Mons. Frisina: “La musica? Mi ha insegnato ad amare Dio e gli uomini”

La musica aiuta gli uomini a essere uomini. E' un'umanizzazione di cui oggi c'è bisogno in maniera urgente”. A parlare è monsignor Marco Frisina, che dal 1984 è direttore, oltre che fondatore, del Coro della diocesi di Roma. Lo scorso 9 novembre, mons. Frisina ha partecipato alla terza edizione del “Concerto con i poveri e per i poveri” che si è svolto nell'Aula Paolo VI. Ospiti d'onore i poveri che sono stati invitati e che hanno occupato le prime file della sala. Le prime due edizioni del Concerto, nel 2015 e nel 2016, hanno visto rispettivamente la direzione del Maestro Daniel Oren e del Premio Oscar Ennio Morricone. Quest'anno, a dirigere l'Orchestra italiana del Cinema, è stata un'altra eccellenza della musica italiana: il premio Oscar Nicola Piovani che ha eseguito alcuni brani tratti dalla colonna sonora del film “La vita è bella” di Roberto Benigni – per il quale ha vinto nel 1999 il premio Oscar come Miglior Colonna Sonora – e “Pinocchio”. 

Il cuore del Concerto

Il Concerto per i poveri con i poveri, è un evento colto ad offrire una serata di musica edi riflessione spirituale e d'inclusione: nei primi due settore dell'Aula Paolo VI, i posti d'onore, si sono seduti famiglie in difficoltà, senzatetto, anziani e tante persone in situazioni di fragilità e precarietà che, come sottolinea mons. Frisina, normalmente non avrebbero la possibilità di vivere questa esperienza. L'evento è stato organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, con la collaborazione dell'associazione Nova Opera. E' un evento che richiama la III Giornata mondiale dei Poveri – il prossimo 17 novembre – dal tema “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”. 

Chi è mons. Marco Frisina

Nato a Roma nel 1954, dopo gli studi classici si è diplomato in composizione al conservatorio di Santa Cecilia. Ha compiuto Ha compiuto gli studi teologici presso la Pontificia Università Gregoriana conseguendo poi la licenza in Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico. Ordinato sacerdote nel 1982, svolge il suo ministero nella Diocesi di Roma. Attualmente è Presidente della Commissione Diocesana per l'Arte Sacra ed i Beni Culturali, Consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e Rettore della Basilica di Santa Cecilia in Trastevere. Tiene corsi presso la Pontificia Università della Santa Croce e il Pontificio Istituto di Musica Sacra. È anche Accademico Virtuoso Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Letteratura dei Virtuosi al Pantheon, di cui è Assistente Spirituale. Nel 1984 ha fondato – e da allora dirige – il Coro della Diocesi di Roma, con il quale anima le più importanti liturgie diocesane, alcune delle quali presiedute dal Santo Padre. Dal 1985 è anche Maestro Direttore della Pontificia Cappella Musicale Lateranense. Nel 1991 ha avuto inizio la sua collaborazione al progetto internazionale della Rai “Bibbia” sia come consulente biblista che autore delle musiche dei film prodotti. Oltre al Progetto Bibbia, negli anni ha composto le colonne sonore di molti film a tema storico e religioso. Nel 2007 ha composto l’opera teatrale La Divina Commedia, prima trasposizione musicale dell’omonimo capolavoro dantesco. È stato promotore e coordinatore del Primo Convegno delle Corali Italiane, che si è svolto a Roma nel settembre 2014, e del Giubileo delle Corali nell’ottobre 2016, che ha visto la partecipazione di oltre 8.000 cantori provenienti da tutto il mondo. Dal 2015 è Direttore Artistico del “Concerto con i Poveri e per i Poveri” che si tiene in Aula Paolo VI. In Terris lo ha intervistato.

 


Il Concerto per i poveri in Aula Paolo VI – Foto © Facebook Pcpne It

 

Monsignore, lei dal 2016 è direttore artistico del concerto “Per i poveri e con i poveri”. Come è nata questa iniziativa?
“Con l'idea di offrire, non solo a chi normalmente partecipa ai concerti, ma anche ai poveri, la possibilità di ascoltare un concerto con orchestra coro e musicisti importanti. Il concerto ha una duplice ragione: primo di dare la possibilità, anche a chi normalmente non può permetterselo, di assistere a un concerto, secondo per raccogliere le offerte destinate ai più bisognosi e per la carità del Papa. Le prime file dell'Aula Paolo VI saranno riservate ai poveri, sono gli ospiti d'onore”. 

Nelle prime due edizioni ha lavorato fianco a fianco con il maestro Daniel Oren e il Premio Oscar il maestro Ennio Morricone, mentre in quest'ultimo era presente il Premio Oscar Nicola Piovani. Può raccontarci qualcosa di questa esperienza? 
“Sono degli amici, persone straordinarie che provengono da campi musicali diversi. Oren è nell'opera e nel teatro, Morricone nel cinema, Piovani a metà strada tra teatro e cinema. Musicisti di qualità che sono impegnati nella realtà culturale contemporanea. L'esperienza è sempre stata straordinaria, sempre bellissima. Un concerto come questo non è come gli altri, sia per il luogo, sia per il contesto, sia per la presenza dei poveri. Per me è sempre stato un momento molto bello da condividerlo con questi straordinari musicisti e con i poveri”. 

