“Quest’anno la ripresa sarà condizionata inevitabilmente dall’andamento della pandemia da COVID-19 e per questo le persone stanno sperimentando una notevole incertezza. Il confronto con i vissuti di incertezza può essere di per sé fonte di disagio, poiché ci mette in contatto con l’incapacità di prevedere ciò che potrebbe accadere nell’immediato futuro e con l’impossibilità di pianificare la nostra vita”.
Con queste parole la professoressa Francesca Baralla, psicologa e ricercatrice presso l’Università degli Studi del Molise apre l’intervista di Interris sulla ripresa delle attività accademiche che a breve torneranno ad affollare le aule e i corridoi universitari. Ma nulla sarà come prima, almeno finché non ci sarà un vaccino che farà dimenticare definitivamente questo incubo chiamato Coronavirus.
La paura è tanta, come vivere la ripresa?
“Per fronteggiare il disagio legato all’incertezza è possibile che le persone abbiano modificato la loro caratteristica “time perspective”, per dirla con Philip Zimbardo, essendo portati ad essere più orientati sul tipo presente-fatalistico, in cui si tende a vivere pensando prevalentemente al momento presente, restando intrappolati e sentendosi impotenti, alla mercé di un futuro considerato inevitabile. È importante riconoscere l’importanza ed il peso dello stato di incertezza, come anche il sovraccarico emotivo che ne deriva, oltre alla paura, in questa ripresa”.