La tutela del lavoro e della salute non sono disgiunti

Interris.it, dopo i cambiamenti portati dalla pandemia nell'ambito lavoro e salute, ha intervistato il segretario confederale della Cisl Angelo Colombini

lavoro

La crisi economica che ha investito il nostro paese a partire dal 2008 ha riportato indietro il potere di acquisto degli italiani di oltre trent’anni, a prima degli anni ’90. Tale regressione è stata accompagnata – e, insieme, causata – da un significativo aumento di chi è senza lavoro: il tasso di disoccupazione – che nel 2007 era al 6,1% – ha raggiunto oggi il 9,2%, con un picco del 28% tra i giovani. Oltre a ciò, l’attuale pandemia da Covid-19, ha incentivato la relazione tra vulnerabilità economica e vulnerabilità sanitaria, rendendo molto difficoltoso l’accesso alle cure per le malattie più diffuse per le quali si continua purtroppo a morire. Interris.it ha parlato delle tematiche del lavoro e dell’accesso ai servizi sanitari con il Segretario Confederale della Cisl Angelo Colombini.

L’intervista

Cosa è successo in estrema sintesi in questi ultimi due anni di pandemia nel mondo del lavoro?

“Negli ultimi due anni, nei quali abbiamo vissuto con la pandemia, uno dei punti fondamentali è stato – con il governo e le imprese – la definizione di protocolli della sicurezza nei luoghi di lavoro perché a noi interessavano due questioni, la tutela dei lavoratori e l’economia. A tal proposito, gli appositi protocolli creati nel 2020 e prorogati insieme a quelli sulla vaccinazione nel 2021, hanno fatto sì che i lavoratori fossero salvaguardati quando entravano in un luogo di lavoro che doveva essere sanificato per tutelare la salute degli stessi. Il binomio tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è stato ed è per noi fondamentale, con specifica attenzione alla protezione dei più fragili, anche mediante la valorizzazione dello smart working. In questo modo si è salvaguardata l’economia, come si è visto con il rimbalzo del Pil nel 2021. Anche se l’economia sembra stia risalendo lentamente la china, occorre comunque recuperare pienamente l’occupazione precedente al Covid, perché le diverse ondate della pandemia hanno fatto sì che alcuni settori, a cominciare dal turismo, hanno ripreso a singhiozzo con continui stop and go”.

Rispetto all’accesso ai servizi sanitari diversi studi hanno evidenziato che la mancanza di lavoro produce un peggioramento generale delle condizioni sanitarie della popolazione, la stessa è consapevole di questa stessa correlazione?

La mancanza di lavoro fa diminuire il reddito disponibile delle persone e quindi esse tendono a rinviare visite e anche esami medici che non sembrano strettamente necessari. Da un lato c’è consapevolezza di questo, dall’altro c’è rassegnazione da parte delle stesse persone. Inoltre, se a questo aggiungiamo che, per fare un esame presso le strutture pubbliche spesso occorre attendere molto tempo, la rassegnazione aumenta. Le persone senza lavoro naturalmente non hanno assicurazioni private, che fanno parte di pacchetti di “welfare aziendale”, che facilitano l’utilizzo di strutture private o convenzionate.  Il quadro che si presenta è complesso e varia da persona a persona, da famiglia a famiglia. Avere un lavoro, anche in questo caso, dimostra la sua centralità nella vita delle persone. Non si vuole aprire la questione del SSN pubblico, che in questi anni ha dimostrato quanto sia fondamentale, rispetto al Covid e alla qualità della vita in genere. Però è anche finito il tempo della contrapposizione tra pubblico e privato, che vanno integrati senza “pregiudiziali ideologiche”.

Che scenario si delinea in merito a queste tematiche dall’interno del sindacato?

“Come Cisl vediamo con preoccupazione tale fenomeno, che certamente non è nuovo, ma che negli ultimi tempi probabilmente è cresciuto, anche a causa del Covid che ha bloccato molte attività ospedaliere. Intanto è importante che le attività ospedaliere legate alle visite ed agli esami diagnostici ripartano con celerità e riescano a recuperare i ritardi. Probabilmente occorre definire dei supporti e delle iniziative che aiutino questa ripartenza. Altra questione è rilanciare la collaborazione tra strutture private e strutture pubbliche. Se non abbiamo un approccio ideologico alla questione, lo spazio di collaborazione è molto. Il cittadino non capisce perché se si rivolge al privato può effettuare la visita o l’esame quasi in tempo reale mentre se si rivolge in ospedale e/o presso strutture pubbliche l’attesa è molto lunga. Inoltre, grazie anche alle innovazioni tecnologiche, alcuni esami hanno lo stesso prezzo sia nelle strutture pubbliche che in quelle private. Il sindacato da anni è il primo a favorire accordi aziendali che prevedano pacchetti di “welfare aziendale” comprensivi di assicurazioni sanitarie complementari”.

Le aziende come potrebbero mettersi al servizio della persona nonostante la situazione economica stenti ancora a ripartire?

“Favorendo gli accordi di welfare aziendali d’intesa con il sindacato estendendo questi pacchetti in primis ai familiari dei lavoratori e promuovendo anche accordi di “welfare territoriale” che possano essere allargati anche ai residenti del territorio. È un quadro che va costruito, cercando di evitare le solite differenze tra nord e sud e approcciando la questione in termini pratici. Penso anche al coinvolgimento di tutto il terzo settore, con particolare riferimento alla cooperazione sociale, radicata sui territori”.

Toso

Cosa possono fare le istituzioni e i servizi sanitari per garantire un servizio equo e sostenibile?

“Le persone quando hanno bisogno di cure mediche si aspettano efficienza e velocità. Non vorremmo che le stesse abbiano la sensazione di avere un SSN formalmente gratuito, ma che garantisce la metà delle cose promesse. È un equilibrio difficile, anche culturalmente. Il ruolo delle Regioni e la qualità dei servizi non possono essere diversificati da un posto all’altro, per cui vi sono venti sistemi sanitari regionali che dialogano poco tra loro. È chiaro che non è solo questione di risorse, non serve smontare il SSN, per tornare alle vecchie mutue, né caricarlo di troppe incombenze che non riesce a sostenere, essendo per sua natura meno flessibile del privato. Dovremmo essere in grado di sfruttare la flessibilità dell’uno e la solidità dell’altro, sapendo che l’evoluzione tecnologica ci potrebbe dare un aiuto sostanziale”.