Msf: “Emergenza malnutrizione nei centri per migranti”

Drammatico rapporto della ong Medici Senza Frontiere (Msf) sullle condizioni dei migranti detenuti nel centro di detenzione di Sabaa, a Tripoli. Il nuovo dossier pubblicato ieri documenta la carenza di cibo e la malnutrizione, anche gravissima, che colpisce nel centro, uno dei sette gestiti da una divisione del ministero dell'Interno libico. Qui i medici di Msf hanno accesso almeno una volta a settimana. A Sabaa sono rinchiuse al momento più di 300 persone – eritrei, sudanesi, nigeriani, camerunensi e ghanesi – e di questi circa un terzo sono bambini e ragazzi sotto i 18 anni. L'aspetto “più preoccupante” è la presenza di “malnutrizione gravemente acuta” nel 2% dei migranti nel complesso: una quota che sale al 3% fra i bambini. “Allarmante” è anche la malnutrizione definita “moderatamente acuta”: 5% con un picco del 9% fra i piccoli.

Un pasto ogni 2-3 giorni

I migranti – prosegue Msf – ricevono un pasto ogni 2-3 giorni, mentre i nuovi arrivi possono aspettare fino a 4 giorni prima di poter mangiare. “Ciò che vediamo in questo singolo centro è sintomatico di un sistema incontrollato, ingiustificato e sconsiderato, che mette a serio rischio la vita di rifugiati e migranti” dice Karline Kleijer, responsabile per le emergenze di Msf. “Stiamo parlando di necessità di base che servono a supportare la vita umana. Se non riescono a fornire alle persone cibo, ripari e servizi essenziali in modo costante e adeguato, le autorità libiche devono immediatamente rilasciarle“. Per venire incontro all'emergenza, Msf ha iniziato in febbraio una distribuzione di cibo. “La Libia non è un porto sicuro e il fatto che le politiche europee consentano di riportare le persone soccorse in mare in queste disumane condizioni di detenzione, è del tutto immorale”, conclude Kleijer.