Privatizzare i figli

Oggi il diritto naturale ad avere un padre potrebbe essere cancellato per via giurisprudenziale. La Corte costituzionale è chiamata ad esaminare la questione riguardante la legittimità costituzionale dell’attuale preclusione all’iscrizione nei registri dello stato civile di un bambino come figlio di due persone dello stesso sesso. I giudici della Consulta sono stati chiamati in causa dal tribunale di Pisa che ha sollevato la questione della legittimità costituzionale degli articoli 449 del codice civile; 29, comma 2, e 44, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre 2000, n. 396; 250 del codice civile; 5 e 8 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, che precludono all’ufficiale di stato civile la formazione di un atto di nascita in cui vengano riconosciute come genitori di un minore, avente nazionalità straniera (acquisita, per nascita, dalla madre gestazionale), due persone dello stesso sesso.

Il caso

In pratica il tribunale toscano rimettente ravvisa un contrasto tra la circostanza che la madre intenzionale, che ha dato il proprio consenso alla procreazione assistita (ed è, secondo l’ordinamento straniero, sposata con la madre gestazionale) risulta, secondo la legge straniera, come genitore e l’impossibilità di formare in Italia un atto di nascita in cui un figlio risulti avere due genitori dello stesso sesso. Nella fattispecie si tratta di decidere sul caso di due donne, una italiana e una americana, che vogliono farsi entrambe riconoscere come mamme di un bambino concepito in una clinica danese, tramite l’ineludibile acquisizione del seme di un donatore, dal momento che in Italia è proibita la fecondazione eterologa per coppie dello stesso sesso. La questione è arrivata al gradino più alto della giurisprudenza italiana proprio perché i funzionari del comune di Pisa si sono rifiutati di registrare due mamme attenendosi al codice civile del nostro Paese. Secondo i giudici di Pisa però ci sarebbe anche una mamma non “gestazionale” perché ha accettato e condiviso il processo di procreazione. Insomma quello che conta sembra essere solo il desiderio della coppia di adulti e non i diritti del bambino ad avere entrambe le figure genitoriali e, nel caso in questione, a non essere programmato fin dal concepimento come orfano del padre. Se la consulta permetterà registrazione di “due madri” saranno legittimate tutte le altre coppie dello stesso sesso che si affidano al turismo riproduttivo per ottenere un figlio. Se l’unico metro di giudizio sarà aver “voluto e desiderato” il bambino allora verrà sdoganato il commercio di gameti maschili e di conseguenza anche la pratica dell’utero in affitto. Oltretutto nessuno considera che la strutturazione della personalità avviene in maniera identificativa, va da sé quindi che è nell’interesse del bambino avere essere cresciuto da due persone di sesso diverso. Non serve dunque un giudice per sapere che quel bambino non è figlio di due mamme, ma di un uomo e di una donna come tutti gli esseri umani, con la differenza che a lui il padre non viene negato da un evento drammatico – un incidente, una malattia o il semplice abbandono del tetto domestico – ma da una scelta di puro egoismo. Un giorno anche per quel bambino la verità brucerà dentro perché la verità non può mai essere del tutto cancellata.

La Francia dice no

Su questo tema, proprio in questi giorni, torna ad interrogarsi anche la Francia. La nuova legge sulla bioetica, che sta per essere approvata, prevede l’apertura della procreazione assistita per tutti, ovvero anche donne single e coppie lesbiche. Il provvedimento è stato anche ribattezzato “Pma senza padre”. Il disegno di legge è stato approvato in prima lettura il 28 settembre e dopo l’approvazione definitiva tutte le donne tra i 18 e 43 anni potranno avere un figlio da sole a spese dello stato, creando così quella “società di singoli individui” denunciata nel documentario di Erik Gandini “La teoria svedese dell’amore”. Domenica 6 ottobre c’è stata la risposta del buon senso del popolo francese. Oltre 600.000 persone sono scese in piazza a Parigi per dire no a questa deriva che stravolge l’antropologia umana. La mobilitazione, animata da diverse sigle laiche e cattoliche, ha ricevuto anche il plauso di mons. Eric de Moulins Beaufort, presidente della Conferenza episcopale francese che ha espressamente detto che il progetto di legge sta trasformando la procreazione in fabbricazione.

L'esposto di CitizenGo Italia

Intanto anche in Italia le associazioni pro life e pro family tengono alta la guardia. Filippo Savarese, direttore di CitizenGO Italia, ha presentato un Esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma in merito a quanto emerso nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto di legge per legalizzare la pratica della maternità surrogata, promossa lo scorso luglio dalle associazioni Luca Coscioni, Certi diritti, Famiglie Arcobaleno, Ufficio Nuovi diritti della CGIL e svolta nella sede romana di quest'ultima. Durante la conferenza stampa – si legge su un post di Savarese – è intervenuta la signora Maria Sole Giardini, trentacinquenne di Terni, che ha dichiarato di aver cercato una donna che risponda “a tutte le condizioni per una maternità solidale secondo la proposta di legge presentata a metà giugno”. La signora Giardini – scrive ancora Savarese – afferma di aver già iniziato a organizzarsi per praticare la maternità surrogata, con l'aiuto dell'Associazione Luca Coscioni, indicando persino il momento in cui – “quando tutto sarà pronto” – avverrà il “rimborso spese” della gestante. Per questo motivo oggi CitizenGO ha chiesto alla Procura della Repubblica di indagare con urgenza su quanto riferito dalla signora Giardini e sul ruolo di eventuale assistenza dell'Associazione Coscioni, accertando se è in atto quella realizzazione o organizzazione della maternità surrogata punita dalla Legge 40/2004, in qualsiasi forma avvenga, con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.