Nella disabilità, l'inclusione passa anche dalle leggi

inclusione

In base ai dati pubblicati dal Casellario dei beneficiari di pensione di INPS e dalla apposita sezione di ISTAT denominata Disabilità in cifre, il numero di persone con disabilità in Italia risulta ammontare a 4 milioni e 360 mila persone, di questi 3 milioni e 119 mila hanno limitazioni gravi ed oltre 1 milione e 900 mila persone tra queste ha più di 65 anni di età.

Fatta questa doverosa premessa, è utile sottolineare, che, per quanto concerne la tutela delle persone con disabilità, in Italia abbiamo una legge quadro tra le più progredite al mondo, la legge 104/92 di cui, peraltro, lo scorso 5 febbraio ricorreva il ventottesimo anno dalla sua promulgazione. Il legislatore, con la stesura della legge 104/92, si pose come obiettivo fondamentale la realizzazione – anche e soprattutto per le persone con disabilità – di quanto sancito dall’articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana che così recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

La legge 104/92 al fine di raggiungere e rendere fattivo il principio di uguaglianza e piena realizzazione delle persone con disabilità agisce attraverso il raggiungimento di quattro obiettivi distinti che qui enumero brevemente: la prevenzione e la rimozione delle cause invalidanti che non rendono possibile la realizzazione della persona, la piena partecipazione della persona con disabilità alla vita sociale e la completa realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali ed il raggiungimento della massima autonomia compatibile con la propria disabilità, l’obbligo di perseguire ogni sforzo al fine di conseguire il recupero sociale e funzionale di ogni persona con minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali assicurando nel contempo le cure e la prevenzione ed in ultima istanza codesta legge ha l’obiettivo di perseguire la libertà, l’autonomia e la dignità umana della persona con disabilità, così come la piena integrazione nella scuola, nella famiglia, nel mondo del lavoro e nella società in genere.

Compiuto questo breve excursus relativo ai fondamenti storici e normativi della legge quadro in materia di disabilità vigente nel nostro Paese è utile esemplificare quali potrebbero essere, a mio modestissimo parere, gli aspetti che il legislatore potrebbe migliorare al fine di rendere maggiormente inclusiva la vita quotidiana delle persone con disabilità. A tal proposito in Italia è fondamentale superare l'approccio prevalentemente medico – sanitario nei confronti della disabilità e considerare maggiormente il condizionamento che la disabilità stessa ha sul contesto familiare e sociale delle persone che ne sono affette. In particolare, la Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità ratificata dal Parlamento Italiano il 24 febbraio 2009 sancisce all’articolo 8 un importante principio in questo senso, accrescendo la consapevolezza e il valore sociale della disabilità: “Sensibilizzare la società nel suo insieme, anche a livello familiare, sulla situazione delle
persone con disabilità; accrescere il rispetto per i diritti e la dignità delle persone con disabilità; combattere gli stereotipi, i pregiudizi e le pratiche dannose concernenti le persone con disabilità, compresi quelli fondati sul sesso e l'età, in tutti gli ambiti; promuovere la consapevolezza delle capacità e i contributi delle persone con disabilità”.

Tanto premesso, attraverso una proficua sinergia di tutte le forze politiche e sociali, al fine di rendere maggiormente fattivo il concetto di inclusione sociale delle persone con disabilità sarebbe necessario: far sì che l’inclusione diventi il valore principale di ogni progettualità architettonica ed urbanistica, l'eliminazione delle barriere sociali, architettoniche e di comunicazione presuppone una maggiore libertà di movimento e di espressione ed è il presupposto fondamentale per giungere ad ulteriori forme di inclusione. In seconda istanza, bisogna colmare il deficit inclusivo nei confronti degli alunni con disabilità nelle scuole italiane di ogni ordine e grado attraverso un maggiore stanziamento di risorse finalizzato all'assunzione e allan formazione di insegnanti di sostegno al fine di consentire un percorso più lineare ed inclusivo agli alunni con disabilità e, nel contempo, valorizzare ed incrementare le competenze degli insegnanti di sostegno. In ultima istanza, last but not least, è fondamentale, al fine di favorire l’inclusione lavorativa e sociale delle persone con disabilità, rivedere la normativa vigente ed in particolare il cosiddetto collocamento mirato sancito dalla legge 68/99 per far si che il tasso di occupazione delle stesse possa aumentare nell’ottica di una maggiore valorizzazione delle competenze – troppo spesso inespresse -, ma anche e soprattutto per far si che la dignità della persona, strettamente correlata al lavoro, non venga mai meno.