Mediterraneo Radio Festival, la Calabria suona Piazzolla: “La musica non ha nemici”

Eventi in streaming, in collaborazione con Rai Radio 3, fra ospiti internazionali e spazio ai giovani musicisti della Calabria. A Interris.it parla il maestro Filippo Arlia

Orchestra Calabria

Se è vero che la musica non conosce confini, il Mediterraneo Radio Festival ne è la prova migliore. Prodotto dell’inesauribile fucina di talento del Conservatorio di Musica “P.I. Tchaikovsky” di Nocera Terinese e, ancora una volta, una medaglia di merito sul petto di una Calabria che mira a valorizzare la propria cultura attraverso la musica. Un deterrente a etichette superficiali, un’offerta ai giovani calabresi che sperano di esibirsi in un teatro stabile sulla propria terra.

E anche una nuova sfida vinta del maestro Filippo Arlia, giovane e brillante direttore d’orchestra che dà vita, in qualità di direttore artistico, alla seconda edizione della rassegna. Pensata per sopperire alle limitazioni imposte dalla pandemia, in collaborazione con Rai Radio 3 e con la presenza di nomi eccellenti del panorama musicale internazionale. Con un convitato speciale come Astor Piazzolla, compositore argentino e anima dell’evento con la sua musica, nel centenario della sua nascita e a quasi trent’anni dalla sua scomparsa.

Maestro Arlia, la musica calabrese offre un altro piccolo gioiello. Un Festival in streaming ma che fa da preludio a una stagione che, si spera, possa essere migliore…
“Dobbiamo avere un occhio positivo. Finalmente il ministro Franceschini ha fatto sì che dal 27 marzo in poi si aprano i teatri. Questa manifestazione in qualche modo prelude a un’apertura del teatro che permetterà al pubblico di tornare tra le mura di quello che è il primo luogo di aggregazione sociale. Ovviamente non sarà facile, c’è molta paura. Penso che passerà qualche tempo prima che i teatri siano di nuovo pieni. Questo però non significa nulla, Dobbiamo prendere questa indicazione con un occhio positivo”.

Una rassegna che supera grandi problematiche di organizzazione vista la situazione attuale. Come verrà strutturata la scaletta?
“Questa seconda edizione nasce per il Covid, perché la manifestazione è a porte chiuse e si svolge in collaborazione con Rai Radio 3, che registra i concerti e poi li trasmetterà su Radio 3 Suite. Inoltre saranno trasmessi anche in streaming, sui canali social del Politeama alle 18.30, tutti i giorni. Un ringraziamento particolare vorrei farlo al sovrintendente del teatro, Gianvito Casadonte, persona molto sensibile agli eventi culturali. Quando ha ricevuto la mia proposta è stato entusiasta di realizzare un festival con dieci concerti tutti diversi fra di loro. Ci sarà la classica, il jazz e anche la musica pop. Avremo uno spettacolo teatrale di Piergiorgio Odifreddi sui misteri delle opere d’arte calabresi. L’edizione assume un connotato particolare perché l’11 marzo, inaugurazione del Festival, è dedicato a un compositore a cui sono particolarmente legato, Astor Piazzolla”.

Praticamente un mito in Argentina, conosciuto solo in minima parte al di qua dell’Atlantico…
“Io suono Piazzolla da 15 anni e io stesso, prima di affrontarne il repertorio, ne avevo una considerazione sbagliata. Credevo fosse un compositore leggero ma così non è. Ha scritto migliaia di numeri di catalogo e anche i musicisti più bravi, per suonare i suoi pezzi, hanno necessità di studiare molto sullo strumento. Il problema italiano, è che quando lui venne in Italia per la prima volta, a Milano, gli venne detto che se voleva essere famoso per gli italiani, doveva scrivere un motivetto facile da fischiare. Inizialmente restio, alla fine scrisse il pezzo più famoso qui da noi, Libertango. Un brano con una struttura molto semplice e, siccome è conosciuto per questo brano, si associa a delle composizioni basilari”.

Da una concezione errata di uno dei più grandi compositori del Novecento a una grande occasione per correggere l’errore…
“Sì. Libertango è l’ultimo dei pezzi che possiamo mettere in ordine di importanza. Ed è da sottolineare che Piazzolla, nei conservatori italiani, non è nei programmi di studio. Eppure un violinista, per suonare Squalo, un brano dedicato al violino, deve studiare parecchio. Sono brani molto complessi ma pressoché sconosciuti nel nostro Paese. Quindi Piazzolla non ha il posto che merita. E manifestazioni come questa hanno l’obiettivo di restituire questa dignità”.

Astor Piazzolla
Astor Piazzolla

E, si può dire, anche un merito per l’orchestra della Calabria, che affida a giovani musicisti dei brani di altissimo livello rendendoli fruibili per il grande pubblico.
“E non dimentichiamo che Piazzolla ha scritto anche per musica sinfonica, come la sinfonia di Buenos Aires per Opera 15. Brani pressoché sconosciuti. Io sono convinto che se il mondo accademico conoscesse questi brani, subito li inserirebbe nel repertorio dei conservatori. Inoltre, essendo molto attuale nell’uso degli strumenti, avvicina molto i giovani alla musica. Potrebbe essere un veicolo intelligente per attirare persone verso l’ascolto della musica”.

Può essere un’occasione per incentivare il rinnovamento dell’insegnamento classico nel nostro Paese?
“Questa è una battaglia che sostengo da tempo. L’insegnamento della musica classica in Europa è stato troppo severo e soprattutto troppo tradizionalista. Tendiamo a conservare a tutti i costi la nostra tradizione e a preservarla dai nemici ma non c’è nessun nemico. Lo disse Mogol: ‘La musica non è giusta o sbagliata ma solo bella o brutta’. E’ l’ascoltatore che può decretarlo. La soddisfazione nel vendere un disco è perché colui che lo acquista lo sta comprando solo perché gli piace. Se i musicisti riescono a non perdersi nel loop della cosiddetta ‘correttezza’ della musica, forse riusciremo ad aprire le barriere. E a far sì che diventi un genere musicale amato da tutti”.

Tante presenze eccellenti e appuntamenti importanti. Questo significa che siete riusciti a creare un prodotto di livello nonostante tutte le difficoltà. Vogliamo ricordarne qualcuno?
“E’ un format pensato proprio in questo modo. Con Rai Radio 3 invitiamo artisti molto importanti, ad esempio il primo flauto della Scala che suonerà il Quintetto di Beethoven con gli studenti del nostro conservatorio o il sassofonista Javier Girotto che suonerà con la nostra orchestra jazz. Un modo per integrare l’ospite internazionale assieme a dei giovani che stanno iniziando ora la loro carriera e che possono fare tesoro”.

Questo evento certifica ancora una volta quanto la musica sinfonica (e non solo) dell’orchestra calabrese stia crescendo. E la battaglia per la creazione di un teatro stabile nella vostra terra deve essere ormai considerata di respiro nazionale.
“La nostra è una terra difficile, tantissimi privilegi non le sono concessi. Ne sentiamo parlare per fatti di cronaca negativi, legati alla criminalità e alla malasanità. Io credo che la costituzione di un teatro stabile e la presenza di un’orchestra, crea un indotto culturale prima ancora che economico. Nel senso che non guadagna solo chi esegue la musica sul palco ma anche chi entra a teatro. Una persona che entra e paga un biglietto per uno spettacolo, o acquista un disco di Beethoven è senza dubbio una persona migliore. Un modo per migliorare le generazioni future”.