Trefiletti a Interris.it: “Meno burocrazia e più agevolazioni. Senza negozi di vicinato, gli anziani sono più fragili”

Appello del presidente del Centro Consumatori Italia per "agevolazioni e taglio della burocrazia contro il fallimento dei piccoli esercizi commerciali"

Francesco

“Nella tragedia individuale e collettiva della pandemia, sta passando sotto colpevole silenzio il dramma della chiusura dei negozi di vicinato. Servono subito ulteriori agevolazioni e un drastico taglio della burocrazia oppure, oltre all’economia in generale, a soffrire maggiormente per il fallimento dei piccoli esercizi commerciali saranno gli anziani”, afferma a Interris.it Rosario Trefilettipresidente del Centro Consumatori Italia. Un allarme sociale che si sostanzia di dati significativi della fragilità crescente della terza età. Per questo Trefiletti invoca meno tasse e più incentivi per le attività economiche nelle città. Un settore, precisa il presidente del Centro Consumatori Italia, “devastato dai colossali danni dell’emergenza sanitaria e che richiede interventi immediati per sburocratizzare gli adempimenti che gravano sulle micro imprese, impossibilitate dalla pandemia a pagare bollette, affitti, tasse nazionali e locali”.

Sos agevolazioni

Da qui la richiesta del Centro Consumatori Italia di “defiscalizzare i costi degli affitti per favorire chi si rimbocca le maniche per tenere in vita i negozi di vicinato che sono il fulcro delle città e del tessuto sociale”. Quindi subito “incentivi per il rifacimento di insegne e vetrine”, mentre questa estate un’attività commerciale su due non abbassa la saracinesca ad agosto nel tentativo di risalire la china.Quali sono le vostre richieste al governo?

“Sosteniamo qualunque sforzo per spostare in avanti le incombenze fiscali. Le aziende hanno subito un tracollo negli introiti e hanno le casse vuote o addirittura si stanno indebitando per proseguire nella loro attività. Siamo a favore di qualunque provvedimento serva a dare respiro alle imprese e ad allentare e rinviare le scadenze fiscali”.

Anziano solo in casa

Cosa non ha funzionato nel sostegno pubblico alle imprese? 

“I tempi dell’intervento pubblico sono stati dilatati molto oltre il necessario. Si poteva fare di più e meglio soprattutto nella semplificazione burocratica. L’insieme di tasse, affitti e bollette sono in tempo di pandemia un macigno sotto il cui peso un’azienda su tre rischia di restare schiacciata e di non poter più alzare la saracinesca”.Dove bisogna agire?

“Bisogna insistere sulla cassa integrazione in deroga. Prima dell’emergenza sanitaria i commercianti non potevano utilizzarla per i loro dipendenti. Qualcosa è stato fatto, ma non abbastanza. Il nostro appello a tutela dei consumatori è poi quello che non si facciano ricadere sui clienti i costi della crisi Covid. No, quindi, agli aumenti ingiustificato dei prezzi. E saldi liberi tutto l’anno. Chi può venda sempre. Serve una liberalizzazione immediata e totale delle svendite”.Qual è il rischio?

“Se i negozi di vicinato sono costretti a chiudere il danno è generale. Per gli esercenti, per l’economia in generale e soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Mi riferisco in particolare agli anziani. Per la terza età i negozi di prossimità sono fondamentali nella vita sociale. Chiediamo al governo tutte le agevolazioni e gli aiuti concreti. E’ in gioco l’interesse comune. I dati che ci arrivano dai territori sono terrificanti”.Può farci un esempio?

“Reggio Calabria è il comune d’Italia dove una famiglia media è costretta a pagare più tasse: l’ammontare complessivo di Irpef, Tasi, bollo auto, Tari e addizionali comunali e regionali all’Irpef obbliga una famiglia media del comune calabrese a pagare 7.684 euro di tasse annue. Al comune di Reggio Calabria seguono quello di Napoli (7.658 euro l’anno) e quello di Salerno (7.648 euro l’anno)”. E’ un’emergenza sociale emersa solo ora?

“No. La ha peggiorato un quadro che era già a tinte fosche. Nel 2017 (ultimo dato disponibile) l’Eurispes rileva l’imposizione di una riduzione della spesa pubblica media concessa al Mezzogiorno dello 0,8%; una diminuzione che in Calabria è del 3,2%, a fronte invece di un aumento dell’1,6% di spesa pubblica elargita al Centro-Nord. Così, se la differenza di spesa fra Centro-Nord e Mezzogiorno, nel 2017, sale a 3.358 euro pro capite, quella tra Centro-Nord e Calabria giunge addirittura ad assumere il valore di 3.821 euro”.