Un posto di lavoro su 11 è nel turismo

Il dicastero vaticano per il servizio dello sviluppo umano integrale “fa appello a tutti i governanti e ai responsabili delle politiche economiche nazionali affinché favoriscano il lavoro, particolarmente dei giovani, nel settore del turismo”. Un lavoro che “si faccia strumento di promozione dello sviluppo integrale di ogni uomo e di tutto l’uomo, che cooperi allo sviluppo delle singole comunità, ciascuna secondo le proprie peculiarità, e che favorisca la creazione di rapporti di amicizia e fraternità tra persone e i popoli”. La Santa Sede esorta “i responsabili e gli operatori del turismo ad acquisire consapevolezza circa le sfide e le opportunità che caratterizzano il lavoro nel settore turistico. Infine, desideriamo ringraziare in particolare gli operatori pastorali per tutte le energie quotidianamente profuse affinché la Parola di Dio possa illuminare e vivificare questo singolare campo del vivere umano”. I dati diffusi dall’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto) rilevano che su 11 posti di lavoro nel mondo almeno 1 è generato,  direttamente o indirettamente, dal turismo, e registrano una costante crescita del fenomeno che coinvolge milioni di persone in tutti gli angoli della terra. Si parla di un ciclo espansivo, con enormi implicazioni sul piano sociale, economico e culturale, che ha superato le più rosee aspettative. “Basti pensare che nel 1950 i turisti internazionali erano poco più di 25 milioni mentre nel prossimo decennio si stima che potrebbero raggiungere la cifra di 2 miliardi di viaggiatori in tutto il mondo”, evidenzia il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale nel suo messaggio in preparazione alla Giornata mondiale del turismo che si svolgerà il 27 settembre.

Un futuro migliore per tutti

“Il turismo e il lavoro: un futuro migliore per tutti” è il tema della Giornata mondiale del turismo, che ricorre il 27 settembre, promossa dall’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto). Un tema che richiama l’iniziativa: “Il futuro del lavoro”, voluta dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), che quest’anno celebra il suo centenario. “La scelta di trattare il tema del turismo dalla prospettiva del lavoro appare particolarmente opportuna a fronte delle criticità radicate e crescenti che caratterizzano la dimensione lavorativa della vita per moltissime persone, a tutte le latitudini- sottolinea il porporato africano-. Gli obiettivi auspicati della pace, la sicurezza, la promozione e l’inclusione sociale non possono essere raggiunti se si trascura l’impegno congiunto per assicurare a tutti un lavoro dignitoso, equo, libero, costruito intorno alla persona e alle sue esigenze primarie di sviluppo umano integrale”. Papa Francesco ha evidenziato che “lavorare è proprio della persona umana. Esprime la sua dignità di essere creata a immagine di Dio”. Dove non c’è lavoro, non ci può essere progresso, non ci può essere benessere, e sicuramente, non ci può essere un futuro migliore. Il lavoro, che non è solo l’impiego, ma la modalità attraverso cui l’uomo realizza se stesso nella società e nel mondo, è una parte essenziale nel determinare lo sviluppo integrale sia della persona che della comunità nella quale essa vive. Nel videomessaggio ai partecipanti alla  Settimana sociale dei cattolici italiani, il Pontefice ha ribadito che  “siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra creazione: il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. Senza lavoro non c’è dignità”.

Edificazione della civiltà

Come ricorda poi il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa: “La persona è il metro della dignità del lavoro e non c’è alcun dubbio che il lavoro umano abbia un suo valore etico, il quale senza mezzi termini e direttamente rimane legato al fatto che colui che lo compie è una persona”. Con particolare riferimento al turismo, nel suo messaggio per la 24° Giornata mondiale del turismo Giovanni Paolo II spiegava che questo  settore “va considerato come un’espressione particolare della vita sociale, con risvolti economici, finanziari, culturali e con conseguenze decisive per gli individui e i popoli. La sua diretta relazione con lo sviluppo integrale della persona dovrebbe orientarne il servizio, come per le altre attività umane, all’edificazione della civiltà nel senso più autentico e completo, all’edificazione cioè della civiltà dell'amore”. Il ministro vaticano del Welfare evidenzia che “a oggi non sono poche le problematicità legate all’esercizio del lavoro nel settore del turismo, che si declina in professionalità variegate e con mansioni specifiche. Consulenti di viaggio e guide turistiche, chef, sommelier e camerieri, assistenti di volo, animatori, esperti di marketing turistico e social network: in molti operano in condizioni di precarietà e talvolta di illegalità, con retribuzioni non eque, costretti a un lavoro faticoso, spesso lontano dalla famiglia, ad alto rischio di stress e piegato alle regole di una competitività aggressiva”. Indigna poi “lo sfruttamento del lavoro nei paesi poveri ma ad alta vocazione turistica in virtù del ricco patrimonio ambientale e storico-culturale che li caratterizza, dove a trarre beneficio dall’utilizzo delle risorse locali raramente sono i popoli autoctoni. Inaccettabili sono anche gli atti di violenza contro le popolazioni che accolgono, l’offesa della loro identità culturale, e tutte le attività che causano il degrado e lo sfruttamento vorace dell’ambiente”.

Paesi svantaggiati

Al riguardo san Giovanni Paolo II nel 2003 evidenziava che “l’attività turistica può svolgere un ruolo rilevante nella lotta alla povertà, sia dal punto di vista economico, che sociale e culturale. Viaggiando si conoscono luoghi e situazioni diverse, e ci si rende conto di quanto grande sia il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri. Si possono, inoltre, meglio valorizzare le risorse e le attività locali, favorendo il coinvolgimento dei segmenti più poveri della popolazione”. In tal senso, puntualizza il cardinale Turkson, “a ben vedere le potenzialità di sviluppo offerte dal settore del turismo sono riguardevoli, sia in termini di opportunità di impiego che di promozione umana, sociale e culturale. Opportunità che si aprono in particolare ai giovani e che ne incoraggiano la partecipazione come protagonisti del loro sviluppo, magari attraverso iniziative di autoimprenditorialità nei paesi svantaggiati”. Per la Santa Sede è “incoraggiante la dimensione dell’incontro che il lavoro nel turismo può offrire”. Gli operatori del settore a tutti i livelli, nell’esercizio delle loro mansioni quotidiane, in molti casi, hanno “l’opportunità di confrontarsi con persone provenienti dai più diversi paesi del mondo, e di avviare quella conoscenza che costituisce il primo passo per l’abbandono di pregiudizi e stereotipi e per la costruzione di rapporti improntati all’amicizia”. Del turismo come occasione di incontro ha parlato Papa Francesco rivolgendosi ai giovani del Centro turistico giovanile nel marzo scorso, in occasione del 70° anniversario di fondazione dell’associazione. Il Pontefice ha espresso apprezzamento per l’impegno da loro profuso nella promozione di un “turismo lento, non ispirato ai canoni del consumismo o desideroso solo di accumulare esperienze, ma in grado di favorire l’incontro tra le persone e il territorio, e di far crescere nella conoscenza e nel rispetto reciproco”.