La cardiochirurgia che mette al centro il paziente

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Da qualche anno a questa parte il Policlinico romano “Agostino Gemelli” è considerato un'eccellenza nell'ambito della cardiochirurgia. A contribuire in maniera determinante alla conquista di questa fama è stato senz'altro il professor Massimo Massetti, direttore dell’Area Cardiovascolare e della Cardiochirurgia e docente ordinario all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il chirurgo 54enne è il punto di riferimento dell'equipe dell'unità operativa dell'ospedale capitolino a cui si devono successi come quello registrato un anno fa con l’intervento di sostituzione valvolare senza apertura completa dello sterno su una signora di 97 anni.

Il metodo innovativo

La squadra di specialisti ha avuto il merito di portare nel panorama nazionale un metodo innovativo nell'approccio al paziente e nella preparazione del percorso clinico. Il successo del nuovo corso della cardiochirurgia del Policlinico Gemelli segnato dall'arrivo del professor Massetti è stato riconosciuto a livello internazionale in più occasioni. A dicembre scorso, ad esempio, il giovane Federico Cammertoni – il primo a laurearsi con l'attuale direttore dell'Area Cardiovascolare e della Cardiochirurgia dell'ospedale romano – è stato premiato a Minsk, in Bielorussia, per aver presentato il migliore progetto scientifico con una ricerca incentrata proprio sulla chirurgia mini-invasiva della valvola aortica. La vicenda personale e professionale del giovane membro dell'equipe si intreccia indissolubilmente con quella del suo maestro: poteva essere uno dei tanti ricercatori italiani che scelgono, una volta presa la laurea, di emigrare all'estero e invece ha scelto di rimanere nell'ospedale in cui si è formato proprio perchè ha creduto nel progetto dell'”Heart Team”. Lo stesso Cammertoni ha spiegato: “Avevo intenzione di fare il cardiochirurgo e di andarmene perchè qui la cardiochirurgia non era quella che cercavo, era un pò chiusa su se stessa. All'epoca non era facile entrare nelle sale operatorie. Massetti è stato trainante sia sulla mia storia personale che su quella del Gemelli; la sua presenza mi ha convinto a rimanere in Italia e al Gemelli“.

Recupero post-operatorio più veloce

La più grossa innovazione di quest'equipe di lavoro consiste nel puntare su una chirurgia meno invasiva che consente di avere un impatto chirurgico molto meno gravoso sul paziente, limitandosi ad un piccolo taglio e facilitando un recupero più veloce. Questo tipo di intervento agevola il recupero post-operatorio ma comporta anche un indubbio vantaggio estetico. Lo si è visto con l'operazione riuscita sulla paziente di 97 anni di cui si sono occupati tutti i giornali. Il caso della signora quasi centenaria, oggi più attiva che mai, dimostra come l'intervento di sostituzione valvolare con la chirurgia mininvasiva non richieda una selezione di casi, con l'eccezione di chi presenta gravi deformità toraciche. 

Il paziente al centro

Un modello vincente che comincia ad essere adottato anche altrove e che funziona, come spiega Cammertoni, non solo per l'aspetto tecnico ma anche sul piano umano. Si è stabilito. infatti, un approccio nel reparto che si potrebbe definire “pazientecentrico”. A tal proposito, il dottor Cammertoni ha spiegato: “Quello che si fa in molti posti è che il paziente arriva in ospedale ed è costretto a spostarsi di reparto in reparto seguendo la necessità del momento. Molto spesso c'è la sensazione di essere barche in mezzo al mare. Questo ha un impatto anche sui familiari che non sanno a chi riferirsi”. Al Gemelli, al contrario, si adotta un metodo completamente diverso  che privilegia una sorta di umanizzazione della degenza: “Noi – ha spiegato il giovane medico – stiamo cercando di spostare l'ottica; non più una medicina basata sulla malattia o sul reparto, ma piuttosto sul paziente attorno a cui ruotano tutti gli specialisti”. Si cerca, dunque, di mettere le necessità del paziente in primis.

La multidisciplinarietà

Un compito da perseguire a due livelli grazie al ricorso ad ambulatori multidisciplinari in cui più specialisti sono contemporanemente disponibili al servizio del paziente. Un processo che Cammertoni ha spiegato in questi termini: “Dal punto di vista dei reparti abbiamo diversi livelli di cura; alta intensità, media e bassa. Quindi se il paziente ha un'esigenza, resta in un reparto e sono gli specialisti che si muovono, non lui“.  I dati che confrontano i risultati della chirurgia mininvasiva con quella tradizionale sembrano testimoniare i vantaggi della prima: è certificato un più rapido recupero, una minore degenza in ospedale ed un miglior risultato estetico. L'allievo del professor Massetti ha affermato: “I tempi operatori sono un pò più lunghi ma senza che ci siano complicanze post-operatorie. Il paziente viene riabilitato prima e questo lo si vede specialmente su quelli anziani“.

L'Heart Team

Il modello dell'Heart Team è la realizzazione concreta dell'approccio multidisciplinare perseguito dal professor Massetti. Un approccio che si manifesta con le riunioni giornalieri a cui partecipano specialisti diversi tra cui cardiologi, cardiochirurgici, infettivologi, geriatri ed anche psicologi. E' Cammertoni a spiegare in che modo si svolgono queste riunioni fondamentali per stabilire il percorso clinico dei pazienti: “Discutiamo i casi più complessi del dipartimento per arrivare a prendere una decisione condivisa. Dunque, non più il singolo medico che ha il suo paziente, vede e decide da solo ma una valutazione collegiale”. Il risultato di questo tipo di lavoro condiviso è sorprendente: “Abbiamo notato – ha rivelato Cammertoni – che mentre in passato le decisioni di due specialisti erano opposte, adesso c'è maggiore concordanza“. Quindi, l'Heart Team svolge anche una funzione didattica per chi lo compone e vi lavora.  Il lavoro degli specialisti guidati dal professor Massetti ha fatto sì, dunque, che il paziente fosse messo al centro di tutto: “Perchè – ha spiegato in conclusione Cammertoni – vogliamo che i pazienti siano considerati prima di tutto persone e non patologie“.