Iacomini (Unicef Italia): “I bambini che hanno vissuto il trauma della guerra hanno bisogno di normalità”

L’intervista di Interris.it al portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini sul progetto di inclusione scolastica dei piccoli profughi ucraini

© UNICEF/UN0622386/Holerga

Le immagini e le notizie dei bambini sotto le bombe, durante una guerra, o costretti a fuggire lontano da casa provocano un grande dolore, pensando a cosa possano significare per un bambino i traumi del contesto bellico. La paura, i rumori fragorosi, la scarsità di cibo, la perdita della propria casa, del proprio “nido”, e di un parente, forse persino un genitore, l’addio ai suoi compagni di classe e ai suoi compagni di giochi. L’improvvisa e violenta, radicale, scomparsa della sua normalità, della sua vita fino a quel momento. Un cambiamento in grado di imprimere un segno negativo sul suo sviluppo psicofisico. Per far sì che questa incisione interiore passi, o sia lenita il più possibile, è importante aiutare questi soggetti, più vulnerabili, a sentirsi accolti e inclusi, a dar loro spazio, voce e ascolto, soprattutto quando si tratta di minori arrivati senza genitori – anche se, nel caso di quelli che fuggono dalla guerra in corso nell’est Europa, si tratta più che altro di minori separati, cioè affidati a figure terze e ricongiungibili con la famiglia, e non di minori non accompagnati, privi delle cure di un adulto.

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“Compagni di classe”

Questo è esattamente l’obiettivo del kit per l’inclusione scolastica dei piccoli profughi ucraini “Compagni di classe”, lanciato da Unicef Italia. “I bambini dell’Ucraina stanno vivendo qualcosa che ritenevamo impensabile. Nella fuga dal loro paese stanno portando anche i traumi che hanno vissuto. Come Unicef, sin dal primo momento ci siamo attivati per garantire loro tutto il supporto necessario ed ora è importante che anche nelle scuole italiane vengano guidati in un percorso di integrazione e socialità che li aiuterà a elaborare le dolorose esperienze vissute e ritrovare un senso di normalità”, così la presidente di Unicef Italia Carmela Pace. “Con il kit ‘Compagni di classe’ vogliamo fornire uno strumento utile per i bambini, ma anche per gli educatori che si trovano ad affrontare un momento così delicato e importante che può creare legami solidi e duraturi”, ha spiegato. Nel dettaglio, il kit è aperto da una sezione di mediazione linguistica, realizzata con il contributo di Daniela Comandini, insegnante di scuola d’infanzia, laureata in lingue e letterature straniere ed in particolare in russo. Per facilitare la comunicazione, un glossario italiano-ucraino con le frasi “base” per esprimere i propri bisogni, carte con disegni e parole rappresentanti i diversi ambiti della vita quotidiana, un vocabolario interattivo parlante e delle fiabe. Si propongono inoltre varie attività, come la cura collettiva di una piantina, a partire dalla semina, la preparazione di un “kit di benvenuto” per i nuovi compagni di classe, ed altre iniziative utili a esprimersi, come la “sagoma delle emozioni”, in cui i colori utilizzati sono associati alle rispettive emozioni, il “termometro dello star bene”, in cui “misurare” i propri stati d’animo, e la “carta d’identità interiore”, uno spazio di espressione libero da valutazioni e giudizi. Tra i materiali dell’Unicef, sono stati inseriti due documenti elaborati per aiutare scuole e famiglie a parlare del tema del conflitto e un poster delle icone della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in ucraino, in cui sono riportati in breve gli articoli anche in questa lingua.

La guerra e i bambini

Oltre un mese di guerra è costato la vita a 142 bambini, secondo quanto le Nazioni unite hanno potuto verificare al 10 aprile, mentre 230 sono stati feriti. E’ probabile però che la cifra reale, comunica Unicef, sia più alta. L’agenzia Onu per l’infanzia ha anche reso noti altri dati che mostrano la drammaticità della situazione in Ucraina. Si stima infatti che di 3,2 milioni di bambini rimasti nelle loro case, quasi la metà potrebbe essere a rischio di non avere abbastanza cibo, mentre i due terzi di tutti i bambini ucraini sono stati sfollati.  La chiusura delle scuole, con diversi edifici scolastici colpiti dai bombardamenti e ridotti in macerie, ha un impatto significativo sull’apprendimento di 5,7 milioni di bambini in età scolare e di 1,5 milioni di studenti che frequentano l’istruzione superiore.

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L’intervista

Per capire meglio la situazione dei piccoli profughi ucraini e il progetto “Compagni di classe”, Interris ha intervistato il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini.

Quanti bambini profughi arrivano in Italia e quanti altri se ne prevedono?

“Una crisi di tale portata e velocità non ce se l’aspettava, il loro numero si aggiorna di ora in ora ed è in costante aumento. Siamo intorno ai 30mila minori, di  cui i minori stranieri non accompagnati sono 1.400, all’8 aprile. La crisi ucraina riguarda principalmente i minori separati, rispetto ai non accompagnati, perché si tratta di bambine, bambini e adolescenti che spesso si mettono in viaggio con un conoscente, un altro parente o sono affidati a figure terze, per esempio dei vicini di casa o gli stessi autisti del bus, e poi si ricongiungeranno con i genitori”.

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Quali sono i bisogni dei bambini profughi?

“Questi bambini hanno vissuto dei traumi enormi a causa della guerra e sono esposti a qualsiasi tipo di traffico, violenza, sfruttamento. Per prima cosa hanno bisogno di protezione e assistenza immediata, ma bisogna dare loro anche svago, normalità e la possibilità di andare a scuola. Noi Unicef Italia al valico italiano e nei Paesi al confine con l’Ucraina abbiamo dei ‘Punti Blu’, centri specializzati nel sostegno di bambini e famiglie, dove con degli specialisti effettuiamo le pratiche per la protezione, l’assistenza e la registrazione. Qui diamo ospitalità e offriamo assistenza psicologica, sostegno alimentare e facciamo giocare i più piccoli”.

Quanti piccoli profughi ucraini vanno a scuola in Italia?

“Sono stati inseriti 15mila bambini e il percorso è iniziato molto bene, il kit per l’inclusione scolastica, un vademecum su come aiutarli a inserirsi al meglio, parole in italiano e in ucraino, giochi per stare insieme , va a ruba. Oggi nell’inserimento scolastico è importante, non sarà una permanenza breve per cui servono attività da far fare ai bambini per aiutarli a inserirsi e a imparare a comunicare al meglio, mentre con i più grandi cerchiamo di aiutarli a guardarsi dentro”.

Ce ne sono alcuni che grazie alla didattica a distanza restano i contatto con i loro compagni e i loro insegnanti ucraini?

“Si cerca di favorire sia in Ucraina, nelle zone di maggior crisi, sia in Italia, l’insegnamento a distanza, dov’è possibile. In molte province del Paese riescono a promuovere questo tipo di didattica, in 13 regioni su 23 fanno la scuola a distanza. C’è anche piattaforma online, ‘Numo’, che è un asilo ‘digitale’ per i bambini dai 3 ai 6 anni”.