Piano freddo, la Caritas accusa il Comune

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Il direttore della Caritas di Roma, mons. Enrico Feroci, boccia senza appello il modo in cui il Comune di Roma ha gestito e continua a gestire l'emergenza freddo. Nel mirino non solo i ritardi ma anche quella che mons. Feroci definisce senza mezzi termini una mancanza di rispetto nei confronti dei senzatetto. Secondo il direttore della Caritas il “Piano freddo” del Comune ripropone “una misura di emergenza come avveniva negli anni Novanta: senza programmazione, senza coinvolgere le realtà che operano ogni giorno a fianco di chi vive in strada e, soprattutto, senza il minimo rispetto di chi dorme sotto colonnati e ponti proponendogli il 'caldo' di una tenda”. Monsignor Feroci commenta così la decisione dell'amministrazione capitolina di affidare alla Croce rossa la gestione di 30 posti con una tendopoli nel X municipio e alla notizia che altri municipi stanno cercando la collaborazione di altre associazioni per fare la stessa cosa.

“A Roma si installano le tendopoli, non per le conseguenze di un terremoto o per accogliere dei profughi in fuga da una guerra – afferma monsignor Feroci – A Roma il 20 gennaio si installano delle tendopoli per non far dormire al 'freddo' un numero peraltro esiguo di senza dimora, dopo che nel mese di dicembre sono decedute cinque persone in strada nella totale indifferenza delle Istituzioni e senza che nessuno abbia chiesto perdono per queste morti”. Secondo il direttore della Caritas di Roma “si tratta di un considerevole passo indietro rispetto alle soluzioni emerse negli anni precedenti che, seppure non strutturali, riguardavano alloggi più confortevoli per un numero molto più ampio di persone. Ringraziando i volontari della Croce Rossa che ancora una volta non fanno mancare il loro prezioso contributo per il sostegno alle persone senza dimora, come Caritas riteniamo che questo tipo di accoglienza non sia dignitosa“.

“Ancora una volta – accusa il direttore della Caritas – Roma si fa cogliere di sorpresa dai problemi causati dal freddo per il pericolo di assideramento per chi vive in strada, una situazione che di fatto torna ogni anno. Perché non si è pensato prima a programmare le iniziative per gestire questo difficile momento di vita per i più fragili? Perché esistono protocolli di intervento precisi per gestire la viabilità in caso di gelo ma non si riesce a fare lo stesso per le persone che vivono in strada? Già a maggio dello scorso anno, con alle spalle la stagione invernale, la Caritas chiese la convocazione di un tavolo di lavoro per preparare la città all'inverno successivo, ma nulla è stato pensato e fatto. L'Amministrazione sta dimostrando di avere molte difficoltà nel definire un piano organico per affrontare il problema della povertà estrema in modo multidimensionale, restituendo dignità' alla persone e la possibilità di svincolarsi dal bisogno senza creare cronicità e ulteriori disagi”. Secondo monsignor Feroci, “il tema delle migliaia di persone che vivono in strada va affrontato impegnandosi in piani di intervento organici che sappiano rispondere alle complesse e articolate storie dei poveri. Siamo convinti che costruire progetti per il bene delle persone richiede piani diversi di collaborazione dove ognuno si spende secondo le proprie responsabilità istituzionali. Per questo richiediamo con forza alle Istituzioni un piano di intervento complessivo per le persone senza fissa dimora che renda migliore la nostra città e la vita di coloro che con fatica la abitano”.