Perché ancora oggi si muore di amianto

Asbesto, cadmio, cloruro di vinile: sono solo alcuni degli agenti patogeni, cancerogeni, a cui spesso inconsapevolmente l'essere umano è esposto. E la mancata percezione di tale esposizione non deriva altro che dalla sua “quotidianità”, in quanto sostanze come l'amianto possono far parte di un edificio, di una tubatura o semplicemente di un deposito di rifiuti. Va da sè che, in un tale contesto di azione invisibile, informazione e prevenzione assumano un'importanza vitale, sia per conoscere punti e modalità di deposito degli agenti in questione che per le precauzioni da prendere per ridurre al minimo le possibilità di intossicazione. E non è sempre facile: l'Osservatorio nazionale amianto (Ona), che monitora i potenziali focolai di contagio da amianto, offrendo assistenza alle vittime sul piano medico, legale e assistenziale, identifica alcune variabili estremamente importanti in merito a una possibile esposizione, indicando nell'ambito edilizio quello potenzialmente più a rischio, specie in caso di presenza di asbesto in uno stato pulverulento. Un fattore dai possibili risvolti drammatici che, inevitabilmente, apre una finestra sulle categorie più esposte alle polveri sottili, a cominciare dai Vigili del fuoco, i primi e, gioco forza, i più vulnerabili. E non solo sul piano salutistico: “In caso di terremoti o incendi – ha spiegato a Interris.it l'avvocato Elia Cascone, dell'Associazione Otc (Obiettivo tutela civica, che presta servizi al cittadino in materia sociale ed ambientale) – l'esposizione al pericolo non è solo elevata ma anche continuativa. Ma per loro una tutela manca ancora”. E l'Italia rappresenta un caso limite: secondo l'Ona, 40 milioni di tonnellate di materiali contengono amianto in circa un milione di siti (censimento 2019). E ogni anno, più di mille persone muoiono per tumori legati all’esposizione ad amianto cancerogeno.

Avvocato Cascone, la questione amianto si inserisce purtroppo in un ambito di quotidianità, fra strutture tuttora costituite in parte da questo materiale e resti di lamiere abbandonati, spesso anche nei pressi di centri abitati. Esiste una mappatura delle aree più esposte al rischio di intossicazione?
“Dalla data di messa al bando – ovvero dalla legge 257 del 1992 – si sono avvicendate una serie di azioni – alcune, peraltro, suggerite o anche imposte dallo Stato alle amministrazioni locali – con l’intento di individuare una mappa dei territori contaminati. Gli enti coinvolti nella gestione dei dati al fine di delineare il quadro generale sono l’Arpa, le Asl, le regioni, i comuni che sono obbligate a pubblicare i dati di mappatura, garantendone la divulgazione. Ad oggi, dunque, ancora manca un coordinamento tra i diversi organismi competenti”.

Le recenti proteste dei Vigili del fuoco hanno posto un grave accento non solo sulle poche tutele di una categoria estremamente esposta, ma anche sui rischi da loro corsi, e finora poco trattati, come quello legato allo stesso amianto. Esiste uno sforzo legislativo, in questo senso, per garantirne una maggiore tutela? E' stato effettuato uno studio che certifica una casistica definita di sospette intossicazioni?
“Sicuramente quella dei Vigili del fuoco è una delle categorie esposte ad amianto. Basti pensare ai loro interventi in casi emergenziali come alluvioni, terremoti, ecc. In queste occasioni sono costretti a scavare tra le macerie, venendo a contatto con materiale cancerogeno per salvare le vite umane. Per quanto riguarda lo sforzo legislativo, attendiamo di vedere il testo definitivo della Legge di Bilancio 2020. C’è un dato rilevante su cui riflettere: dal Registro Nazionale dei mesoteliomi emerge ancora una volta come il maggior numero di casi si verifichi nel settore dell’edilizia. E’ evidente, quindi, come il Corpo dei Vigili del fuoco, in costante contatto con detriti e materiale edile ridotto allo stato pulverulento, soprattutto in caso di terremoti o incendi, sia continuamente esposto a questo pericolo”.

A che punto siamo con la prevenzione? Esiste un programma di bonifica sufficiente perlomeno sui casi più gravi in cui è maggiore la densità di materiali composti da amianto? Vi sono zone più esposte di altre o vittime di più casi certificati?
“Dal censimento effettuato in Italia relativo alle annualità tra il 1993 ed il 2012 sono emersi 21.463 casi di mesotelioma e le regioni più colpite risultano essere il Piemonte e la Lombardia. Tuttavia, su questo dato bisogna tenere conto della parzialità dei riscontri in molte altre regioni. Alcune amministrazioni regionali hanno adottato programmi di prevenzione ma non c’è dubbio che ci sia sempre necessità di una maggiore responsabilizzazione in questo ambito specifico”.

Quali tutele vi sono per le famiglie di vittime di amianto?
“In caso di loro morte prematura, i diritti in qualità di eredi spettano alla famiglia del de cuius. Le famiglie possono chiedere il riconoscimento dei benefici spettanti alle vittime del dovere e in alcuni casi con attribuzione delle stesse prestazioni riconosciute alle vittime del terrorismo. Nel corso della mia attività con l’Associazione O.T.C. (Obiettivo Tutela Civica), io e i miei colleghi siamo entrati a contatto con il dolore dei lavoratori ammalati a causa dell’esposizione ad amianto e altri cancerogeni e siamo stati testimoni del senso di ingiustizia vissuto da molti di loro e dalle loro famiglie. Non è un dramma singolo, ma tocca tutta la famiglia perché non sono mancati i casi di congiunti ammalati per il contatto con indumenti indossati durante il turno di lavoro”.


L'avvocato Elia Cascone