Quando il bicchiere uccide

Quasi 450mila morti in dieci anni. Non è un bollettino di guerra di qualche Paese segnato da conflitti, ma è quello che è accaduto in Italia tra il 2008 e il 2017. Il colpevole? L'alcol. Un nemico subdolo, per cui non esiste divieto di vendita da parte dello Stato Italiano. E se per trovare della cocaina bisogna rivolgersi alla malavita, gli alcolici – anche quelli sopra i 40 gradi – sono facilmente acquistabili ovunque, dal supemercato al bar, dal pub al ristorante. I prezzi: a partire da pochi euro. Gli effetti? Talvolta peggiori di quelli della droga. Eppure, in una classifica delle sostanze psicotrope capaci di alterare la regolare attività mentale, l’alcol è considerato comunemente all’ultimo posto dopo droghe sintetiche, cocaina e fumo.

I danni dell'alcol

Lo rivela l'ultimo rapporto stilato dall'Eurispes e dall'Enpam che, incrociando diversi dati Istat, hanno calcolato i decessi causati dall’alcol in Italia negli ultimi 10 anni. Il risultato è stato agghiacciate: 435mila morti dal 2008 al 2017 per patologie alcol-correlate, incidenti stradali, incidenti sul lavoro, incidenti domestici e omicidi o suicidi legati allo stato di alterazione psicofisica. Di questi – specificano – 296mila e cinquecento sono uomini, 139mila donne. Cifre che pongono l'alcol sul primo gradino del podio tra le sostanze che creano dipendenze più diffusa e, ancor peggio, rappresenta il primo fattore di rischio per la salute in Europa dopo il fumo e l’ipertensione. Praticamente, ne uccide più il bicchiere di molte malattie mortali. Sempre secondo il rapporto Eurispes, i problemi che i medici riscontrano con maggiore frequenza sono: patologie legate ad un’abitudine al consumo eccessivo (53,8%), problemi psicologici legati alla dipendenza da alcol (22,3%), incidenti dovuti alla guida in stato d’ebbrezza (13,4%), problemi legati al bere compulsivo, come coma etilico e intossicazione da alcol (9,9%), infine, in misura minore, incidenti sul lavoro dovuti allo stato di ebbrezza (0,6%). Secondo l’indagine Enpam-Eurispes “Il consumo di alcol tra i cittadini”, un quarto degli italiani associa l’alcol a situazioni di convivialità (23,8%), il 17,1% lo accomuna ad una sensazione di piacere, l’11,9% ad un concetto di spensieratezza, un cittadino su dieci al relax (10,6%). Più contenute le percentuali di chi lo associa ad un’immagine non positiva: fuga dai problemi (9,3%), perdita del controllo (9%), pericolo (7,3%). Negli ultimi anni, è cambiato profondamente il modo di bere: lo si fa sempre di più fuori dai pasti, in dosi massicce e in un tempo circoscritto. Tuttavia, è la precocità del debutto alcolico l’aspetto più preoccupante che emerge dalla ricerca. Il 15,8% ha bevuto il primo bicchiere tra gli 11 e i 13 anni, e tra i maschi la percentuale sale al 20,5%; un terzo della popolazione lo ha fatto tra i 14 e i 17 anni (33,5%), per due su dieci il “debutto” è avvenuto tra i 18 e i 20 anni (20,1%), il 12,4% ha iniziato a bere dopo i vent’anni. Ha assunto alcol prima dei 10 anni il 3,8% degli intervistati: in particolare al Nord-Ovest, dove si registra un numero di bevitori precoci superiore alla media che si attesta al 7,6%.

Il tasso alcolemico

Ma quali sono i reali effetti dell'alcol sull'organismo umano? Dipende dal sesso del bevitore (se maschio o femmina), dall'età e dalla corporature. Ultimo ma non ultimo, se beve a stomaco pieno o lontano dai pasti. La percentuale di alcol presente nel sangue viene indicata dal livello di Tasso Alcolemico. L'alcol viene assorbito dal sangue ed entra in circolo nel corpo passando attraverso lo stomaco e principalmente l'intestino (circa l'80%). Per tale motivo il processo di assorbimento è più lento se nello stomaco o nell'intestino è presente del cibo. L'alcol viene quindi distribuito in tutto il corpo attraverso il flusso sanguineo: si scioglie del sangue e mentre il sangue circola nell'organismo entra e si dissolve nei liquidi contenuti in tutti i tessuti del corpo. Il fegato, i reni, i polmoni e il cervello sono gli organi che assorbono la maggior parte dell'alcol. Il fegato, da solo, riesce a smaltire circa il 90% dell'alcol presente nell'organismo. Ma altri organi, in primis il cervello, possono restare danneggiati dall'eccessiva presenza di alcool nel sangue. Anche il fegato può sostenere solo una quantità limitata di alcol in un dato lasso di tempo. Altrimenti, esaurisce le riserve di gluataione e l'acetaldeide tossico si accumula nell'organismo. Questo puà causare mal di testa e nausea, fino al coma etilico. Solo per avere un'idea della difficoltà che incontra il nostro fegato a smaltire le sostanze nocive, è da notare che ci vogliono almeno tre ore per eliminare l'alcol presente in appena una birra o un bicchiere di vino da 20 cl.

