“Sì all’educazione civica in classe, ma non basta”

E' un momento di sfide e opportunità per la scuola. In una lettera aperta al ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti ad analizza le criticità della situazione attuale è un profondo conoscitore del settore come Giuseppe Serio, presidente onorario dall’ Associazione Pedagogica Italiana, direttore scientifico della rivista internazionale di Pedagogia Qualeducazione e autore di numerosi libri sul tema. La lettera inviata a In Terris si rivolge al “ministro del Miur che vuole cambiare l’Italia con la scuola”. Serio si dichiara d’accordo con Fioramonti su un punto: “L’intelligenza è un’energia inesauribile della miniera più originale del mondo, l’uomo, l’essere errante posto da Dio sulla vetta dei valori per essere libero di scegliere da che parte andare alla luce della ragione che distingue la libertà dalla schiavitù, l’odio dall’amore, le urla dal dialogo costruttivo”. Serio premette che “la Costituzione è il fondamento giuridico, democratico, politico, in stile pedagogico, eticamente significativo per la scuola italiana che ha il compito di formare l’uomo della ragione e il cittadino della libertà (non dell’istinto o dell’indifferenza o delle urla) e della speranza di poter essere migliore per contrastare soprattutto il pessimismo”. Anche per questo, secondo Serio, emerge l’esigenza di introdurre nel curricolo scolastico l’Educazione civica , come l’aveva pensata Aldo Moro, allora giovane tra i padri/fondatori.

Cittadinanza attiva

Nel 2018 c’è stata la proposta di legge di iniziativa popolare, fatta propria dall’Anci, di introdurre la cittadinanza attiva nel curricolo scolastico e l’insegnamentodella Costituzione come disciplina didattica. “Recentemente, Luciano Corradini ha definito la nostra Costituzione un tesoro poco conosciuto, poco valorizzato nonostante sia il testamento dei resistenti e costituenti italiani – evidenzia Serio -, Finora non era stato possibile realizzare il decreto Moro sull’Educazione civica (con le circolari dei ministri della pubblica istruzione a firma di Falcucci, Mattarella, Bianco, Misasi, Iervolino, D’Onofrio, Lombardi e Berlinguer) né si è realizzato ciò che propongo nel mio recente lavoro sulla scuola, cioè, il posto cattedra da affidare al docente che superi le prove concorsuali sull’ educazione alla legalità e alla cittadinanza consapevole”. Serio sottolinea che “la cultura costituzionale, attenta alla persona, al cittadino, al lavoratore (articolo 3) la ingloba nel curricolo scolastico per cui è possibile istituire la cattedra specifica affidandola al docente capace di programmare l’attività didattica che fa apprendere le regole della convivenza consapevole”. Il compito essenziale del Miur, prosegue Serio, è di “indicare l’adeguata formazione dei docenti che devono promuovere la media/education per sviluppare negli studenti una nuova competenza comunicativa oltre che la comprensione critica in merito alla natura dei media e delle tecniche per la comunicazione di messaggi significativi”.

Il valore dell’etica pubblica

Si tratta, secondo Serio, del valore dell’Etica pubblica che è fondamentale per la formazione del cittadino. “Il tema è filosofico, sociologico, politico, giuridico e la Costituzione non è una legge ordinaria – spiega il presidente onorario dell’Associazione pedagogica italiana – I padri costituenti la concepirono come il fondamento della dignità della persona, valore della democrazia legittimata dalle buone leggi conformi ai buoni costumi; è il testamento dei costituenti dell’Italia repubblicana in cui il laico Calamandrei, il cattolico Moro, il comunista Togliatti e il liberale Malagodi scelsero il dialogo interculturale per realizzare insieme la Carta dei valori della democrazia italiana”.

