Pomodori, l'etichetta che salva il made in Italy

Tutelare il made in Italy anche e soprattutto preservando la tradizione agroalimentare del nostro Paese, a beneficio naturalmente dei consumatori: questo l'obiettivo del nuovo decreto ministeriale, annunciato sulla Gazzetta ufficiale e presentato da Coldiretti, per salvaguardare i prodotti coltivati e, di conseguenza, tutti gli inscatolati come conserve, salse e simili. Un'iniziativa partita direttamente dal Ministero delle Politiche agricole, guidato dal ministro Maurizio Martina, fra i principali sostenitori di un piano che prevede, innanzitutto, l'apposizione dell'etichetta “salva pummarola” sulle confezioni di pomodoro, nella quale verranno indicate con precisione il Paese di coltivazione del pomodoro e il suo Paese di trasformazione.

L'etichettatura

Rientreranno nel provvedimento tutti quei prodotti nei quali vi sia almeno il 50% di derivazione dal pomodoro: “Finalmente – spiegano dalla Coldiretti in una nota – sono tolte dall'anonimato tutte le coltivazioni di pomodoro diffuse lungo tutta la penisola su circa 72mila ettari da 8 mila imprenditori agricoli e destinati a 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro in Italia ben 10 mila persone”. L'obbligo di etichettatura, dunque, non andrà a tutelare solo il consumatore ma anche l'attività dei lavoratori impiegati nel settore agricolo per curare e raccogliere dei prodotti di qualità che, per dare un'idea, viene prodotto ai ritmi di oltre 5 miliardi di chili in salsa di pomodoro italiana (tra i prodotti più importanti della dieta mediterranea, come dimostra l'82% dei consumatori emersi dalla consultazione online). Tra i sostenitori dell'iniziativa anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.

Carichi esteri

L'etichettatura dei pomodori potrebbe garantire una tutela non indifferente, anche in ottica dei 170 milioni di chili di derivati da questo ortaggio arrivati in Italia solo nel 2017 (per la maggior parte da Stati Uniti e Cina). Numeri da capogiro se si pensa che questa quantità significa il 25% della produzione nazionale in equivalente di pomodoro fresco: “Dalle navi – hanno spiegato ancora dalla Coldiretti – sbarcano in fusti da duecento chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare come italiano poichè nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro”. Rischio che verrà scongiurato con la “salva pummarola”. Nel caso tutte le operazioni, dalla raccolta al trattamento, fossero svolte in Italia sull'etichetta verrebbe specificato: “Origine del pomodoro: Italia”.