I danni al cervello

Nella giusta misura il vino, la birra o un bicchierino di grappa possono rappresentare l'anima della festa. Ma abbiamo visto che basta superare una linea sottile (e piuttosto fluida) perché l'alcol diventi intossicante. Quali gli effetti della classica “sbronza” sul cervello? Come mai prima sembra risollevare, dare allegria, ma poco dopo dare depressione e sonnolenza? A livello neurologico, l'alcol interviene sull'attività di diversi neutrotrasmettitori, vale a dire i  “messaggeri” che veicolano le informazioni tra neuroni: in particolare inibisce le capacità di risoluzione dei problemi e la memoria; contemporaneamete, aziona un effetto ansiolitico e sedativo simile a quello di alcuni psicofarmaci (ecco perché chi ne fa uso dovrebbe evitare di bere). Inoltre, uno dei più evidenti effetti “soppressivi” dell'alcol è quello di bloccare il corretto funzionamento della corteccia prefrontale e dei lobi temporali, responsabili del pensiero razionale, della capacità di programmare, di fare valutazioni oggettive ma anche – e soprattutto –  di sopprimere la rabbia. Per tale motivo molti bevitori patologici sono spesso persone violente.

Umore su e giu

L'alcol aumenta l'attività dei neuroni della dopamina incoraggiando il rilascio di endorfine. Ecco perché dopo un bicchiere o due, si provano sentimenti di gioia, euforia e condivisione. Ma, dopo un po', l'entusiasmo iniziale muta in tristezza. Questo avviene perché l'alcol ha un andamento bifasico: i suoi effetti, cioè, appaiono diversi e contrastanti a seconda del livello di intossicazione. Evidenze scientifiche suggeriscono che l'allegria alcolica raggiunga un picco quando la concentrazione di alcol nel sangue è pari allo 0,05-0,06%. Oltre, prevalgono gli effetti negativi a prevalere. Per non stare male e no rischiare dipendenze, dunque, bisognerebbe tenere i limiti e bere sempre durante i pasti. Ma dire “no” è molto più problematico dei quello che sembra. Infatti, sulle decisioni individuali ha un forte ruolo anche la pressione sociale – decidere di fermarsi in un contesto in cui tutti gli altri continuano a bere è molto difficile – e psicologiche – il famoso “bere per dimenticare” -. Sempre riprendendo dalla ricerca Eurispes, le motivazioni della sbronza tra i giovani sono varie. Ci si ubriaca – a detta loro – per “sentirsi più grandi” (42%), o perché “lo fanno tutti” (18,4%), perché è “una cosa piacevole” (14,3%), per “fare qualcosa di proibito” (10,2%), per “rilassarsi” e socializzare (8,3%) o per “fare una nuova esperienza” (6,8%).

Dipendenza

Però ricorrere all'alcol per dimenticare i problemi, risolvere le proprie insicurezze o superare un po' di timidezza può essere molto pericoloso. Perchè la dipendenza è dietro l'angolo. L'alcolista – che secondo una definizione di Foquet ripresa dal sito del centro specializzato per la cura dell'alcolismo Cufrad – è un individuo che ha perso la libertà di astenersi dal bere e non riesce a non consumare alcol quotidianamente, ha grandi problemi legati alla vita socio-relazionale. Infatti, arriva a danneggiare gravemente la sua vita lavorativa e anche relazionale. Inoltre, la sua patologia arriva ad interessare tutto il contesto famigliare e quindi tutta la famiglia ne soffre. Un alcolista non potrà mai più tornare a consumare alcol in modo adeguato: l'unica possibilità è l’astensione totale dal consumo di qualsiasi sostanza alcolica. Questo è certamente lo scoglio maggiore da affrontare ma anche un programma da portare avanti con costanza ogni giorno della propria vita.