Le ong scrivono al Governo: “No alla chiusura dei porti”

I destinatari sono Presidente della Repubblica, Governo e Comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto. I mittenti una sfilza di organizzazioni: A Buon Diritto, Acli, ActionAid, Amnesty international Italia, Arci, Asgi, Casa dei diritti sociali, Cnca, Emergency, Fcei, Intersos, Médecins du monde Missione Italia, Medici senza frontiere e Oxfam. Il contenuto della lettera è protestare contro la chiusura dei porti italiani alle navi delle ong, definita “illegittimo”.

La missiva arrivata sulle scrivanie di Roma oggi dalle associazioni umanitarie denuncia “le gravi violazioni delle norme internazionali, europee e nazionali di cui le autorità italiane si sono rese responsabili, nei recenti casi in cui hanno impedito o ritardato lo sbarco di persone soccorse nell’ambito di operazioni di salvataggio coordinate dall’Italia”. Le organizzazioni evidenziano i vari dubbi e le violazioni delle norme del diritto internazionale del mare, ricordando che l’eventuale respingimento in Libia delle persone soccorse costituirebbe “una gravissima violazione della normativa internazionale, europea e interna, con riferimento sia all’obbligo di condurre le persone soccorse in un ‘luogo sicuro’, sia alle norme in materia di diritti umani e protezione dei richiedenti asilo”. Alle istituzioni viene chiesto che “in nessun caso venga effettuato (direttamente o indirettamente) un respingimento verso la Libia delle persone soccorse; nell’ambito delle future operazioni Sar (Search & rescue) coordinate dall’Italia, il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto indichi tempestivamente il porto sicuro di sbarco alle navi che trasportano le persone soccorse; cessino immediatamente le azioni che ostacolano l’operato delle Ong e di tutti i soggetti impegnati nelle operazioni di salvataggio in mare e che hanno determinato l’aumento del numero di persone morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo (più di 1.400 nel 2018); siano resi pubblici i provvedimenti adottati dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, dal ministero dell’Interno e da ogni altra autorità coinvolta in merito al divieto di attracco e di sbarco nei confronti delle navi impegnate nei soccorsi; il Governo italiano promuova un’equa distribuzione dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati europei non impedendo lo sbarco dei naufraghi ma sostenendo un meccanismo di distribuzione permanente e obbligatorio quale quello previsto dalla riforma del Regolamento di Dublino approvata dal Parlamento europeo”.