Un Paese senza cervello

Cervelli che vanno, cervelli che tornano. E ripartono. Proprio così! Un report realizzato dal gruppo Controesodo fa sapere circa la metà dei 14mila top workers, ossia le menti brillanti del nostro Paese che insegnano nelle università e fanno ricerca, che sono rientrati in Italia negli ultimi 8 anni, hanno scelto nuovamente di trasferirsi all’estero, in un ateneo nordeuropeo, un laboratorio londinese, una multinazionale con sede lontana sia da Roma sia da Milano. 

L'esodo dei cervelli

Il motivo della fuga? Passi l’offerta di lavoro migliore, ma – secondo il dossier – sarebbe la nostalgia per le buone pratiche nel resto d’Europa e l’eccessiva burocrazia a far sì che si lasci tanto facilmente il nostro Paese. Anche le diverse agevolazioni fiscali introdotte dai governi che si sono susseguiti invece di facilitare il rientro dei cervelli alla fine lo hanno reso più difficile: Secondo il Gruppo Controesodo molti sono stati spinti nuovamente via dall'impossibilità di accedere alle agevolazioni fiscali che i vari decreti hanno introdotto, a volte contraddicendosi, altre volte costringendo laureati e ricercatori a pagare le differenze previste tra una legge e la successiva. L’elaborazione dei dati forniti dal ministero delle Finanze consente di calcolare una perdita di gettito di 280 milioni di euro. Ad attirare invece i nostri cervelli in fuga è soprattutto la Germania.