I dati da brivido dell'inverno demografico

Il Salone dei Piceni del complesso di S. Salvatore in Lauro ha ospitato questa mattina il convegno “Oltre l’inverno demografico“, organizzato a Roma da Alleanza Cattolica e dal comitato Difendiamo i nostri figli promosso per porre la natalità come tema primario dei programmi delle forze politiche in vista delle elezioni del 4 marzo.

“Negli ultimi vent’anni – ha sostenuto Giancarlo Blangiardo, docente di demografia all’Università Bicocca di Milano – sono aumentate le famiglie composte da una sola persona e si sono ridotte quelle con più di due figli. I nuclei familiari sempre più piccoli, dove vengono meno le relazioni di sangue con altri membri, sono costretti a dipendere di più dal volontariato e dallo Stato. Tra 2015 e 2017 è aumentato nel Paese il numero dei morti, passando da 647.571 a 664.618, mentre nel 2017 è stato superato il numero più basso dei nati nella storia d’Italia, fatto registrare nel 2016 (473.000), con i 460.000 nati nei primi 8 mesi dell’anno” ha aggiunto. Il demografo ha poi spiegato le dinamiche sociali in Italia, che è “più debole per le nascite rispetto a tanti altri Paesi europei” per il fatto che in Italia “si ritarda a fare il primo figlio e poi si rinuncia”. Analizzando le statistiche dell'Istat, secondo Blangiardo la prospettiva nei prossimi 30 anni è che “i nati sarebbero 400.000 e 800.000 i morti. Mentre sarebbero 640.000 i bambini in meno fra i 0 e i 9 anni e 806.000 gli anziani in più con oltre 90 anni” con inevitabili, pesanti ripercussioni sia sul piano sanitario che previdenziale. Per questo è necessario “invertire la tendenza” intervenendo su leve fondamentali come “l’equità fiscale ed economica, le politiche abitative per la famiglia, il lavoro di cura familiare e pari opportunità, ma anche la conciliazione tra famiglia e lavoro“.

Al convegno è intervenuto anche il cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della vita, che con il consueto carattere battagliero e l'estrema chiarezza che gli è propria ha riaffermato con forza che “sui problemi della vita nascente e morente non si può sbiadire la propria identità. Tiriamo fuori il coraggio, tiriamo fuori il battesimo. Si risvegli un senso di ricerca meno pavido”. Il porporato non ha esitato a definire “più povera la società senza l’apporto di una componente sociale nella partecipazione al bene comune” ed ha sollecitato i cattolici a “non permettere che gli altri mascherino la nostra identità” perché “sarebbe venir meno a un dovere civico”. Il cardinale ha però anche invitato a combattere le divisioni e i contrasti all'interno della Chiesa che “se non è unita perde efficacia, perde contributi. Gli attriti interni spengono forze e iniziative”. Il card. Sgreccia ha poi parlato di una “paralisi” nel campo della bioetica invitando a “portare approfondimento e riflessione, anche organizzando dei corsi, disincagliando i dibattiti dalla lotta per posti accademici”.