Rom e Sinti: aiutate 106 famiglie per un totale di 374 persone

Sin dalla sua nascita la Casa della carità di Milano ha lavorato nelle aree più marginalizzate del capoluogo lombardo in insediamenti formali e informali o in edifici abbandonati, dove la maggior parte delle persone incontrate erano famiglie Rom, provenienti dall’Europa dell’est. In questi anni, sono 106 le famiglie, per un totale di 374 persone, di cittadini Rom con cui la Casa della carità ha operato all’interno del progetto “Villaggio Solidale”, realizzato a partire dal 2005 in collaborazione con il Centro ambrosiano di solidarietà. Oggi l’80% di loro lavora e vive in appartamento: il 57% in affitto, mentre il 9% in una casa di proprietà. Sono 163 i bambini e ragazzi che hanno iniziato un percorso scolastico: 45 hanno già raggiunto la licenza media e 28 sono arrivati al diploma superiore o hanno una qualifica professionale. Con gli adulti sono stati realizzati 137 percorsi di inserimento lavorativo.

Il convegno

Le cifre sono state presentate dalla Fondazione Casa della carità nel corso del convegno “Rom e Sinti in Italia? Sail pe!”. Numeri, ma anche storie. Come quella Dora, che arrivata in Italia dalla Romania ha vissuto in una cascina abbandonata e poi al campo attrezzato di Pioltello. Fino ai 30 anni non sapeva né leggere né scrivere. Oggi fa la badante e grazie a questo lavoro è riuscita a sottoscrivere un mutuo e a comprare una casa, dove vive con il marito e i loro quattro figli. O storie come quella di Patrizia che da piccolissima ha vissuto nel campo via San Dionigi, alla periferia sud di Milano. Oggi ha 15 anni, vive in una casa con la sua famiglia, studia e sogna di lavorare in un negozio di moda. “Da sempre la Casa della carità è impegnata a sostenere l’inclusione sociale e i diritti di cittadinanza di chi vive in condizioni di emarginazione, compresi i Rom – afferma il presidente della Fondazione, don Virginio Colmegna su Sir -. Questa esperienza ci dice che superare i campi e costruire percorsi sociali, culturali e di cittadinanza con Rom e Sinti è possibile, ma solo se c’è un accompagnamento delle famiglie verso soluzioni abitative stabili e se c’è un percorso progettuale ampio, fatto per esempio di inserimenti scolastici e lavorativi”.