Periferie tra conflitti sociali e roghi tossici

Èun dossier di 459 pagine quello presentato il 19 dicembre dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. Il quadro che viene tracciato è sconfortante.

15milioni di italiani vivono in quartieri suburbani, lambiti o al cui interno si registrano insediamenti formali e informali con 28mila persone di etnia rom600mila migranti.

Roghi tossici

In queste enclavi vi sono poi “elementi di pericolosità prodotti da comportamenti a forti impatti negativi sull’ambiente”, che vanno dalla “realizzazione di edifici abusivi, alle discariche e ai roghi di materiali tossici fino allo smaltimento illegale di rifiuti”. Periferie in cui si rischia, inoltre “di alimentare il conflitto sociale tra ceti deboli, fra italiani impoveriti e migranti senza certa collocazione”.

Il problema dei roghi tossici, vera e propria minaccia al diritto alla salute dei cittadini, risulta particolarmente pervasivo nella Capitale. La Commissione, infatti, “segnala la particolare urgenza di dare una risposta rapida ed efficace al fenomeno dei roghi tossici, che desta allarme e genera, davanti ad una inerzia e rimpallo di responsabilità dei vari livelli decisionali delle istituzioni, sentimenti di delusione, rabbia e indignazione”.

Di qui la sollecitazione affinché vengano applicate quelle misure normative che potrebbero trovare riferimento nella legislazione introdotta sul tema Terra dei fuochi in Campania”. Il tema dei roghi tossici è stato affrontato anche nel corso di una conferenza stampa alla Camera lo scorso 13 dicembre. In quella sede i Comitati di Quartiere, in presenza anche di Fabio Rampelli (FdI), componente della Commissione, hanno annunciato che “se non avremo risposte, creeremo un presidio fisso davanti piazza Montecitorio”.

Il commento di Morassut

Dopo la presentazione del rapporto conclusivo, Roberto Morassut, vicepresidente della Commissione, ha detto: “La Commissione era nata come una Commissione inquirente ma è poi diventata uno strumento di più ampio raggio di studio delle città. Per la prima volta dopo tanti anni, il Parlamento è tornato alla grande tradizione delle commissioni di inchiesta“.