Svelati i dettagli della trattativa Chiesa-governo

Quattro giorni “ad alta intensità“, fra telefonate, richieste, ansie e ferventi attese. Per dare una casa a chi ha lasciato la sua e risolvere un caso spinoso, una matassa intricata nella quale si intrecciavano interessi politici, sociali e umanitari. Poi la fumata bianca: lo sbarco a Catania dei 143 migranti a bordo della nave “Diciotti”, il trasferimento a Messina e quello verso “Mondo Migliore” di Rocca di Papa – centro fondato dal bravissimo dott. Angelo Chiorazzo – ha aperto le sue porte a 100 delle persone giunte sulle coste siciliane. 

Mediazione

Un risultato straordinario, raggiunto grazie al lavoro di Chiesa e governo italiano, con la mediazione decisiva di don Aldo Buonaiuto, direttore di In Terris e sacerdote della Comunità Papa Giovanni XXIII. “Don Aldo conosce il Ministro Salvini e conosce bene anche il Cardinal Bassetti, Presidente della Cei – racconta il presidente dell'Apg23, Giovanni Paolo Ramonda, nel corso di un'intervista rilasciata al sito ufficiale della Comunità fondata da don Benzi -. Da tanti anni la Comunità realizza a Perugia, la Diocesi di Bassetti, un'unità di strada per la liberazione delle donne costrette a prostituirsi“. Nella vicenda della “Diciotti”, spiega, “si era creato un impasse e dunque si è pensato che la Chiesa potesse fare qualcosa. Io come Responsabile sono stato d'accordissimo alla mediazione di don Aldo, il quale è rimasto in stretto contatto con me e mi ha sempre chiesto conferma dei suoi passi. Ed io li ho confermati ben volentieri”. Questo “silenzioso lavoro diplomatico”, sottolinea, “è stato un atto di giustizia. Ha sbloccato una situazione molto critica, insostenibile per i migranti, che stava dividendo il Paese. Ritengo poi molto valido che la Chiesa abbia risposto positivamente alla richiesta di ospitare i profughi. Evidenzia ancora una volta come la Chiesa da secoli sia maestra nell'accoglienza dei poveri“.

Il Papa

La soluzione di una vicenda così complicata si è meritata il riconoscimento del Papa, che, di ritorno dall'Irlanda, ha chiarito di “non averci messo lo zampino“. E' stato, ha evidenziato, “il bravo padre Aldo, che continua l'opera di don Benzi”. “Il fatto che il Papa abbia riconosciuto il ruolo della Papa Giovanni nella diplomazia è un vanto – dice Ramonda – . Conferma questo rapporto con la sede di Pietro che la Comunità ha sempre tenuto sin da quando c'era don Oreste. Con questo Papa poi la collaborazione si stringe sempre di più. Noi mettiamo il nostro carisma a servizio della Chiesa italiana anzitutto, ma anche della Santa Sede“. Ma anche degli ultimi. E, infatti, spiega Ramonda l'Apg23, ha dato disponibilità ad accogliere 40 degli eritrei sbarcati dalla “Diciotti”. 

Il racconto

Maggiori dettagli sui quei giorni difficili li ha forniti lo stesso don Aldo a La Stampa. Che, racconta, ha trepidato sino a martedì, quando i pullman con a bordo i migranti sono partiti per Rocca di Papa e si è scatenata una vera e propria “gara di solidarietà fra diocesi per accoglierli”. Il tutto “con grande felicità del santo Padre che veniva informato della positiva evoluzione di una vicenda tanto dolorosa”. La trattativa, sottolinea, è iniziata da una telefonata dal Viminale sabato mattina. “Con Matteo Salvini ci conosciamo da tempo – spiega -. Da 50 anni alla comunità Giovanni XXIII siamo trasversalmente in contatto con istituzioni e mondo politico. Ci ha insegnato così il nostro fondatore, don Benzi. Interagiamo con tutti senza preclusioni, anche con le 'stanze dei bottoni' dove si possono dare risposte a chi non può aspettare”. Il ministro dell'Interno chiedeva “se fosse ipotizzabile che la Chiesa si prendesse in carico i migranti della Diciotti. Specificando che aspettava la risposta di Irlanda e Albania. Tutti gli altri Paesi Ue avevano detto no all’Italia“. Poi la telefonata al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che “era in Irlanda con il Papa e mi è sembrato felicemente sorpreso. Ha chiesto un’ora per fare alcuni riscontri ma si sentiva che era favorevole e infatti mi ha poi dato conferma. La Chiesa italiana era pronta ad occuparsi in toto dei passeggeri della Diciotti. Assieme alla disponibilità, Bassetti mi ha detto di far riferimento al sottosegretario della Cei, don Ivan Maffeis per seguire personalmente la trattativa”. Felice coincidenza: Maffeis si trovava “nella stessa zona del Trentino dov’era Salvini, così nel pomeriggio si sono potuti incontrare per approfondire le procedure. Intanto da Irlanda e Albania era arrivato il sì a prendersi ciascuna 20 migranti. E poche ore dopo l’incontro con don Maffeis, Salvini dal palco di Pinzolo ha ringraziato la Chiesa italiana. Nel frattempo era avviato l’iter con il Viminale per dare accoglienza immediata”. 

“Mondo Migliore”

La scelta del centro “Mondo Migliore” di Rocca di Papa è stata, sottolinea, il frutto del dialogo fra il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, e il direttore della Caritas, don Francesco Soddu. “La congregazione Oblati di Maria – afferma – ha da tempo messo in piedi una struttura in grado di assistere in modo professionale 300 persone. Qui la mia mediazione è consistita nel verificare se a Rocca di Papa ci fossero condizioni adeguate. Ci è stata data disponibilità immediata e gratuita per un hub di temporanea accoglienza prima di ridistribuire i migranti tra circa trenta diocesi che ne hanno fatto richiesta”. Quando tutte le caselle erano nella giusta posizione mancava un solo passaggio: l'arrivo dei migranti nel paese dei Castelli Romani, avvenuto martedì sera. “Sono arrivati stremati e gli altri 300 ospiti e i volontari della struttura li hanno accolti con un applauso. Ci sono state le prime visite mediche e i primi colloqui per capire le esigenze dei migranti. Parlare loro grazie alla traduzione di una mediatrice culturale fa capire che non sono pacchi da smistare. Hanno ringraziato tutti la Chiesa. Io ho risposto che stavano nella casa dell’unico Dio che si chiama amore e ho portato l’abbraccio del Papa e del cardinale”.