Storia di Frida, che ha sconfitto la malattia con il talento

Una giovane ragazza di 17 anni che, nonostante la cecità, non si è arresa e ha inseguito il suo sogno e il suo talento

La storia che voglio raccontarvi oggi riguarda una giovane ragazza. Si chiama Frida Bollani Magoni, ha 17 anni ed è figlia di due artisti ovvero il pianista e compositore Stefani Bollani e la cantante Petra Magoni. E fin qui è la storia di una ragazza che si è nutrita d’arte e di musica, portando con sé i talenti ereditati dai suoi genitori. Ciò che però rende straordinario il talento questa ragazza è il fatto che Frida sia cieca dalla nascita e la sua meravigliosa forza di volontà che l’ha portata ad affermare la sua genialità.

Già dall’età di sette anni Frida ha iniziato a studiare il pianoforte per poi dedicarsi anche al canto, sempre incoraggiata dai due genitori e artisti (anche dopo la loro separazione). Crescendo Frida ha iniziato a mostrare un vero e proprio talento naturale, sviluppando addirittura quello che in gergo si chiama “orecchio assoluto”, ovvero la capacità di identificare le note musicali senza l’ausilio di suoni di riferimento. Una delle prime apparizione importanti che ha fatto è stata insieme a sua madre Petra sul palco del teatro Ariston di Sanremo nel 2019, con la quale ha realizzato un duetto. Da quel momento per Frida è iniziata una vera e propria scalata verso il successo che l’ha portata ad essere riconosciuta per il suo talento ma soprattutto come dimostrazione vivente di un valore che tutti dovrebbero rendere concreto: la disabilità non deve impedire a nessuno di realizzare i propri sogni.

Frida, insomma, può essere considerata una vera e propria testimonial per invitarci a superare le barriere che si oppongono alla affermazione dei propri talenti. Lei si dice molto orgogliosa della sua carriera musicale e di come abbia saputo trasformare la sua disabilità in uno strumento per sviluppare gli altri sensi, tra i quali l’udito, che le ha appunto permesso di sviluppare una sensibilità che poche persone hanno. Credo che questa sia una storia che ci riporta alla realtà, di una ragazza che nonostante la sua giovane età non si è lasciata abbattere dalla sua disabilità ma anzi l’ha resa un punto di forza, ottenendo il successo che merita. C’è solo un’ultima riflessione: occorre che la società e le istituzioni sostengano ogni persona allo sviluppo delle proprie capacità e su questo c’è ancora molta strada da fare.