Plastic tax: una tassa che uccide

T

ra le novità contenute nella bozza della manovra economica, ne troviamo una in particolare che ha generato diverse discordie. Stiamo parlando della Plastic tax, ovvero la tassa sulla plastica. Ma che cos'è esattamente e soprattutto chi andrà a colpire maggiormente fra aziende del settore e comuni cittadini? Un' imposta che entrerebbe in vigore già da prossimo 2020, colpendo maggiormente i prodotti monouso che arriveranno ad essere tassati un euro al chilo, come ad esempio le classiche bottigliette, i tappi, le buste della spesa, ma anche tutti quei materiali fatti di plastica utilizzati per proteggere e per imballare, il così detto packaging. 

Perchè una tassa sulla plastica 

Lo scopo di questa nuova tassa vuole essere quello di salvaguardare l'ambiente, riducendone l'innumerevole quantità, quasi sempre monouso, riducendo così i rifiuti e conseguentemente l'inquinamento che ne comporta. Una tassa questa, che in parte recepisce anche la direttiva europea del Consiglio Ue che sancisce l'utilizzo di quei prodotti in plastica vietandone l'utilizzo laddove vi siano delle reali alternative. Non saranno infatti colpiti, quei prodotti come le siringhe, le taniche o tutto ciò che se pur in plastica possa però essere riutilizzato. 

Chi colpirà maggiormente 

Ma la vera domanda che dovremmo porci è chi realmente andrà a pagare nel senso letterale del termine questa tassa? Saranno le stesse imprese che la producono che comunque se ne servono oppure saranno i singoli cittadini, che specie nel settore alimentare si troveranno a fare i conti con costi maggiorati forse addirittura raddoppiati? Un tema toccato anche da Coldiretti, che vede la nuova tassa come un rischio anche per quei settori produttivi del nostro Made in Italy: “La plastic tax andrà a colpire due terzi della spesa sulle tavole delle famiglie, rischiando di penalizzare l'intera filiera agroalimentare dove si concentra ben il 76% degli imballaggi in plastica”. 

L'opinione di Legambiente

L'ingegnere ambientale, Stefano Ciafani, presidente di Legambiente sostiene che la tassa sulla plastica  di fatto permetterebbe di affrontare il problema ambientale. A suo avviso andrebbe modulata in due punti cardini: “il primo quello dovrebbe riguardare non solo gli imballaggi ma tutti i manufatti creati con la plastica, e il secondo che andrebbero esentati sia quei prodotti fatti con plastica compostabile sia quelli realizzati con plastica riciclata. Bisogna penalizzare tutto ciò che non va a riciclo in tutti i settori”. Per quanto riguarda su chi realmente ne pagherà il vero costo della tassa, non ha dubbi che sia il cittadino, cosa che però potrebbe portare comunque ad un bene, vale a dire all'orientamento dei consumi.

Forte no alla plastic tax da parte di Assindustria Venetocentro Padova Treviso 

Arriva il no alla plastic tax per voce di Massimo Slaviero, Presidente del Gruppo Gomma Plastica e chimico di Assindustria Venetocentro Imprenditori Padova Treviso: ” non si agevola l'ambiente tassando gli imballaggi, al contrario, il risultato sarebbe un aggravio dei costi per le famiglie e una potenziale contrazione dei consumi, senza generare alcun tipo di output positivo in termini ambientali. La plastic tax, che inciderà per oltre il 100% sul costo della materia prima (mille euro a tonnellata), rischia di affossare ulteriormente la competitività di un settore di eccellenza che sta già intraprendendo una transizione verso soluzioni più sostenibili. Già oggi, infatti il 15 % della plastica utilizzata proviene da economia circolare, con un trend in continua crescita. Le nostre aziende riconoscono che l'utilizzo degli imballaggi in plastica, essenziali per ridurre gli sprechi di cibo, va responsabilmente gestito anche nella sua fase terminale e stanno investendo in questo senso. La transizione energetica va affrontata, ma incentivando l'innovazione e la tecnologia. Chiedere un patto con le imprese per programmare un Green New Deal come ha fatto il premier Conte e poi mettere tasse per fare cassa è un controsenso concettuale. Il Governo si metta d'accorso con se stesso. Il sentiment tra gli imprenditori padovani e trevigiani della gomma plastica è molto negativo, perché dopo anni difficili, con contrazioni importanti, non è immaginabile investire e cercare competitività e poi essere affondati da tasse mirate su un singolo settore e che colpendo i prodotti italiani favoriranno le importazioni dai produttori nostri concorrenti. Rischiano investimenti, linee di produzione, indotto, occupazione lungo la filiera. Le imprese, peraltro già oggi pagano un contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per un ammontare di 450 milioni di euro all'anno, dei quali 350 vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata. L'introduzione di una tassa sulla plastica equivarrebbe, quindi, a una sorta di doppia imposizione e, come tale, sarebbe ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico e sociale”.