Le pigotte sono “made in carcere”

Il Comitato Unicef Civitavecchia per le donne nelle case di reclusione cittadine. Nella mattinata di venerdì l'evento “Made in carcere – New Philosophy and Life Stile” svoltosi presso la casa circondariale di via Aurelia Nord degli Istituti Penitenziari “G. Passerini”, è intervenuto come relatore il noto stilista a livello internazionale Santo Versace sul tema “Nuove prospettive per il lavoro detentivo presso la Casa Circondariale di Civitavecchia”. Le detenute della struttura penitenziaria hanno realizzato le splendide pigotte dell'Unicef che sono state consegnate alla responsabile del Comitato Unicef di Civitavechia Pina Tarantino, a conclusione del progetto che da anni coinvolge le due realtà carcerarie civitavecchiesi. “Questo evento – ha commentato Tarantino – rappresenta un profondo significato educativo e personale per tutti, in particolare per le ospiti della struttura penitenziaria che hanno la possibilità di interloquire con il mondo esterno recependo appieno l’importanza e la vicinanza al prossimo, di cui si sentono parte integrante”.

La storia della pigotta

La pigotta in varie zone della Lombardia, indicava una bambola di pezza fatta in casa, con materiali poveri (avanzi di tessuto e lana). Oggi è un gioco registrato dall'Unicef per sostenere l'infanzia nei paesi in via di sviluppo. Nel 1988 Jo Garçeau, membro del Comitato Unicef di Cinisello Balsamo, creò la prima Pigotta a scopo umanitario. Da allora chiunque può creare una di queste bambole in modo autonomo (l'Unicef fornisce un cartamodello utilizzabile per la forma del corpo ma tutto il resto è lasciato alla creatività di chi la confeziona). Ogni Pigotta è corredata da una cartolina identificativa e viene adottata. Chi adotta una Pigotta contribuisce a tutte le attività che l'Unicef svolge a favore dell'infanzia (vaccinazioni, alimenti terapeutici contro la malnutrizione infantile). Nei primi 18 anni l'Unicef ha raccolto, attraverso la vendita delle Pigotte, 27 milioni di Euro.