Il dramma psicologico dei migranti: Msf attiva una rete di assistenza a Como e Ventimiglia

Non solo Medio Oriente e altre zone di conflitto. L’impegno di Medici senza frontiere si orienta anche verso coloro che, superati gli ostacoli territoriali e i viaggi oltremare, si trovano a fronteggiare il transito frontaliero da un Paese all’altro, in molti casi tutt’altro che facile. Nello specifico, dall’Italia alla Francia. Spesso, infatti, l’aver oltrepassato i confini del proprio Stato d’origine e aver affrontato le difficoltà della traversata nei modi disumani costantemente riportati dalle cronache, coincide con lo sviluppo di una complessa condizione psicologica. Infatti, l’abbandono delle terre natie e il confronto con le nuove realtà, molte volte, costituiscono uno degli ostacoli maggiori, se non il più grande, da affrontare per i migranti. A queste, si aggiungono le difficoltà legate al passaggio di confine, spesso negato o burocraticamente lungo. Per ovviare a tali manifeste problematiche, i medici di Msf, assieme ai volontari impegnati presso i presidi sanitari locali e alle istituzioni, ha intrapreso una campagna di supporto medico e psicologico ai soggetti maggiormente vulnerabili stanziati nei centri di accoglienza.

Sono le città di Como e Ventimiglia i due siti prescelti dagli attivisti-medici, proprio per le gravi condizioni che caratterizzano i loro centri di accoglienza. Nel capoluogo di provincia lombardo, le iniziative di assistenza psicologica si sono concentrate verso i rifugiati del campo allestito dalla Croce rossa: qui trovano posto quasi 300 persone, 175 delle quali sono minori non accompagnati. Sempre nel centro comasco, circa 40 persone, ogni notte, vengono ospitate nell’oratorio della chiesa di San Martino a Rebbio, messo a disposizione dal parroco. Anche qui, sono tantissimi i bambini senza famiglia e, altrettante, sono le donne che vi hanno trovato un riparo stabile. Gran parte di questi migranti, sono perlopiù diretti verso il confine svizzero.

Nella città ligure, invece, opera un team composto da 10 medici volontari e un’ostetrica, oltre ad alcuni mediatori culturali. Nel centro di ospitalità allestito all’interno della Chiesa di Sant’Antonio alle Gianchette, solo nello scorso mese di novembre, sono transitate dalle 80 alle 100 persone al giorno, dirette alla frontiera francese. Un trend che non si è interrotto nemmeno a dicembre: i flussi migratori verso il nord-Europa, infatti, continuano senza sosta e, per questo, sempre più si rendono necessarie le opere di sostegno messe in atto dall’organizzazione Premio Nobel.

Sulle situazioni vissute nei centri d’accoglienza di Como e Ventimiglia, si è espresso, attraverso il sito ufficiale, il capomissione di Msf in Italia, Tommaso Fabbri: “A causa della chiusura delle frontiere, le persone si ritrovano bloccate in una sorta di limbo. Questa situazione è strettamente connessa alle politiche europee in materia di asilo e in particolare al Regolamento di Dublino, che obbliga le persone in cerca di protezione internazionale a iniziare la procedura nel primo paese di arrivo. Questo viene fatto senza tenere conto dei loro legami familiari e culturali, delle loro aspettative per il futuro o della lingua”.

Una condizione di stallo, che grandemente influisce sulle condizioni fisiche e psicologiche dei migranti, specie dei soggetti più deboli e vulnerabili.