Il tortellino che piace al Papa

I ragazzi del laboratorio di Modena creato da Bottura ricevuti in udienza generale dal Papa. La gioia e la condivisione di un momento unico, il significato di un progetto solidale che migliora la società

Modena

Il “Tortellante“, il laboratorio fondato quattro anni fa a Modena da 24 famiglie di ragazzi con autismo col supporto dello chef Massimo Bottura e di sua moglie Lara Gilmore, ieri hanno incontrato in Vaticano Papa Francesco con un dono speciale: quattro chili di tortellini freschi da loro realizzati che il pontefice “non vede l’ora di mangiare”. Seduti in prima fila nella Sala Paolo VI, i “tortellanti” hanno prima ascoltato le parole del Papa e poi al termine hanno potuto incontrare il Santo Padre e consegnargli i tortellini.

Il laboratorio ha da poco riaperto dopo lo stop dovuto al lockdown. “I ragazzi si sono comportati benissimo, vivendo con grande ordine e pazienza la trasferta romana che ha richiesto il rispetto di rigidi protocolli per l’ingresso e un po’ di attesa prima di accedere nella Sala Paolo VI – racconta a Qn Erika Coppelli, presidente del Tortellante – Per noi si tratta di un altro grandissimo risultato: essere riusciti a a creare un effetto ‘comunità’ che porta i ragazzi e i loro genitori a riconoscersi in un gruppo ormai consolidato e riconosciuto oltre al ristretto ambito familiare”. Dal 2016 il Tortellante si è affermata come un unicum a livello nazionale, con un gruppo di nonne volontarie che affiancano i partecipanti e a loro tramandano le tradizioni emiliane.

Il laboratorio terapeutico di Modena

Il Tortellante è un laboratorio terapeutico – abilitativo dove giovani e adulti nello spettro autistico imparano a produrre pasta fresca fatta a mano. Il progetto, avviato a gennaio 2016 e integrato da attività abilitative e formative per migliorare le autonomie, si è dimostrato anche una buona pratica di inclusione, coinvolgendo tutta la comunità.

I progetti de Il Tortellante

Il Tortellante è uno dei progetti che l’associazione Aut Aut Modena propone per l’età adulta e si prefigge diversi obiettivi:

  • avviare percorsi formativi individualizzati per un inserimento lavorativo
  • migliorare l’attività in team, anche con persone non formate per l’autismo
  • migliorare e arricchire la condizione dei partecipanti nella vita adulta e in vista del “DOPO DI NOI”
  • sostenere le famiglie nella transizione all’età adulta
  • incentivare e agevolare l’integrazione e l’inclusione delle persone autistiche nella comunità di riferimento, sensibilizzare la comunità sul tema dell’autismo

Potenziare l’immagine di sé

“Tutto ciò che faccio si rivela sempre un’attività gratificante e funzionale per ragazzi con autismo, anche nel caso di soggetti che presentino un ridotto livello di autonomia – ha raccontato la responsabile dell’associazione -. In diversi casi i ragazzi autistici si sono rivelati più abili e costanti dei loro coetanei senza autismo, rivelando anche un buon talento e passione nel lavoro. Dalle valutazioni qualitative realizzate al termine del percorso si è ricavato che i ragazzi hanno potenziato la propria immagine di sé, aumentato l’autonomia e incrementato diversi aspetti fino ad allora critici (lavorare in team, rispettare le regole, gestire i tempi di attesa, ecc). I riscontri da parte delle famiglie sono stati positivi, e così pure quelli di volontari e sostenitori”.