SAVE THE CHILDREN: “NEL MONDO 58 MILIONI DI BIMBI SONO SENZA SCUOLA”

Sono 58 milioni i bambini al mondo che non vanno a scuola, mentre quasi 6 milioni muoiono a causa di malattie che in Occidente sono facilmente curabili e prevenibili prima che vengano compiuti i 5 anni, mentre quasi 400 milioni vengono discriminati a causa della loro etnia e religione, e lo stesso numero di quelli che vivono in povertà estrema sotto i 13 anni.

Sono i dati che purtroppo emergono dall’ultimo rapporto di Save The Children, l’ong che da anni si impegna per garantire ai minori una vita adeguata. Per questo l’organizzazione non governativa ha deciso di dare il via alla campagna “Every Last Child. The children the world decided to forget”, mirata a garantire che ogni bambino abbia uguali opportunità di sopravvivenza, di istruzione, di accesso alle cure sanitarie e che possa contare su un’alimentazione che corrisponda ai suoi fabbisogni.

“E’ inaccettabile che ancora oggi nascere nel posto sbagliato significhi perdere alla lotteria della vita – ha affermato  Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia -, non possiamo continuare a tollerare che siano condizioni arbitrarie come il luogo di nascita, l’appartenenza a un’etnia o religione, la situazione economica della famiglia o addirittura l’essere maschio o femmina, a determinare se un bambino sopravvivrà o meno, influenzando la qualità della sua vita. Non possiamo più vivere in un mondo in cui i corpi inermi dei bambini in fuga dalla guerra vengono trascinati a riva sulle coste europee, un mondo dove a milioni di bambini e bambine è precluso quel futuro migliore che la scuola permetterebbe loro di costruirsi”.

I dati del rapporto di Save the Children evidenziano come più della metà dei Paesi per cui sono disponibili dati hanno visto aumentare le disuguaglianze nelle possibilità di vita tra i gruppi etnici e religiosi all’interno del Paese dal 2000 a oggi. Due terzi delle famiglie in povertà che hanno difficoltà ad accedere ai servizi di salute, al cibo e all’educazione fanno parte di una minoranza etnica. Molti dei Paesi che hanno vissuto una forte crescita economica negli ultimi anni non hanno saputo tradurre questa crescita in condizioni di vita più eque per i bambini e in molti casi le disparità si sono addirittura acuite.

Nel report dell’ong, viene sottolineato come l’aumento delle disuguaglianze è causato anche dai numerosi conflitti in corso, che hanno generato un numero incredibile di rifugiati e la conseguente crisi migratoria. Il 2014 ha visto il numero più alto di sfollati mai registrato: quasi 60 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case, la metà dei quali sono bambini. Secondo i dati diffusi da Save the Children, oggi sono più di 145 milioni i bambini rifugiati nel mondo; solo uno su due di loro frequenta la scuola primaria e il tasso scende a uno su quattro per la scuola secondaria. Questi bambini affrontano ostacoli enormi nell’accesso alle cure sanitarie e al cibo di cui hanno bisogno, sono esposti a maggiori rischi di contrarre malattie infettive e trasmissibili e hanno livelli nutrizionali inferiori alla norma.