Razzismo negli stadi, il Milan crea la prima task force

Una task force interna contro il razzismo, incaricata di “svilupperà un programma articolato di attività per sensibilizzare l'opinione pubblica, monitorare e affrontare episodi o comportamenti razzisti sui social media e allo stadio”. Il Milan, che celebra quest'anno il suo 120° anniversario, è il primo club calcistico italiano a istituire una “squadra di pronto intervento” supportata da una società di consulenza per combattere gli atti di razzismo nel calcio italiano. Secondo un'indagine commissionata dall’Unicef, che ha coinvolto 518 adolescenti di cui 118 di origine straniera, il 22.2% del campione degli adolescenti di origine straniera intervistati ha dichiarato di aver subito in prima persona manifestazioni di razzismo.

Derby anti-discriminazione

“Il gruppo operativo ha il compito di agevolare e adottare iniziative ispirate dai più alti standard a favore dell'inclusione e della diversità”, comunica il club meneghino che dopo alcuni mesi di analisi, pianificazione e valutazioni interne ha deciso di accelerare l'avvio del progetto in seguito ai recenti gravi episodi avvenuti in alcuni stadi italiani che hanno generato una reputazione mediatica negativa sul sistema calcio italiano sia a livello nazionale che internazionale. Il progetto parte oggi, durante il derby contro l’Inter, con lo scopo di esprimere la massima solidarietà nei confronti di chi è stato vittima di episodi discriminatori. Lo slogan della partita sarà “Derby against racism” e per celebrare l'iniziativa, i giocatori di entrambe le squadre si posizioneranno al centro del campo di gioco, prima del calcio d'inizio, per posare con uno striscione.

Obiettivo: l’inclusione

“Questa iniziativa è in linea con i valori del club rossonero, che ha lanciato sul palcoscenico della Serie A moltissimi calciatori iconici provenienti dai background culturali più svariati, basti pensare al primo giocatore del Milan di colore a vincere il Pallone d'Oro (Ruud Gullit nel 1987) e al primo calciatore africano a conquistare lo stesso trofeo (George Weah nel 1995)”, riferisce LaPresse. Ivan Gazidis, amministratore delegato del Milan spiega così l’iniziativa, per ora unica in Italia. “Il calcio italiano deve prendere coscienza e assumere una posizione forte contro i comportamenti razzisti- afferma Gazidis-. Il Milan avrà un ruolo di leadership su questo tema, promuovendo dei valori umani fondamentali che riguardano tutti noi. Il calcio agisce da potente esempio sulla forza dell'unità e del lavoro di squadra. Diversità, inclusione e tolleranza aumentano la forza della squadra, del club e della società nel suo insieme. Abbiamo pertanto l'obbligo morale di dover fare tutto il possibile per affrontare questo problema”.

Risonanza mediatica

Riferendosi all'iniziativa “Derby against Racism”, Ivan Gazidis puntualizza: “Con questo primo importantissimo passo vogliamo dimostrare nel modo più chiaro possibile che saremo proattivi e faremo ogni sforzo per combattere il razzismo nel calcio. Questi valori trascendono le rivalità calcistiche. Siamo lieti di avere anche il supporto dell’Inter in questa iniziativa”. Paolo Scaroni, presidente del Milan, aggiunge: “Sono orgoglioso che il Milan stia prendendo provvedimenti per affrontare una delle questioni più importanti del nostro sport e della nostra società. Siamo un club con una grande risonanza mediatica, sono certo che possiamo giocare un ruolo importante nella lotta contro il razzismo”. Le nuove norme, entrate in vigore con la 22° giornata dello scorso campionato di Serie A, prevedono un'accelerazione della procedura di interruzione e sospensione delle partite e un chiarimento definitivo delle responsabilità tra arbitro, ispettori della Figc e responsabile dell'ordine pubblico. Il comitato Onu contro le discriminazioni razziali ha richiamato l’Italia sull'importanza di garantire adeguata e paritaria protezione contro le discriminazioni razziali sia ai cittadini che ai non cittadini.

Emergenza minori

Le discriminazioni raziali non risparmiano il calcio giovanile. L’Unicef Italia, con la campagna “Io come tu”, ha voluto ribadire l’uguaglianza dei diritti e l’eliminazione delle discriminazioni per tutti i minorenni di origine straniera che vivono, crescono, studiano e giocano in Italia. L'articolo 31 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza afferma che gli Stati, oltre a riconoscere ai bambini e ai ragazzi “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della loro età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica”, devono anche rispettare e favorire tali diritti “incoraggiando l'organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali”.