Rapporto Amnesty sui diritti umani: “60 milioni di sfollati nel mondo”

Diritti

Il portavoce nazionale di Amnesty International, Riccardo Noury, ha presentato a Sassari – nell’Aula Segni del complesso universitario di viale Mancini – il Rapporto annuale sui diritti umani 2015-2016. Nel lungo intervento, Noury ha toccato diversi argomenti, evidenziando quelli che coinvolgono direttamente la Regione Sardegna, come la fabbrica di bombe di Domusnovas, che produce armi utilizzate con molta probabilità dall’Arabia Saudita per i bombardamenti nello Yemen, o l’attentato incendiario di Monastir contro il centro destinato ai profughi “La Prefetta” dell’11 ottobre scorso.

“Dobbiamo abituarci alla cultura dell’accoglienza – ha spiegato il rappresentante dell’organizzazione – perché non c’è la minima speranza che i fuggiaschi siriani tornino al loro Paese nel breve periodo, e non solo a causa della guerra, ma delle devastazioni che questa ha provocato”, sottolinenando al contempo come a Sassari vi sia “grande sensibilità per i diritti umani rispetto al resto d’Italia”.

Un altro tema toccato è stato quello relativo alla violazione dei diritti individuali in nome della sicurezza: “Milioni di persone sono state intercettate negli ultimi anni – ha denunciato Noury – la stessa Amnesty è finita nel mirino”. Il rapporto di Amnesty descrive una situazione mondiale non pacifica: solo lo scorso anno sono stati maltrattati o torturati esseri umani in 122 nazioni, sono stati commessi crimini di guerra in diciannove Paesi, mentre altri trenta hanno respinto i rifugiati mettendoli in situazioni di pericolo, in un panorama con circa 60 milioni di persone sfollate. Ma su 160 Paesi esaminati dal Rapporto, non tutti i dati sono negativi. Venti governi hanno riconosciuto legalmente l’unione o il matrimonio tra persone dello stesso sesso e per la prima volta, gli Stati totalmente abolizionisti della pena di morte hanno superato le cento unità.

L’incontro si è concluso in serata nei locali del Vecchio Mulino per ricordare la figura di Giulio Regeni. “I passi avanti fatti per ottenere giustizia sono scarsi – ha spiegato Noury –. Appare sempre più evidente la volontà, sia da parte dell’Egitto sia da parte dell’Italia, di chiudere questa terribile vicenda in fretta e in qualsiasi modo. Per noi però il caso di Giulio non è da consegnare alla memoria, e continueremo a lottare fino a quando non avremo nomi, cognomi e ruolo di chi ha arrestato, fatto sparire, torturato e ucciso Giulio”.