Una cattedra specifica

La cultura costituzionale, attenta alle dimensioni della persona, ingloba nel curricolo della scuola l’educazione civica per cui, secondo Serio, è possibile istituire la cattedra specifica e affidarla al docente che ne programma l’attività didattica per fa apprendere le regole della convivenza civile possedendo la necessaria preparazione universitaria sul tema di questo capitale umano. “All’inizio della 18° e travagliata legislatura della Repubblica, c’è stata la proposta di legge di iniziativa popolare, riguardante l’Educazione alla cittadinanza, ma non anche l’istituzione del posto cattedra per l’insegnamento della Costituzione per praticare didatticamente le regole della cittadinanza consapevole che la scuola dei progetti non è sufficiente per raggiungere tale obiettivo e realizzare il progetto di scuola sulla misura della filosofia dell’esistere del discente e del suo ambiente familiare – puntualizza Serio -. La scuola non usa più solo il libro come strumento di formazione; ci sono i media, internet, la telefonia mobile che richiedono un’attenta, responsabile assunzione del linguaggio con cui poter comunicare con le persone”. E, prosegue “dai media, quasi sempre, i giovani scelgono un modello di vita che mette a rischio lo sviluppo armonico della loro personalità in fieri in quanto sono tendenzialmente portati a imitare i divi del cinema e quelli della moda che, quasi sempre, offrono un banale, stravagante comportamento impersonale e, per certi aspetti, anche volgare”.

La proposta ai docenti

Per questa ragione Serio propone ai docenti di far distinguere ai loro studenti l’informazione dalla comunicazione perché, mentre quella li sfiora, questa, invece, li penetra fin nell’interiorità. “Purtroppo, il giovane è consumatore di informazione, spalmata in superficie, povera di comunicazione che, invece, è energia culturale che promuove il suo sviluppo integrale – evidenzia il direttore scientifico della rivista internazionale di Pedagogia Qualeducazione -. La comunicazione implica il conoscere (sapere) con la luce della ragione, non col surrogato elettronico: l’informazione è un linguaggio debole, la comunicazione è un linguaggio fervido ed educativo. La Tv commerciale ha un potere inquinante e riduttivo dello spazio referenziale nella mente: è uno dei persuasori occulti pericolosi perché a livello di fiction propone uno stile di vita incentrato sul guadagno, sul potere, sul successo, sulla carriera brillante che sono obiettivi dell’individuo, non valori della vita”. Inoltre, secondo Serio, “i giovani con i media rischiano di diventare un’isola se non sanno decodificare i messaggi del tempo in cui vivono come soggetti a rischio in quanto l’informazione scorre veloce come il fulmine e scompare nell’effimero”. La comunicazione, invece, è “ciò che resta, filtrato dalla ragione; è energia culturale inesauribile che più la si impiega, più si potenzia (diversamente dalle energie materiali, come il petrolio, che più si usano e più presto si esauriscono)”.

I nuovi strumenti

La comunicazione elettronica, puntualizza  Serio, è “un processo che sostituisce il reale con il virtuale, una possibilità in virtù dell’ipertrofia delle immagini messe in onda da Tv, cinema e pubblicità con cui lo spettatore sprovveduto riceve informazioni ingannatrici che trasformano il mondo delle tendenze in mondo reale”. Per il presidente onorario dell’Associazione pedagogica italiana “il processo educativo sicuramente non deve proibire cinema, Tv, internet e quant’altro della galassia dei mezzi di informazione; se lo facesse, sarebbe risibile; il processo formativo trasforma gradatamente l’informazione in comunicazione”. I media, aggiunge Serio, sono “strumenti che non diffondono idee né sono al servizio di un mondo giusto e solidale; attualmente promuovono frenesia col rischio che si trasformi in sistema che sottomette gli utenti alla logica degli interessi dominanti del momento che apparentemente legittimano la pubblicità come un qualcosa che non è diverso dalla realtà della vita; mi riferisco ai modelli che favoriscono l’audience ricorrendo alla nudità del corpo della donna e/o alla volgarità del linguaggio”.

Istruzione al bivio

La scuola oggi, secondo Serio, “si trova difronte al bivio, lo stesso indicato da  Maritain, in cui ognuno deve compiere le sue scelte: Dio ci ha creati liberi e ponendoci sullo spartiacque che divide il tempo dall’eternità, l’odio dall’amore, la libertà dalla schiavitù e la Trascendenza dall’immanenza”. Quindi, prosegue Serio, “spetta all’uomo scegliere da che parte andare: formazione e comunicazione servono per ricercare la verità di cui l’uomo è o dovrebbe essere un’insaziabile fruitore!”. A giudizio del pedagogista, “i media non devono essere megafoni di linguaggi volgari, ma coraggiosamente devono andare controcorrente, contro lo smarrimento per aprire la mente del giovane alla speranza d’incontrare la Verità per promuovere la comunione tra le persone e i popoli”. Allora, il compito essenziale del ministero dell’Istruzione, ricerca e università è per Serio quello di “indicare una adeguata formazione per i docenti che devono promuovere la media/education per poter sviluppare negli studenti una nuova competenza  in merito alla natura delle tecniche per la comunicazione di messaggi prevalentemente significativi. Comunicare o ricevere messaggi, distinguere l’informazione dalla comunicazione è fondamentale per la ricerca della verità”.

