Meno viaggi, ma muore un migrante su 18

Nel mar Mediterraneo il tasso di mortalità durante le traversate è in continua crescita: non ce la fa un migrante su 18. Praticamente il doppio rispetto all'anno scorso. Questo, nonostante i cosiddetti “viaggi della speranza” siano notevolmente diminuiti. E' il paradosso segnalato nel nuovo rapporto dell'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, intitolato non a caso “Viaggi disperati”.

Il rapporto

La spiegazione dell'aumento dei decessi è presto detta: in un mare ormai privo di navi umanitarie e con i mezzi dell'operazione europea Sophia arretrati, chi si imbarca verso l'Europa rischia di morire molto più degli scorsi anni. Nel 2017, per esempio, il tasso di mortalità era di una persona su 42. Ora è più che raddoppiato, con oltre 1.600 persone morte o disperse in mare da inizio 2018 nel tentativo di raggiungere l'Europa.

“Questo rapporto conferma ancora una volta che quella del Mediterraneo è una delle traversate più mortali al mondo”, ha dichiarato il direttore dell'ufficio per l'Europa dell'Unhcr, Pascale Moreau. “La sfida non è più stabilire se l'Europa possa gestire i numeri, ma se possa trovare l'umanità per salvare queste vite”.

A fronte dell'emergenza, l'Unhcr, insieme all'Agenzia per le migrazioni delle Nazioni Unite (Iom) chiede soluzioni all'Unione Europea per il salvataggio e lo sbarco delle persone in difficoltà nel Mediterraneo e di incrementare l'accesso a percorsi legali per i rifugiati, per fornire alternative ai tragitti potenzialmente mortali.

Sbarchi e morti nel triennio 2015-2017

Il 2017 si è chiuso registrando il numero più basso di migranti giunti via mare sulle coste dei Paesi del Mediterraneo da quando ha avuto inizio nel 2014 il massiccio flusso di ingressi verso l’Europa. Sono stati complessivamente poco più di 171mila, meno della metà di quanti sbarcarono nel 2016, e ben lontani dall’oltre un milione di migranti giunti in Europa via mare nel 2015. 

I decessi si stimano in 3785 nel 2015, ben 5143 nel 2016 (attualmente la cifra più alta) e 3116 nel 2017, la cifra più bassa. La maggioranza morti nella più pericolosa rotta del Mediterraneo Centrale: quella dal Nord Africa che, dalla Libia porta all’Italia. Lo rivelano i dati della Fondazione Ismu, ente di ricerca indipendente da anni impegnato sui temi della multietnicità e delle migrazioni ripresi su Vita.