Sterilizzazioni di massa per i rohingya

Dopo il naufragio di lunedì scorso di due imbarcazioni cariche di profughi rohingya che cercavano di raggiungere la costa del Bangladesh, sale a centonovanta il numero di persone morte in fuga dal Myanmar nell'ultimo periodo.

Campi profughi sovraffollati

I rohingya sono spinti a fuggire dalle discriminazioni e dalle violenze del governo del Myanmar, ma spesso, dopo aver affrontato il rischio di naufragio in mare, trovano in Bangladesh una condizione di altrettanta precarietà.

I campo profughi disposti ad accoglierli, infatti, sono sovraffollati a tal punto che le autorità sanitarie bengalesi non esitano a parlare di una delle emergenze più gravi. Di qui la proposta di sterilizzare i campi. Sono oltre seicentomila coloro che sono arrivati negli ultimi mesi, soprattutto dal Rakhine, lo Stato settentrionale del Myanmar dove i rohingya erano maggioranza. Considerando anche coloro che affollavano i campi già prima, i rohingya al confine del Bangladesh attualmente sono quasi un milione.

Controllo delle nascite

Il Bangladesh, Paese estremamente povero, sta provando a far fronte all'emergenza anche attraverso il controllo delle nascite. Pintu Kanti Bhattacharjee, a capo del servizio di pianificazione familiare nel distretto di Cox's Bazar, l'avamposto sul confine che sopporta il grande afflusso dall'agosto scorso, afferma: “Tutta la comunità è stata lasciata indietro deliberatamente” dice all'Afp parlando della mancanza di informazione ed educazione in Myanmar dove i rohingya sono visti come degli intrusi senza diritti di cittadinanza.

Ecco allora che le autorità bengalesi provano a controllare le nascite distribuendo preservativi. Ma non solo, l'ente preposto ha chiesto al governo di approvare un piano per vasectomie per gli uomini e di legatura delle tube per le donne. Ma la richiesta ha scatenato polemiche, tanto che Bhattacharjee è pessimista circa l'attuazione di questa misura.

Non è stato eseguito un censimento ufficiale, ma secondo i funzionari del Bangladesh al momento ci sono circa ventimila donne in gravidanza nei campii profughi e seicento hanno partorito dal momento del loro arrivo nel Paese.