Esempi concreti

Serio indica alcuni modelli possibili: “Se gli studenti diventano produttori di media organizzando il giornale o la radio della scuola che frequentano, imparano anche a verificare come si realizza il lavoro mediatico a seconda delle logiche, dei condizionamenti e delle limitazioni in cui operano”. Oggi, aggiunge, “i giovani corrono il pericolo di essere adescati online da ciò che non serve alla vita”. E “devono sapere perché le mafie sono più forti dello Stato che da anni non riesce a sconfiggerle!” Per Serio “lo Stato se è debole rinunzia alla speranza di costruire una società migliore con la rivoluzione dei valori nei gangli dell’economia globale scegliendo l’Economia di comunione per il superamento del pessimismo e la riforma della Giustizia che, come voleva don Lorenzo Milani, non può continuare a fare le cose giuste tra disuguali”.

Il valore della testimonianza

“Genitori e docenti di questa società disorientata devono testimoniare con la loro vita di non aver paura andando controcorrente, annunciare la vita onesta, serena con il dialogo tra persone diverse in tutto tranne che nel valore della dignità – sostiene il direttore scientifico di Qualeducazione -. Mi piacerebbe che agissero come i ragazzi che nei giorni scorsi hanno contrastato la globalizzazione con il volto sorridente facendo sapere alla classe dirigente del mondo che bisogna smetterla di avvelenare il Creato e di custodirlo come dono di Dio all’uomo”. Serio avverte il bisogno di una formazione diversa dall’accelerazione, che sia creativa per la qualità dell’apprendimento e del comportamento: “Il tempo è un fattore importante per la formazione; è il tempodell’attività didattica che scorre con la necessaria cadenza dell’apprendimento di ciascuno affinché tutti imparino a realizzare il silenzio ascoltando per pochi minuti quello dell’anfora o di un dipinto: il tempo è la porta dell’interiorità dove è più semplice cercare, per esempio, le parole dolci per i genitori o per gli amici”. Perciò “l’apprendimento regolato dal tempo giusto mette in crisi il modello del sovraccarico dei contenuti. Il tempo giusto è un elemento magico che include tutto ciò che bisogna sapere; la conoscenza non è generata dalla frenesia, bensì dall’educazione che è una modalità di apprendimento anche con i media; il sapere non è suddiviso in compartimenti, ma in processi che aprono il cuore alla speranza e nutrono la mente del bambino”.

Contro il bullismo

Educare con i media, secondo Serio, serve anche per “prevenire i fenomeni di bullismo, adottare il tempo di qualità coniugato alla qualità dei contenuti per formare il carattere scegliendo gli strumenti idonei per contrastare lo stress”.  Al presidente onorario dell’Associazione pedagogica italiana piacerebbe, per esempio, che “l’attività didattica iniziasse con l’inno alla gioia di Madre Teresa di Calcutta o l’Ave Maria di Schubert o con la lettura di una poesia scelta in precedenza dai ragazzi”. E “la comunità scolastica, per pochi minuti, inizia con un’attività sportiva (la corsa al fioretto) per il migliorare la squadra, non il singolo alunno. “In tal modo, il docente aiuta gli alunni ad aprirsi alla speranza, a contrastare il pessimismo nel luogo che è il centro vitale per realizzarsi come bisogna essere in base a ciò che si è in potenza – puntualizza Serio -. Il centro vitale è l’alunno che ha bisogno dell’autonomia didattica scelta dal suo docente che lo soddisfa secondo i principi universali dell’esistere di soggetti diversi a cui la scuola del progetto può offrire l’opportunità di realizzarsi in armonia con l’appartenenza alla specifica filosofia di vita di ciascuno”.