’oggi presso la “Casa Madonna del Lavoro” di Nuova Olonio, dove attraverso vari servizi, si attuano la presa in carico e l’inclusione delle persone con disabilità e fragilità. Interris.it, in merito a questa esperienza, ha intervistato il dottor Antonio Valentini, coordinatore dei servizi per la disabilitàdella “Casa Madonna del Lavoro”.

L’intervista

Quando nasce e che obiettivi ha la ‘Casa Madonna del Lavoro – Opera Don Guanella’?

“La ‘Casa Madonna del Lavoro’ nasce su intuizione di San Luigi Guanella nel 1900, con l’avvio dell’opera di bonifica dei terreni che egli aveva comprato e, dopo la costruzione del paese, nasce anche la Casa che, con grandi evoluzioni, è quella che vediamo adesso. Si può distinguere la storia della Casa in quattro grandi momenti: la sua nascita, fino alla morte di don Guanella, avvenuta nel 1915, in cui si attua la bonifica dei terreni e la prima costruzione della Casa e iniziale attività volta ad ospitare le persone con fragilità. Poi, dal 1916 al 1965, in cui c’è un aumento delle persone che utilizzano i servizi. In seguito, dal 1965 al 1969, è nata la scuola speciale, una grande istituzione nata per dare una risposta alle persone con disabilità e dura fino al 1980, ossia quando per l’evoluzione della normativa in Italia viene chiusa. Invece, dagli anni ’80 fino ad ora, si vede la nascita dei servizi che, con nomi è modalità diverse, attualmente sono presenti nella Casa. La nostra finalità è quella di aiutare le persone con fragilità, in primis del nostro territorio, ma anche da altri. Inoltre, soprattutto dopo la morte di Don Guanella, volevamo tenere vivo lo spirito affinché guidasse sia per la crescita e l’implementazione dei servizi, che per le modalità di servizio degli operatori e dei sacerdoti entrati in seguito, tengano vivo quello che viene definito il ‘carisma guanelliano’, ossia il modo di servire e aiutare le persone che ovviamente appartiene al mondo valoriale di Don Guanella e ai principi legati ai Santi della carità di fine ‘800, di cui lui faceva parte. Vogliamo essere un segno di carità e di servizio per le persone con fragilità del territorio. A tal proposito, la rimodulazione continua dei servizi ha cercato di venire incontro ai bisogni mutati ed evoluti nel corso del tempo”.

San Luigi Guanella

Quali sono le vostre opere e i vostri servizi in favore delle persone con disabilità e fragilità?

“In questo momento abbiamo tre servizi per le persone con disabilità. Il servizio residenziale, chiamato RSD, una struttura residenziale per le persone con disabilità, che ospita 49 persone ed è accreditato con l’ente pubblico ed entra nel panorama di ciò che la Regione e le Ats prevedono come servizi per la disabilità. La Rsd è articolata in tre gruppi- appartamento distinti per colore, rosso, giallo e verde. Abbiamo poi un CDD, un servizio diurno per le persone con disabilità che, in questo momento, accoglie 31 persone, di cui due part time al 50% e compresenti 30. È aperto dal lunedì al venerdì per circa 230 giorni all’anno, dalle ore 8:30/9 fino alle 16. Al suo interno ci sono diverse figure, come ad esempio ausiliari, infermieri, educatori e fisioterapisti. I ragazzi, al loro arrivo, vengono suddivisi in diversi laboratori dove sono proposte varie attività. È chiaro che, nella fase della pandemia da Covid-19, abbiamo avuto un blocco e una rigidità di tali attività legate al tracciamento dei contatti e agli accorgimenti per la prevenzione della diffusione della pandemia. Negli ultimi tempi riusciamo ad essere più flessibili e i ragazzi riescono a fluttuare tra un’attività e l’altra e stiamo riprendendo una certa normalità, compatibilmente con ciò che la normativa e la prudenza ci consentono di fare. C’è poi il Cse, un servizio sociale che ha uno standard diverso, in quanto prevede la frequenza da parte di persone con disabilità meno importanti e bisogni meno complessi rispetto a quelle che frequentano il CDD. Attualmente ospitiamo sette persone, di cui alcune part time, con una compresenza massima di cinque persone, adeguandoci allo standard che, la normativa vigente, richiede all’ente gestore. Dentro il cse vengono fatte attività in parte simili a quelle svolte all’interno del CDD, ma si punta maggiormente su attività occupazionali e laboratoriali per le caratteristiche di coloro che lo frequentano. Questi servizi sono inseriti all’interno della Casa, in cui c’è anche la RSA, ove risiedono 108 persone anziane. È un ente unico, la Congregazione dei Sacerdoti di don Guanella, che gestisce la Casa con 190 dipendenti nei vari servizi.”

Quali sono i vostri desideri per il futuro? In che modo, chi lo desidera, può aiutare le vostre attività di inclusione?

“Le persone che lo desiderano possono aiutare la nostra struttura in diversi modi. Il primo è riconoscendo il servizio di carità e storicità che la struttura fa. Oltre a ciò, è possibile sostenere materialmente ed economicamente la nostra Casa attraverso delle donazioni perché, come si può immaginare, una struttura così complessa ha dei costi articolati e notevoli. L’altro aiuto che ci si può dare è il volontariato. Purtroppo, per un discorso di sicurezza, nel periodo del Covid-19, abbiamo dovuto impedire ai volontari di venire presso la nostra struttura, ma ora stanno progressivamente tornando. Un aspetto importante del volontariato è che si possa garantire una certa continuità, creando un legame significativo e diventare così una risorsa. Per il futuro, come struttura, vogliamo continuare ad essere un punto di riferimento per chi ha bisogno nel territorio. In altre parole, essere ere una presenza di servizio e attenzione dove le persone possono trovare risposta a bisogni complessi e complicati. Desideriamo continuare a fare ciò con lo stile proprio di don Guanella, ed è compito nostro mantenerlo e trasmetterlo alle persone che progressivamente entrano in contatto con noi. Inoltre, dentro questo panorama, vogliamo evolvere i servizi della casa e renderli il più possibile malleabili, al fine di potersi adattare al meglio all’evoluzione dei bisogni delle persone e del territorio”.