I nuovi nonni: tra social e solitudine

Quella italiana è tra le società più “anziane” al mondo. Se la tendenza non cambierà – come evidenziato da una proiezione Istat nei giorni scorsi – nel 2050 gli over 65 saranno un terzo della popolazione del Bel Paese. L'Italia condivide il poco lusinghiero primato di “società anziana” con il Giappone. Non solo: in entrambe le società si assiste, oggi, a un notevole cambiamento della figura e del ruolo del nonno, con conseguenze per l’intera collettività.

Viva la libertà

In Italia vi sono i cosiddetti “nonni adolescenti”, quelli che non sono più disposti (pressati dai propri impegni, da un rigurgito di gioventù e di recupero del tempo perso) ad andare al parco con i nipoti. Queste persone si sentono, in parte, private della propria libertà (conquistata dopo aver cresciuto i propri figli) e, complice anche una diffusa abitudine a non accettare di buon grado il passar degli anni, sono poco propensi a entrare nel nuovo ruolo di baby sitter, se non in maniera decisamente part-time.

Delusi

Un gran numero di anziani dei nostri tempi (soprattutto quelli più in là con l’età) sono, in qualche modo, chiusi nelle dissertazioni con i coetanei circa il malcontento e il degrado politico/sociale, condividendo un sentimento di sfiducia e disillusione; ciò finisce per distrarli dalla funzione di nonni.

Poco tempo

L’innalzamento dell’età media in cui si mettono al mondo i figli, ha creato generazioni di genitori “maturi” e, di conseguenza, nonni con età molto avanzata, spesso in difficoltà ad accudire i giovani virgulti. Il paradosso è che la stessa scarsa disponibilità a sorvegliare i nipoti arrivi anche dai pochi nonni “giovani” (quarantenni o cinquantenni), perché impegnati nelle attività lavorative o ancora con la voglia di divertirsi, di frequentare circoli e palestre, amici, di viaggiare, di riscoprire una loro seconda vita anziché sciupare il tempo prezioso con i nipoti.

Il fattore web

L’informatica e il web hanno un peso non indifferente. I nonni d'oggi (specie i più giovani) trascorrono molto tempo a scrivere in rete, sempre in virtù di una seconda giovinezza ritrovata. L’unica consolazione è la possibilità, in caso di distanze notevoli tra nipoti e nonni, di rimanere in contatto tramite videochiamate o scambio di messaggi e fotografie.

La ricorenza

La festa dei nonni, istituita dal 2005, con legge, per il giorno 2 ottobre, è un tentativo per destare l’attenzione su questa importante figura nella nostra società. Pur non avendo ancora raggiunto un livello di coinvolgimento (e di relativo sfruttamento commerciale) pari ad altre ricorrenze, vien da chiedersi quanto possa essere assimilata interiormente dai “nonni adolescenti”.

In carcere per scelta

In Giappone, Paese in cui la fascia di popolazione anziana è la più alta del mondo (un quarto supera i 65 anni), si assiste a un fenomeno incomprensibile. Alcuni anziani, infatti, vinti dalla solitudine e dalla depressione (a cui spesso si aggiunge una situazione di povertà), preferiscono commettere dei piccoli reati pur di poter andare in carcere e avere più relazioni sociali. Gli anziani presenti nelle carceri giapponesi sono circa il 20% di tutti i detenuti. Tale incidenza anagrafica nella popolazione carceraria, ha indotto a ripensare le strutture di detenzione in funzione delle esigenze e dell’assistenza per gli ultrasessantenni, con ulteriori costi di gestione. Tale aggravio di spesa potrebbe, invece, essere investito nel “welfare”, per prevenire le problematiche di povertà e di isolamento. La “carcerazione volontaria” è inaccettabile e avviene, oltretutto, in uno Stato in cui il rispetto per la tradizione, il sapere, la saggezza e la figura degli anziani erano valori davvero radicati e scolpiti nella società. Il terzo lunedì del mese di settembre c’è una festa nazionale dedicata agli anziani nipponici, una ricorrenza molto sentita che, però, stride con la pesante realtà.

Ministero della Solitudine

La decisione di Theresa May, primo ministro britannico, di istituire un ministero per la Solitudine è stata dettata dalla forte incidenza dell’isolamento sociale (soprattutto nelle fasce di popolazione più anziana) a cui si collegano, di conseguenza, altre patologie: di depressione, ansia o demenza senile. Il dicastero avrà il delicato compito di studiare iniziative e attività che possano limitare l’isolamento e coinvolgere socialmente il soggetti più solo o quello in procinto di divenirlo.

Individualismo

Le condizioni anomale in cui si trovano gli anziani delle società moderne dipende, tuttavia, da elementi molto profondi e radicati che hanno condotto a una visione individualistica della società, volta solo al raggiungimento del proprio tornaconto, in un clima di di arrivismo e poca considerazione per l’essere umano. Quest’ultimo, ridotto al mero ruolo di consumatore, non si sente più elemento e anello di una comunità; a poco possono servire iniziative “tampone” di incontri e socializzazione provocati e casuali (file agli uffici pubblici) se prima non si tornano a riallacciare quei legami sociali consolidati nel tempo poiché più veri e sentiti. Il tutto è auspicabile in una società non più volta esclusivamente alla competizione sociale e al rigetto degli “scarti”.