Unhcr: “Stop alla detenzione di rifugiati e migranti in Libia”

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Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), e António Vitorino, direttore generale dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), accolgono “con soddisfazione il consenso sulla necessità di agire per porre fine alla detenzione arbitraria di rifugiati e migranti in Libia e intervenire nel Mediterraneo”, a seguito dei colloqui tra i 28 Stati Ue che si sono svolti ieri a Parigi.

Tripoli

“La violenza che ha colpito Tripoli nelle ultime settimane ha reso la situazione disperata come mai prima e ha evidenziato l’urgenza con cui è necessario intervenire”, affermano. I due alti funzionari Onu invitano ad “avviare un processo di rilascio ordinato delle persone trattenute nei centri di detenzione, sia verso le aree urbane sia verso centri di accoglienza aperti che assicurino una ragionevole libertà di movimento, riparo, assistenza e protezione della propria incolumità, oltre a un monitoraggio indipendente e all’accesso regolare e incondizionato delle agenzie umanitarie”. “Alla luce dei rischi di abusi, maltrattamenti o morte – sottolineano -, nessuno dovrebbe essere ricondotto nei centri di detenzione in Libia dopo essere stato intercettato o soccorso in mare”.

Morti in mare

Sul nodo degli aiuti in mare, dicono: “Lo status quo, che vede le operazioni di ricerca e soccorso spesso lasciate all’intervento di imbarcazioni commerciali o di Ong, non può continuare. È necessario lanciare un’operazione di ricerca e soccorso guidata dagli Stati dell’Unione europea simile a quelle realizzate negli ultimi anni”. “È necessario riconoscere il ruolo fondamentale svolto dalle Ong: esse non devono essere criminalizzate né stigmatizzate per il soccorso di vite umane in mare – puntualizzano -. Alle imbarcazioni commerciali, sulle quali si fa sempre più affidamento per condurre operazioni di soccorso, non deve essere chiesto né di trasbordare sulle navi della Guardia costiera libica le persone soccorse, né di farle sbarcare in Libia, dato che non costituisce un porto sicuro”. Unhcr e Oim giudicano “promettenti” i colloqui sull’opportunità di “istituire un meccanismo di sbarco temporaneo e coordinato per le persone soccorse in mare e di condividere le responsabilità fra Stati in previsione della successiva fase di accoglienza. Chiediamo che tali colloqui continuino, poiché un approccio congiunto a questa situazione è nell’interesse di tutti”.