Pena di morte: storico calo

La pena di morte nel mondo subisce un arresto. Il rapporto annuale di Amnesty International attesta che nel 2017 si è registrato un calo del 4%, mentre le condanne a morte scendono da 3.117 nel 2016 a 2.591 nel 2017 in 53 Stati. Il documento rileva che oltre la metà degli Stati nel mondo hanno abolito l'estrema condanna, tra questi si registra l'ingresso nell'ultimo anno della Guinea e della Mongolia. Ci sono poi Stati che l'hanno abolita per i reati comuni (il Guatemala) e in cui, come nel caso del Kenya, è stato cancellato l’obbligo di imporre la pena di morte per omicidio. Burkina Faso e Ciad, invece, si stanno avviando a introdurre nuove leggi o a modificare quelle in vigore per abrogare la pena capitale. In Gambia è stata abrogata nel febbraio 2018.

“Grazie a tali progressi – ha dichiarato il segretario generale di Amnesty, Salil Shetty – l’Africa sub-sahariana sta rinnovando la speranza di un’abolizione generalizzata della pena più crudele, disumana e degradante che esista. Il resto del mondo dovrebbe seguire tale esempio: i Paesi che manterranno le esecuzioni capitali nei loro ordinamenti saranno via via sempre più isolati”. Riguardo all'Asia, Shetty ha sottolineato che “il fatto che alcuni Paesi continuino a ricorrere ad essa per reati legati al traffico di sostanze illecite resta inquietante. Le notizia che arrivano da Iran e Malesia indicano però che è in corso un cambiamento”. I Paesi in cui si comminano più condanne ed esecuzioni sono Cina, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Pakistan. Per la Cina non è possibile avere una stima della pena di morte, perché Pechino non fornisce informazioni al riguardo.

Le condanne a morte, infine, aumentano negli Stati Uniti, che sono dunque in controtendenza: in aumento dalle 32 del 2016 (cifra più bassa mai registrata dal 1973) alle 41 del 2017. Altro dato negativo il fatto che Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Kuwait siano tornati ad eseguire pene capitali dopo un periodo di interruzione.