“Tre pericoli in pandemia: assenza di certezze, sfiducia, incapacità”. Intervista al politologo della Luiss Castellani

Pandemia e politica. Sulle criticità dell'emergenza Covid intervista a Interris.it del politologo Lorenzo Castellani, docente di Storia delle istituzioni politiche all’università Luiss di Roma

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Allarme “politico” pandemia. “L’assenza di certezze, la sfiducia, l’incapacità di trovare una bussola nei vertici politici hanno inciso molto negativamente sulla crisi Covid”, afferma a Interris.it il politologo Lorenzo Castellani.pandemia

La pandemia “politica”

Il professor Castellani insegna Storia delle istituzioni politiche all’università Luiss di Roma. Fa parte del comitato editoriale di “Liberilibri”. E ha appena pubblicato “L’ingranaggio del potere”. In precedenza aveva suscitato grande interesse “Il potere vuoto”, saggio sullo svuotamento delle democrazie sotto assedio del tecnopopulismo, cioè della tecnocrazia e del populismo. pandemiaNon trova che in pandemia anche il linguaggio divenuto molto tecnico possa avere allontanato la gente dai palazzi delle istituzioni?

“Senza dubbio, un linguaggio tecnico che per altro non ha saputo offrire certezze alla popolazione. Il compito della scienza, e della tecnica, dovrebbe essere proprio quello di ridurre le incertezze. Di agire come semplificatori di una complessità inspiegabile alle masse. Nel caso italiano, invece, le incertezze scientifiche figlie di una moltiplicazione e amplificazione senza fine delle opinioni degli esperti si sono mescolate al giuridichese burocratico. Il doppio effetto è stato devastante. Ridotta la fiducia negli scienziati. E aumentata l’insofferenze verso le istituzioni”.Quando si parla di lockdown per esempio si intendono nel mondo provvedimenti tra loro molto diversi. Tra base e vertice della piramide la lontananza comunicativa è cresciuta nell’emergenza Covid?

“La lontananza è cresciuta tra gruppi sociali. Alcuni (quelli che esercitano professioni intellettuali possibili da remoto o quelli con il posto fisso) sono riusciti a ben sopportare le restrizioni. Le più dure come le più leggere. Per i precari e per i tanti che lavorano al pubblico è stato tutto molto più difficile. Dal dover lavorare in condizioni più disagiate a vedere a rischio le proprie attività, il proprio posto di lavoro, i risparmi. Anche in questo caso l’assenza di certezze, la sfiducia, l’incapacità di trovare una bussola nei vertici politici hanno inciso molto negativamente”.

La Santa Sede ha avvertito che in pandemia si è tutti travolti dalla stessa bufera, ma non si è tutti sulla stessa barca. Secondo  lei nel mondo politico e nelle istituzioni c’è sufficiente coscienza di quanto la crisi Covid abbia accresciuto le disparità sociali?

“Non c’è coscienza del capitale di rabbia e sfiducia che si è accumulato in certe fasce sociali. Per altro affrontare un lockdown in una villa di campagna è una cosa, farlo in un piccolo appartamento di periferia è un’altra. Ci sono delle ripercussioni sociali e psicologiche. Uno degli errori del precedente governo è stato quello di aver puntato tutto sui medici”.benePerché?

“L’emergenza è senza dubbio sanitaria. Ma servono anche gli scienziati sociali. Perché ci sono implicazioni più vaste del funzionamento del sistema sanitario. Nei prossimi anni rischiamo di pagare questi errori. E anche in questo caso servirà puntare sull’economia. Però anche sulla ricostruzione di certezze e sulla comunità. Senza solidarietà, responsabilità delle classi dirigenti e fratellanza rischiamo l’abisso. Servirà il Regno dell’amministrazione e dell’economia. Ma anche la Gloria. Un obiettivo superiore e comune a tutti. Questa è la sfida ‘impossibile’ del domani”.I mass media si pongono la questione della comprensibilità per il grande pubblico dei meccanismi che regolano le dinamiche di potere in un momento di emergenza collettiva?  

“No, perché i mass media sono costretti sempre a rincorrere le dichiarazioni. Fanno parte di una centrifuga che alimentano ma non controllano. L’informazione del terzo millennio non ha la forza, e forse nemmeno le strutture, per autogovernarsi. Dunque si finisce ad alimentare gli scontri tra virologi o tra politici e medici. Invece di cercare di spiegare le cose nel modo più chiaro e più semplice. Ciò non significa, naturalmente, che ci siano ottimi giornalisti in grado di farlo. Il sistema, però, disincentiva la chiarezza e la produzione di certezze per la popolazione”.