In piazza per sostenere Alfie e Isaiah

L'appuntamento è a sabato prossimo, 17 febbraio, alle ore 16 a piazzale di Porta Pia, a Roma. Ci saranno gli Universitari per la Vita, a manifestare per sensibilizzare l'opinione pubblica sui casi di due bambini malati che rischiano di morire per interruzione delle cure mediche, come accaduto l'estate scorsa a Londra al piccolo Charlie Gard.

L'appello

“Cari amici – si legge sul profilo Facebook del gruppo – sabato scendiamo in piazza per ribadire il diritto alla vita e a dare supporto a questi due bambini, Alfie e Isaiah, e alle loro famiglie che stanno lottando affinché i loro bambini non subiscano la stessa triste sorte del piccolo Charlie Gard“.

“Alfie è in attesa di sentenza, mentre Isaiah è già condannato e in attesa del processo di appello”, sottolinea la nota. “Supportiamoli – l'invito – e diamo un segno chiaro che le loro vite non ci sono indifferenti!”.

Il caso Alfie

Gli Universitari per la Vita invitano poi a sostenere la famiglia di Alfie Evans acquistando gadget su un sito ad hoc il cui ricavato serve a finanziare le cure del bambino. Quest'ultimo, un anno di età, è ricoverato a Liverpool in coma per una malattia celebrale le cui cause restano ignote ai medici. I camici bianchi, convinti non ci siano possibilità di salvarlo, vorrebbero staccare le macchine che lo tengono in vita.

I genitori si oppongono però a questa ipotesi. La questione è finita davanti ai giudici. Da diversi giorni è in corso in Tribunale l'udienza che vede contrapposti i genitori, 21 anni lui e 20 lei, e i responsabili dell'ospedale. Così come fecero i genitori di Charlie Gard, anche quelli di Alfie stanno portando avanti una battaglia mediatica per sostenere la loro causa.

Il caso Isaiah

Analoga la situazione del piccolo Isaiah. l'Alta corte ha dato il placet ai medici del King's College hospital di Londra, dove è ricoverato, a staccare la spina del bambino di appena 11 mesi, rimasto vittima di un grave danno cerebrale subito dopo la nascita e che sopravvive grazie alla ventilazione di alcuni macchinari. Dura l'opposizione dei genitori.

La mamma Takesha Haastrup ha commentato: “Quando gli parlo reagisce, lentamente, aprendo un occhio. Io vedo un bambino malato, che necessita amore e cure. Io lo amo e posso dargliele. Non è giusto affermare che non ha diritto di vivere”. “Dire che è in condizioni troppo gravi per aver diritto di vivere – ha proseguito la donna – non è giusto, non sta a loro deciderlo”.