Un concorso per donare un “sorriso” a una mascherina

Intervista alla dottoressa Alessandra Corrias, direttore generale della Fondazione Operation Smile Onlus, giurata del concorso

“Disegnami una mascherina”. E’ questo il nome del concorso che premia la creatività dei bambini che sono chiamati a progettare e disegnare questo dispositivo di protezione entrato prepotentemente nelle loro vite a causa del Covid-19. L’ideatore e fondatore del concorso è l’Ing. Nicola Sardano che spiega come “il disegno di un bambino è un progetto di futuro”. L’iniziativa si colloca nell’ambito del decennale dei primi di architettura A.prize e d.prize che che, dal 2010, dialogano con la creatività internazionale in un percorso di sostegno alla cultura del progetto, nasce d.prize kids. La partecipazione al concorso è gratuita e le iscrizioni chiuderanno il prossimo 30 giugno. Tutti i dettagli e il regolamento sono disponibili sul sito www.dprize.it.

Gli ambassador di “Disegnami una mascherina”

Il concorso sarà veicolata da un parterre di prestigiosi ambassador: Federica Brignone, campionessa di sci, Filippo La Mantia, oste e cuoco, Chiara Maci, food blogger, Daniele Tognaccini, preparatore atletico Juventus FC, Fabio Rotella, architetto e designer, Simonetta Cenci, architetto e assessore all’urbanistica di Genova, Dan Peterson, allenatore di basket ed Erica del Bianco, attrice.

La giuria

Tra i giurati che dovranno selezionare le mascherine vincitrici c’è la dottoressa Alessandra Corrias, Direttore Generale della Fondazione Operation Smile Italia Onlus, che ha dato al concorso il patrocinio morale gratuito. Interris.it l’ha intervistata.

Dottoressa Corrias, come è nato il concorso “Disegnami una mascherina”? 
“Un’amica coinvolta in questo progetto, nato nel periodo del lockdown, mi ha contattato e presentata questa iniziativa. Mi è piaciuta molto e mi è sembrata un’ottima idea quella di coinvolgere i bambini in questo concorso che sono chiamati a disegnare a progettare la loro mascherina, un elemento che li deve proteggere e che è entrato prepotentemente nelle loro vite. Probabilmente all’inizia, quando erano in casa e vedevano i loro genitori entrare con la mascherina, si spaventavano. Questa iniziativa merita attenzione ed è un modo per sdrammatizzare l’uso di questo nuovo oggetto che devono e dovranno indossare. Noi come Fondazione abbiamo dato il patrocinio morale gratuito. E’ un concorso che premia la creatività dei bambini”.

I bambini riescono a capire l’importanza di usare la mascherina?
“Sì, ovviamente considerando che i bambini che la indossano devono avere oltre i sei anni. Credo che abbiano la capacità di comprendere, ma gioca un ruolo fondamentale anche come i genitori spiegano questa situazione. Devono far passare il messaggio che è una protezione per loro ma anche per gli altri, come ad esempio i nonni. I bambini sono intelligenti, bisogna spiegare loro le cose nel modo giusto. La mascherina, anche per noi adulti, non è un oggetto con cui è facile convivere, ma questo concorso può essere un momento di divertimento che permetta loro di esprimersi al meglio”.

Lei fa parte della giuria, ha già avuto modo di vedere qualche mascherina?
“Non ancora. Le mascherine stanno arrivando ma ancora non le abbiamo viste. Gli organizzatori però ci hanno fatto sapere che stanno arrivando dei disegni davvero belli e particolari: una ha disegnato la bandiera italiana, con al centro gli spaghetti. Libertà creativa al massimo”.

Che premi ci sono in palio?
“Sono diversi, ma voglio sottolineare che anche se a partecipare è il singolo bambino che invia il disegno della sua mascherina, qualora vincesse, lo farà per tutta la scuola. Mi spiego meglio. In palio c’è un giardino verticale, delle sculture dell’artista Bonomi, una fornitura di pasta De Cecco che sarà inviata alla mensa della scuola dove studia il bambino. Vari premi che verranno utilizzati da tutta la comunità scolastica. Non si vince per sé stessi, ma per tutta la scuola. Un altro bel messaggio che questo concorso vuole trasmettere”.

Lei è direttrice generale della Fondazione Operation Smile Italia. Quanto è importante un sorriso?
“Molto importante perché è qualcosa che tutti noi spontaneamente abbiamo. E’ uno dei primi movimenti espressivi che il neonato fa. Rappresenta la gioia di un momento, la condivisione, la felicità. Il sorriso è fondamentale per tutti noi ed è importante, a maggior ragione, perché caratterizza Operation Smile. Abbiamo il sorriso nel nome della nostra organizzazione, nel nostro Dna, ed è quello che doniamo a tanti bambini in Italia e nel mondo grazie al lavoro dei nostri medici volontari e grazie alla generosità di tutti coloro che ci sostengono da 20 anni”.

Quali sono i progetti di Operation Smile attivi in Italia?
“Abbiamo dei centri di cura che sono nati grazie a protocolli di intesa con alcune autorità sanitarie locali. Il progetto si chiama Smile House, il primo centro è nato nel 2011 a Milano all’interno dell’ospedale San Paolo, recentemente abbiamo avviato un altro centro di cura a Roma, all’ospedale San Filippo Neri, l’ultimo è stato aperto a Vicenza all’ospedale San Bortolo. Sono centri di cura multidisciplinari per il trattamento delle malformazioni al volto, in particolare della labiopalatoschisi. Rappresenta una collaborazione virtuosa tra sistema sanitario pubblico e una fondazione come la nostra, privata e non profit, per potenziare la cura di queste patologie con un approccio multispecialistico in un’unica struttura che inizia fin dalla diagnosi prenatale”.