Il Cottolengo si avvarrà dell'obiezione di coscienza

carità
Fonte: Cottolengo

Un fermo “No” al biotestamento. E' la posizione, netta, espressa nelle scorse ore dalla direzione della Piccola casa della Divina Provvidenza, fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) nel 1838 a Torino.

A fianco dei malati

La Casa è un istituto di carità con sede principale nel quartiere Aurora che si occupa di assistenza ai portatori di handicap fisici e mentali, agli anziani, agli ammalati in genere, ai minori orfani o comunque senza famiglia, ai tossicodipendenti, ai poveri senza fissa dimora e agli extracomunitari. Nella casa madre di Torino gli assistiti sono 420. In Italia le case di assistenza sono 35, con circa 1.700 assistiti. Il Cottolengo è presente anche all'estero con una quindicina di succursali in India, Kenya, Ecuador, Florida (Usa) e Svizzera.

L'istituto torinese ha annunciato ieri che non applicherà il biotestamento. “Non importa – sostiene il padre generale del Cottolengo, Carmine Arice, ripreso da Ansa – se la legge non prevede l'obiezione di coscienza. Marco Cappato è andato a processo perché accompagna le persone a fare il suicidio assistito. Possiamo andarci anche noi, che nel caso di un conflitto fra la legge e il Vangelo siamo tenuti a scegliere il Vangelo“. Per don Arice, che è stato direttore della pastorale sanitaria della Cei, “il tema vero è quello di creare le condizioni affinché chi è solo e in difficoltà non debba invocare la morte“. Anche perché, rimarca, sotto le nuove norme sul biotestamento “c'è una visione inaccettabile della vita, quella che solo chi è vincente merita di sopravvivere”.

“Seguire l'esempio”

Una scelta, quella del Cottolengo, appoggiata dall'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che ha espresso “apprezzamento” per il netto rifiuto sottolineando come “il diritto alla vita sia prioritario”. “Gli anziani e le persone malate – ha detto l'arcivescovo – vanno difese e tutelate nei loro diritti, e quello della vita è prioritario”. “Invece – spiega – nel nuovo quadro normativo si aprono prospettive pericolose e inquietanti anche sui rischi di abusi motivati dai 'costi' del mantenimento dei malati”.

“La Chiesa – ricorda inoltre Nosiglia – ha già stabilito i criteri della proporzionalità delle cure e si è espressa, anche recentemente con Papa Francesco, contro l'accanimento terapeutico e contro l'eutanasia. Anche il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, ha ribadito che ai vescovi sta a cuore che venga riconosciuta oltre alla possibilità di obiezione di coscienza del singolo medico, anche quella che riguarda le nostre strutture sanitarie”.

Infine, l'arcivescovo esorta anche le altre strutture nazionali a seguire l'esempio del Cottolengo: “Invito dunque le comunità religiose, le istituzioni, le associazioni e tutti i volontari che operano nel mondo sanitario e assistenziale della diocesi di Torino ad avere il coraggio di fare scelte di coerenza morale e di testimonianza anche andando controcorrente. In questo momento difficile e delicato, sostenere una cultura della vita che sia davvero tale è un dovere di ogni persona”.