Questo evento accenderà i riflettori sulla condizione di migliaia di persone che, molto spesso, non possono permettersi neanche un pasto caldo. Come può la musica aiutarle?
“La musica aiuta gli uomini a essere uomini. E' un'umanizzazione di cui oggi c'è bisogno in maniera urgente. Per i poveri la musica diventa consolazione, stupore, scoperta e arricchimento interiore. E' sempre bellissimo vedere l'entusiasmo e l'emozione di queste persone che, a volte, non hanno mai avuto la possibilità di accedere a un concerto e ascoltare musica dal vivo, e soprattutto sentendosi personalmente invitati. Alla fine del concerto abbiamo dato loro anche un pasto caldo, un modo per venire incontro anche alle loro necessità più semplici. C'è anche un coinvolgimento di molte associazioni che si occupano della carità, questo trasforma il concerto anche in un momento di forte aggregazione. Questa iniziativa è fatta in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione: l'idea è quella che la nuova evangelizzazione può servirsi della musica e della cultura per portare il Vangelo e fare carità”.

Sant’Agostino: “Chi canta prega due volte”. In che modo la musica e il canto contribuiscono alla relazione con Dio?
“Il canto e la musica orientano l'anima degli uomini; nel caso della musica sacra li orienta verso l'alto, verso Dio. Come se ci fosse una 'magia', diremmo noi, nella musica che è un dono straordinario di Dio in cui i sentimenti, i ricordi, le emozioni vengono orientati verso Dio. E' un modo per facilitare anche l'orientamento delle anime. Questo è il potere che ha la musica, quella sacra, quella che viene usata per la preghiera e la meditazione”. 

Lei è autore dell'opera musicale “La Divina Commedia”, ispirata al poema omonimo di Dante Alighieri. Come ha avuto questa idea?
“Questo poema ha una portata straordinaria, parla di Dio e dell'uomo in maniera unica. Io amo molto Dante e quando lo leggevo mi veniva sempre la voglia di musicarne alcuni brani, ma non ne avevo il coraggio. Poi ho cominciato a scriverne alcuni momenti e ho visto che poteva diventare uno spettacolo teatrale, qualcosa a metà strada tra l'opera e il musical. E' indirizzato soprattutto ai giovani, anche agli studenti che così potevano avere non solo la lezione di letteratura italiana, ma anche la parte emozionale di questo poema. E così è nato questo spettacolo che da tredici anni è ancora in teatro e, da dopo Natale, sarà ancora in giro per l'Italia”. 

Parlando dell'aspetto musicale, lei ha alle spalle decine di anni di carriera. Cosa ha imparato dalla musica?
“Ad amare gli uomini e Dio. Nel senso che con la musica si riconosce la grandezza di Dio nell'uomo e si vede come sia un dono straordinario che penetra nei nostri cuori senza traduzioni e mediazioni, annulla i muri e crea ponti. Io ho imparato che la musica ha un potere grande per raggiungere ogni uomo, indistintamente e portare loro quello che di più bello Dio ci dona”. 

Prima che musicista e direttore di orchestra è un sacerdote. Come ha scoperto la sua vocazione?
“Io ero catechista in parrocchia e frequentavo il conservatorio e lettere. Ero un ragazzo come gli altri, ma la passione per la Parola di Dio mi ha un 'tirato dentro'. Ha contribuito anche l'esperienza in parrocchia come catechista, a contatto con i bambini e i giovani, che mi ha piano piano trascinato verso il Signore e poi verso la vocazione sacerdotale. E ancora adesso è così: alterno la musica alle predicazioni. In realtà tutte le cose sono ricongiunte nel mio ministero”. 

Lei è un'eccellenza italiana nel mondo. Come viene percepita la cultura italiana all'estero?
“Amano l'italiano. Mi è capitato che, dirigendo un'orchestra, cercavo di parlare la lingua del luogo. Invece mi hanno chiesto di esprimermi in italiano. La nostra lingua, con la musica, è un po' internazionale, a causa di tutte le opere e la nomenclatura musicale. Il mondo si aspetta dall'Italia quello che il nostro Paese ha dato nei secoli passati, la grande arte, la letteratura, la musica. Noi dovremmo essere all'altezza di questa grande tradizione”. 

Negli ultimi anni si è accesa una polemica sull’opportunità di restare più o meno legati alla tradizione musicale in occasione delle celebrazioni solenni. Secondo lei, sarebbe possibile modernizzare i canti liturgici? 
“Lo si deve fare senza abbandonare la tradizione, ma rileggendola. La tradizione è un flusso, un fiume che dal passato viene a noi e oltre noi. Se non va oltre noi non ci sarà più nulla. Noi abbiamo il dovere di tradurre la tradizione in maniera contemporanea per poter dare agli uomini di oggi qualcosa di efficace che parli la loro lingua. Questo non significa mai tradire la tradizione, ma riviverla in maniera profonda”. 

Ci sono dei progetti per il futuro di cui può darci qualche piccola anticipazione?
“Sì. Sto scrivendo una nuova raccolta di canti, questa volta mariana che si farà insieme alla Spagna, ma faremo anche un'edizione italiana. Per la Spagna c'è anche un'opera per il teatro e un'oratorio sulla resurrezione per Colonia, in Germania. Poi ci sono anche altre cose di ordinaria amministrazione per la liturgia e la celebrazione”.