Tutti contro il virus della mafia

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In questi tempi di Coronavirus non dobbiamo distrarci dalla presenza di altri e gravi problemi che attanagliano da sempre il nostro Paese. Uno di questi è la criminalità organizzata che si declina nei termini spregevoli di mafia, ‘ndrangheta o camorra, tanto per rimanere alle associazioni più tristemente note. Io credo che si tratti di fenomeni sui quali non si debba mai spegnere l’attenzione anche quando siamo “distratti” da problemi che adesso ci sembrano più gravi. Dal mio osservatorio di giovane ragazza che si avvicina a queste tematiche posso trarre un’esperienza che ho fatto quest’anno sotto forma di uscita didattica.

Insieme ai miei compagni di classe sono andata a visitare la Cascina Caccia di Torino, una casa che è stata sequestrata alla famiglia ‘ndranghetista di Domenico Belfiore, reggente di una vera e propria associazione mafiosa che da sola controllava e gestiva il traffico di stupefacenti, l’usura, i sequestri di persona, il gioco d’azzardo e le scommesse in tutta l’area metropolitana del capoluogo piemontese. La cascina si chiama così poiché è dedicata alla memoria di Bruno Caccia, Procuratore Capo di Torino, ucciso in un agguato mafioso il 26 giugno 1983 e di sua moglie Carla.

La Cascina è diventata un simbolo della lotta alle mafie nel Nord Italia, ma ancora di più, un simbolo di luce e di riscatto. Adesso invece viene utilizzata per disarmare le mafie privandole della risorsa per loro più preziosa, il silenzio. Perché, questa è una cosa che ho capito, la criminalità organizzata vive e si diffonde nel silenzio, nella omertà. Non ha bisogno di clamori, ma cresce e si sviluppa nella invisibilità. Per questo penso che bisogna accendere la luce per smascherare le mafie. Ed è per questo che voglio raccontare ai lettori di Interris questa mia piccola ma significativa esperienza. Quando sono arrivata alla Cascina, pensavo che avremmo fatto un’attività didattica un pò noiosa e che avrei dovuto ascoltare seduta per ore. Invece sono stata smentita dai fatti: si è rivelata un’attività molto dinamica e interattiva nella quale ognuno di noi ha avuto la possibilità di parlare e di dire ciò che sapeva riguardo alla Mafia e alla loro gestione del potere, e inoltre ciò ha fatto in modo che tutti fossimo attenti e curiosi di sapere la storia della Cascina.
Citare una sola attività che mi è piaciuta non è facile, ma ho sicuramente apprezzato il giro che abbiamo fatto il pomeriggio dopo pranzo in quella specie di “cantina” che conservava tutti i manoscritti appartenenti alla Mafia. Da questa esperienza mi porto sicuramente più consapevolezza del mondo reale e di ciò che c’è all’esterno, ritengo infatti che sia fondamentale informarsi ed informare, poiché non si conosce un fenomeno non si è in grado di fronteggiarlo e di contrastarlo adeguatamente. Inoltre per contrastare il fenomeno delle mafie é possibile acquistare i prodotti delle terre confiscate alle mafie, gestite prevalentemente da cooperative sociali di agricoltura biologica, riunite a livello nazionale da “Libera Terra” ed acquistare anche prodotti a km 0. Insomma, accendere la luce contro la criminalità organizzata è un dovere di ogni cittadino e di ogni giovane in particolare. E se si ha passione per la cosa pubblica e per l’impegno sociale, la lotta contro le mafie rappresenta un impegno personale e collettivo di prima grandezza. Ricordiamocelo. Quando avremo vinto la battaglia contro il Coronavirus, ricominciamo a lottare il virus della mafia, perchè nuoce al corpo ed alla mente di ciascuno di noi e del nostro Paese.