Sos ludopatia: quando il gioco diventa malattia

Regioni

La ludopatia dilaga in Italia, ma questa gravissima emergenza sociale è colpevolmente dimenticata  malgrado, come documenta Ditutticolori, “ci sono decine di realtà della società civile che da tempo studiano e pungolano le istituzioni a porvi rimedio”. Sono oltre 1,3 milioni gli italiani malati patologici di dipendenza da gioco d'azzardo, cioè di ludopatia. Meno del 10% (circa 12mila) sono in cura. Nel 2017 il volume di denaro giocato è stato di 101,8 miliardi di euro. Ma secondo quanto documentato dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, il numero delle puntate registrate in Italia nel 2018 ha raggiunto i 106,8 miliardi, in aumento di circa il 3% rispetto all'anno precedente. In sostanza, e come se ogni italiano scommettesse un totale di 1.780 euro all'anno. Negli ultimi 10 anni sono stati introdotti ben 51 nuovi tipi di gioco e il fatturato è stato quadruplicato; nel 2018 ben 108 miliardi sono sfumati per gratta e vinci, lotterie, superenalotto, bingo, macchinette, scommesse digitali di ogni tipo dalle corse dei cani, cavalli o cammelli, fino alle previsioni metereologiche: un mercato legale, cui segue un più fiorente mercato illegale con gravi conseguenze per l’ammalato di gioco d’azzardo, per la sua famiglia, con pesanti ripercussioni nella sua vita lavorativa e nei rapporti sociali: indebitamenti sempre crescenti che coinvolgono intere famiglie strozzate dalla mano degli usurai.

Le ragioni delll'escalation 

Il Centro nazionale di ricerche attraverso l'Istituto di fisiologia clinica ha individuato l'aumento dei giocatori d'azzardo nella popolazione adulta (15-64 anni).  Sono i ludopatici la nuova emergenza sociale, documenta un' indagine condotta su un campione di centri di ascolto della Caritas Ambrosiana, gli sportelli che offrono la prima assistenza alle persone più disagiate. “Una classe politica poco lungimirante ha in modo assolutamente bipartisan, trasformato il gioco d’azzardo in una vera e propria industria. Il boom di questo settore economico ha prodotto danni collaterali e a farne le spese sono state, soprattutto, le fasce più deboli della popolazione- osservano alla Caritas ambrosiana-. Il fenomeno ha proporzioni ormai importanti. Ciò nonostante, non solo la nostra classe dirigente pare non voler cambiare rotta, ma non riesce nemmeno a correre ai ripari”. Il 71% dei centri di ascolto che hanno riposto all’indagine afferma che il gioco di azzardo è molto o abbastanza diffuso tra i propri utenti, il 58% ritiene di aver avuto la percezione che le persone incontrate avessero problemi di gioco d’azzardo problematico, il 48% dichiara di avere incontrato giocatori patologici. Almeno la metà dei centri Caritas ha intercettato da una a 20 persone in un anno che si sono rovinate con il gioco. E poiché gli utenti dei centri di ascolto sono in maggioranza stranieri, disoccupati, con livelli d’istruzione medio-bassi, l’indagine conferma che le vittime preferenziali del gioco d’azzardo sono proprio le persone con minori risorse economiche e culturali. Condizione che rischia di appesantire ulteriormente il grado di sofferenza sociale diffuso nel territorio della diocesi. La ricerca mette in luce soltanto la punta dell’iceberg. Il gaming crea danni sociali e dipendenza, ma è tassato meno del pane. Sempre più sacerdoti lavorano per liberare pensionati e famiglie dall’illusione del “vincere facile”.

Piaga sommersa

La dipendenza da gioco d’azzardo non è in genere esplicitamente espressa dalle vittime e soltanto l’ascolto paziente è in grado di far emergere il problema. Nel 23% dei casi, infatti, la ludopatia è stata individuata soltanto nel corso di svariati colloqui, nel 11% a indicarla è stato un parente della vittima (in genere la moglie), e solo nel 7% è stata confidata al volontario del centro di ascolto direttamente dalla persona interessata che ha chiesto aiuto proprio in qualità di giocatore. Gli effetti sociali sono facilmente immaginabili. Dal momento che le possibilità di vittoria sono, in genere, minime, le conseguenze sono l’impoverimento ulteriore, l’indebitamento, la solitudine, la frantumazione delle relazioni familiari, fino alla collusione con la microcriminalità o la criminalità organizzata. La conferma viene da un altro strumento della rete di assistenza che fa capo a Caritas Ambrosiana: la fondazione San Bernardino voluta dai vescovi lombardi per aiutare le persone gravemente indebitate e prevenire il fenomeno dell’usura. Secondo l’analisi della fondazione, ogni anno almeno un quarto degli utenti, segnalati proprio dai centri di ascolto Caritas, accumula debiti soprattutto a causa del gioco d’azzardo.