Rohingya, un massacro: 6.700 uccisi in un mese

Soltanto nell'ultimo mese, circa 6.700 rohingya sarebbero stati uccisi in Myanmar. Di questi, 730 sarebbero bambini sotto i cinque anni. Ma il numero dei decessi è probabilmente sottostimato, perché mancano indagini su coloro che sono fuggiti in Bangladesh, oltre 645mila.

Il rapporto

Questo emerge da un rapporto pubblicato da Medici Senza Frontiere (Msf). “In un mese, dal 25 agosto al 24 settembre 2017, sono morti a causa della violenza in Birmania, nello Stato di Rakhine, almeno 6.700 rohingya, tra cui 730 bambini al di sotto dei 5 anni”. Il bilancio ufficiale delle autorità birmane riferito allo stesso periodo, però, è molto inferiore: 400 vittime, come scrive la Bbc, la maggior parte delle quali indicate come “terroristi islamici”. Dalle violenze di agosto, inoltre, sono più di 645mila i Rohingya fuggiti in Bangladesh, afferma il rapporto di Msf.

Numero sottostimato

Nel 71,7% dei casi, rivela l'organizzazione, i decessi sarebbero stati causati da violenza: persone colpite da armi da fuoco, bruciate vive, percosse o uccise dall'esplosione di mine. “Il numero totale dei decessi è probabilmente sottostimato perché Msf non ha condotto indagini in tutti i campi profughi in Bangladesh, oltre a non essere riuscita a intervistare i rohingya ancora in Birmania”, spiega il dottor Sidney Wong che ha curato il rapporto. “Abbiamo sentito parlare di intere famiglie morte nelle loro case a cui era stato dato fuoco”. Secondo le stime, il numero di rohingya morti nel primo mese dopo l’inizio del conflitto si attesterebbe tra le 9.425 e le 13.759 persone, includendo almeno mille bambini di età inferiore ai 5 anni.

“Gesù Cristo oggi si chiama Rohingya”

Sul tema di questa popolazione a maggioranza musulmana è tornato a parlare anche Papa Francesco, dopo il viaggio in Myanmar e Bangladesh che ha affrontato a cavallo tra novembre e dicembre. La Civiltà Cattolica ha pubblicato conversazioni del Pontefice con alcuni gesuiti, di cui un estratto è uscito oggi sul Corriere della Sera. E a proposito del suo recente viaggio internazionale, il Vescovo di Roma ha ribadito: “Gesù Cristo oggi si chiama Rohingya”.